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venerdì 19 novembre 2021

Anticipazione Intervista a A.I.Cudill

 


Buon pomeriggio lettori, oggi vi presento un’altra autrice, A.I. Cudill, di lei vi avevo parlato attraverso le mie recensioni a: Tattoo and Spirit e La sindrome di Rubens. Oggi però cerchiamo di conoscere meglio lei e il suo mondo di carta.

Come al solito qui vi anticipo alcune domande e risposte, per leggere l’intervista completa, dovrete attendere il numero di Novembre del nostro Summary blog, al suo interno troverete molti più dettagli e immagini dedicate ai libri dell’autrice.


Intervista

Buongiorno A.I. Cudill e grazie per essere qui nel mio piccolo spazio letterario a raccontarti.

Rompo subito il ghiaccio chiedendoti:

1.      Com’è entrata nella tua vita la scrittura? Fa parte di te da sempre o l’hai scoperta grazie a qualcosa o qualcuno?

 

Ciao a tutti, grazie per avermi invitata nel tuo blog. La scrittura è entrata nella mia vita quando ero una ragazzina, una mia amica per il mio nono compleanno mi ha regalato un diario, così ho iniziato a scrivere gli eventi che mi capitavano e brevi storie.

 

2.      Le tue storie hanno un comun denominatore? Se si è ben riconoscibile o lo conosci soltanto tu?

 

Credo che chi ha letto più di un mio libro abbia capito che nelle mie storie non manca mai l’amicizia, ci sono sempre uno o più amici sono sempre accanto ai protagonisti. Sia la mia serie Six Senses, pubblicata da Giunti, sia la serie Pessimi Soggetti, pubblicata in self, ha come protagonisti a turno i vari componenti di un gruppo di amici. Poiché credo molto nel motto “l’unione fa la forza” ho scritto diverse storie in cui l’unione tra amici è fondamentale. E anche ne La sindrome di Rubens l’amicizia tra Lola e Matthias, tra Tanja e Matthias è importante per l’evoluzione del protagonista.

 

3.      Io credo che l’Arte sia un enorme specchio che racchiude in sé tantissime sfaccettature e tanti riflessi, musica, pittura, scultura, fotografia etc…tra questi io metterei anche la scrittura, perché come un pittore sulla tela o uno scultore con le mani, anche lo scrittore, armato di penna o tastiera, attraverso l’inchiostro tocca più o meno chi lo legge. Tu cosa ne pensi, ti senti un poco artista?

 

Mi sono sentita artista quando per lavoro ho dovuto organizzare eventi e ho avuto a che fare con pittori, scultori, musicisti ed attori. Loro si trovavano bene con me e io con loro, ci capivamo e la sintonia era totale, tanto è vero che alcuni sono rimasti miei cari amici e a distanza di dieci anni ci sentiamo ancora. Più di qualcuno di loro mi diceva che solo io li capivo. Quando ho iniziato a scrivere seriamente ho capito che era vero. Se guardare il mondo e vederlo, rappresentarlo e far emozionare gli altri esseri umani è una forma d’arte, allora sì, sono un po’ artista.

 

4.      Ora veniamo al tuo libro, “La sindrome di Rubens” raccontaci com’è nato e perché hai scelto di parlare proprio di questa sindrome?

Come ti dicevo prima organizzavo eventi con protagonisti artisti e critici d’arte, uno di loro mi ha parlato di questa sindrome e mi ha incuriosito a tal punto che ho voluto scrivere una storia che la vedesse protagonista.

Continua sul Summary blog di Novembre 2021...

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