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giovedì 8 aprile 2021

Intervista all'autrice Alice Chimera


Buongiorno lettori, da oggi ho pensato di riproporvi qui sul blog le interviste fatte sul nostro Summary blog, partiamo quindi dall'autrice Alice Chimera, cliccando sull'immagine del magazine potrete sfogliare il numero su cui trovate l'intervista integrale e tanto altro del primo numero di Settembre.


1.    Alice scrittrice quando è nata? Cos’è che ti ha messo la penna in mano e ti ha spinta a mettere su carta i tuoi pensieri?

È difficile spiegarlo, la prima volta che ho provato a scrivere davvero è stato per creare una Fan-fiction su Harry Potter come regalo di compleanno di una mia amica. Stavamo aspettando l’uscita del quinto volume (L’ordine della Fenice) e visto che lei era così maniaca della serie da leggere ogni storia che trovava sul web le scrissi io il quinto capitolo. Fu un lavoro di mesi, tanto che per il compleanno le consegnai solo i primi quindici capitoli e completai il lavoro con altri trenta che le consegnai a tappe; se oggi scrivo è grazie a quell’esperienza: la felicità di sfruttare la mia fantasia e arrivare a metterla su carta per farla leggere a qualcuno fu stupenda. Mi mettevo alla scrivania e la storia prendeva vita. Andavo a dormire e prima di prendere sonno appuntavo nuove idee e dialoghi. È stato un amore scoppiato per caso, ci sono voluti molti anni perché mi convincessi a scrivere un mio libro, eppure ogni volta è come la prima, la storia prende vita nella mia testa e mi sembra più che naturale farla arrivare agli altri.

2.    Che significato ha per te scrivere?

In una sola parola “rivincita”. Sono dislessica, per me leggere e scrivere non sono mai state cose semplici. Sono sempre stata affascinata dai libri, ma erano davvero strumenti troppo difficili per me. Quando ho trovato la mia dimensione e sono riuscita ad affrontare le mie difficoltà allora ho capito che anche una come me, una persona che ha passato la vita ad aver paura di leggere ad alta voce, può comunque riuscire a affrontare la scrittura e farla sua. Ora colleziono e leggo libri come se non ci fosse un domani. Scriverli e vederli pubblicati con il mio nome non ha prezzo, se potessi li farei vedere alla bambina “lenta” che era costretta a leggere i suoi temi così mal scritti alla classe.

3.   Io personalmente sono dell’idea che scrivere sia un dono, si si può studiare, ricercare e imparare ma credo che come tutti i doni, anche quello della scrittura sia una magia, se ha radici nell’anima e nel cuore, è in grado di espandersi e toccare le anime di chi ne viene a contatto, tu cosa ne pensi com’è la tua scrittura? 

Non mi ritengo una scrittrice fatta e finita. Ho iniziato tardi a dare un corpo alla mia voce, sono insicura e le mie storie non sono perfette, ogni anno cerco di spronarmi con corsi e manualistica per colmare le lacune. Quello che però cerco di mettere in tutto ciò che scrivo è lato nascosto delle storie: voglio parlare di personaggi spezzati, voglio farlo senza avere tatto, senza farli apparire come vittime. Cerco sempre un finale inaspettato (a volte amaro) chi mi ha letta ha odiato questo aspetto, ma ha amato le storie. Non voglio raccontare favole, semplicemente mi piace essere onesta e parlare a cuore aperto.

4.   Scrittura e umore, come gestisci queste due cose? Nel senso, incide molto l’umore con cui ti alzi il mattino durante la stesura di una nuova storia? Per farti un esempio una litigata ti ha mai portata a descrivere una scena che magari era partita in modo soft ma che poi grazie all’umore nero si è trasformata in tuoni fulmini e saette? 

Per me la scrittura è solitudine anche se prendo ispirazione dalla vita di tutti giorni e non solo. Difficilmente lascio che un particolare momento condizioni la stesura, se sono troppo felice o vorrei distruggere oggetti, non scrivo, semmai raccolgo quelle sensazioni per poi metterle su carta. Ho imparato che sfruttare a mente lucida quello che ho provato, ha più peso sulla storia del semplice mettersi a scrivere mentre lo si sta vivendo.

Per esempio un giorno mi piacerebbe passare qualche settimana in un manicomio per avere il giusto materiale di emozioni per ambientarci una storia. Tutti rimangono abbastanza sconvolti quando lo dico, ma per la stesura attuale da quasi quattro anni sto facendo il giro di tutti i cimiteri che mi capitano a tiro.

5.   Come conseguenza alla domanda precedente, ti chiedo, può essere terapeutica in questo senso la scrittura? Un modo per esorcizzare momenti complessi o meno della tua vita?

“Il giorno dopo il lieto fine” è stata una stesura che mi ha aiutato moltissimo, è nata in un periodo in cui non volevo affrontare la mia depressione. Avevo bisogno di rialzarmi e non ero disposta a vedere medici o prendere farmaci e quindi ho deciso di riscrivere i finali dei lungometraggi Disney. È stato il miglior modo di accettare che la vita ha alti e bassi e che non per forza i principi sono azzurri o che le fate madrine arrivano a salvarti quando serve.

La scrittura è il miglior modo di combattere le ombre della vita, di fuggire e entrare in contatto con lettori che si immedesimano con i miei personaggi. È un veicolo per arrivare a un lettore e raccontare i miei incubi e scoprire che in fondo tutti abbiamo paura di qualcosa.

6.   Prossimamente farai anche parte della nostra rubrica “L’autore del mese” dove ti presenterai e ci racconterai in modo più completo dei tuoi libri, quindi intanto ti chiedo, parlarci del tuo ultimo scritto “Delicato è l’equilibrio” raccontaci com’è nato e tutte le curiosità legate a questa storia.

“Delicato è l’Equilibrio” è nato da un’idea condivisa con un’altra autrice che però non ha voluto portarla avanti. Fu lei a farmi conoscere e amare Pisa dove sono ambientati i fatti (confesso io ho messo Torino che mi ha sempre affascinato come città esoterica).

La storia di questo romanzo è piuttosto travagliata, se si pensa che già in partenza era nata come un’idea a quattro mani e poi è stata abbandonata, forse dovevo aspettarmi che anche in ambito editoriale (ha avuto un contratto che ho stracciato e ho anche rischiato di bruciare, letteralmente, l’opera), ma come sempre le storie trovano la strada giusta per farsi leggere e per questo devo ringraziare La Ponga Edizioni.

Le particolarità della storia sono legate alla mia passione per l’Urban Fantasy, ho voluto creare una storia non solo con protagonisti complicati e che non sono ciò che appaiono, ambientando la storia in una città italiana che non è certamente famosa per le sue atmosfere dark. Volevo inoltre portare su carta alcune mie convinzioni, sono dell’idea che per ogni momento felice che vivo, sono costretta a pagarne il prezzo, l’equilibrio, con il suo complesso sistema di vita e morte è nato proprio per dare voce a questa mia convinzione.

7.    Continua sul magazine...

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