Buon pomeriggio lettori,
oggi vi presento un’altra autrice, A.I. Cudill, di lei vi avevo parlato
attraverso le mie recensioni a: Tattoo and Spirit e La sindrome di Rubens. Oggi
però cerchiamo di conoscere meglio lei e il suo mondo di carta.
Come al solito qui vi anticipo alcune domande e risposte, per leggere l’intervista completa, dovrete attendere il numero di Novembre del nostro Summary blog, al suo interno troverete molti più dettagli e immagini dedicate ai libri dell’autrice.
Intervista
Buongiorno
A.I. Cudill e grazie per essere qui nel mio piccolo spazio letterario a
raccontarti.
Rompo
subito il ghiaccio chiedendoti:
1. Com’è entrata nella tua vita la scrittura?
Fa parte di te da sempre o l’hai scoperta grazie a qualcosa o qualcuno?
Ciao a tutti, grazie per avermi invitata nel tuo
blog. La scrittura è entrata nella mia vita quando ero una ragazzina, una mia
amica per il mio nono compleanno mi ha regalato un diario, così ho iniziato a
scrivere gli eventi che mi capitavano e brevi storie.
2. Le tue storie hanno un comun denominatore?
Se si è ben riconoscibile o lo conosci soltanto tu?
Credo che chi ha letto più di un mio libro abbia
capito che nelle mie storie non manca mai l’amicizia, ci sono sempre uno o più
amici sono sempre accanto ai protagonisti. Sia la mia serie Six Senses,
pubblicata da Giunti, sia la serie Pessimi Soggetti, pubblicata in self, ha
come protagonisti a turno i vari componenti di un gruppo di amici. Poiché credo
molto nel motto “l’unione fa la forza” ho scritto diverse storie in cui
l’unione tra amici è fondamentale. E anche ne La sindrome di Rubens l’amicizia
tra Lola e Matthias, tra Tanja e Matthias è importante per l’evoluzione del
protagonista.
3. Io credo che l’Arte sia un enorme specchio
che racchiude in sé tantissime sfaccettature e tanti riflessi, musica, pittura,
scultura, fotografia etc…tra questi io metterei anche la scrittura, perché come
un pittore sulla tela o uno scultore con le mani, anche lo scrittore, armato di
penna o tastiera, attraverso l’inchiostro tocca più o meno chi lo legge. Tu
cosa ne pensi, ti senti un poco artista?
Mi sono sentita artista quando per lavoro ho
dovuto organizzare eventi e ho avuto a che fare con pittori, scultori,
musicisti ed attori. Loro si trovavano bene con me e io con loro, ci capivamo e
la sintonia era totale, tanto è vero che alcuni sono rimasti miei cari amici e
a distanza di dieci anni ci sentiamo ancora. Più di qualcuno di loro mi diceva
che solo io li capivo. Quando ho iniziato a scrivere seriamente ho capito che
era vero. Se guardare il mondo e vederlo, rappresentarlo e far emozionare gli
altri esseri umani è una forma d’arte, allora sì, sono un po’ artista.
4. Ora veniamo al tuo libro, “La sindrome di
Rubens” raccontaci com’è nato e perché hai scelto di parlare proprio di questa
sindrome?
Come ti dicevo prima organizzavo eventi con protagonisti artisti e critici d’arte, uno di loro mi ha parlato di questa sindrome e mi ha incuriosito a tal punto che ho voluto scrivere una storia che la vedesse protagonista.
Continua sul Summary blog di Novembre 2021...
Nessun commento:
Posta un commento