Titolo: Quando Betta filava
Autore: Alessio Del Debbio
Editore: NPS Edizioni
Genere: Raccolta di racconti fantastici
Formato: cartaceo e digitale
Prezzo: 14 euro (cartaceo), 2,99 euro (digitale)
ISBN cartaceo: 978-88-31910-132
ISBN digitale: 978-88-31910-149
Uscita: 1 maggio 2019 (ebook) – 15 maggio 2019 (cartaceo).
Disegno di copertina di Marco Pennacchietti.
Disponibile in digitale su tutti gli store di ebook.
Disponibile in cartaceo in tutte le librerie online e fisiche.
Quarta di copertina
Molto tempo fa, il mondo era pieno di meraviglie: folletti che
burlavano i paesani, donne depositarie dei segreti delle erbe, cavalieri
erranti in cerca di gloria e diavoli tentatori. Non era raro, per gli incauti
viandanti, imbattersi in chimere e serpenti volastri, strigi e mannari. Ma solo
chi aveva occhi attenti, e mente aperta, poteva ammirare i tesori nascosti negli
anfratti delle Alpi Apuane e in Maremma, immergersi negli abissi del mare e camminare
per l’antica Tirrenide.
Nelle pagine di questo libro rivivono storie e leggende
dimenticate, creature fantastiche che popolavano la Toscana e, chissà, magari
la popolano tutt’oggi, sfuggendo allo sguardo distratto dell’uomo moderno.
“Quando Betta filava”
contiene quindici racconti fantastici ispirati a leggende del folclore toscano,
che offrono uno spaccato dell’immaginario della regione.
“Quando Betta filava”
contiene i racconti: Il diavolo vede lungi, La lupa di sangue, La vera storia
di Burlaman, Il tesoro nel castello, La rificolona, Il labirinto del re, L’ultimo
cavaliere, La camera rossa, Il tempio del destino, Anime nella bufera, Sulle
tracce della Tirrenide, L’ombra della sera, L’amore di Lencio Meo, Oltre gli
stretti L’ultima Kinzica.
Estratto
Col
tempo, Jonathan aveva imparato che il diavolo esisteva davvero, in forme
orribili e diverse, come esistevano torme di disperati pronti a evocarlo e a
chiederne i favori. Aveva cacciato ed era stato cacciato, aveva visto gli
orrori celati negli abissi del mare e nei boschi delle Alpi Apuane, creature
dimenticate che attendevano nell’ombra il soffio del vento del riscatto.
Biografia
Alessio Del Debbio, scrittore viareggino, appassionato di tutto ciò
che è fantastico e oltre la realtà. Numerosi suoi racconti sono usciti in
riviste e in antologie, cartacee e digitali. I suoi ultimi libri sono la saga fantasy
contemporanea Ulfhednar War, composta da “La guerra dei lupi” e “I Figli di
Cardea” (Edizioni Il Ciliegio, 2017), l’urban fantasy “Berserkr” (DZ Edizioni,
2017) e l’antologia “L’ora del diavolo” (NPS Edizioni, 2018).
Cura il blog “i mondi fantastici”, che sostiene la letteratura
fantastica italiana. Presiede l’associazione culturale “Nati per scrivere”, che
organizza eventi e incontri letterari con scrittori locali. Tiene laboratori e
workshop di scrittura e lettura creativa e editoria, in giro per l’Italia.
RACCONTI
LA LUPA DI SANGUE
Un racconto fantastico, con
leggere sfumature horror, dedicato al mio animale preferito: il lupo. Ogni regione,
anzi ogni borgo e paese d’Italia, ha la sua leggenda sui licantropi. Per questo
racconto mi sono rifatto a una storia nota nella campagna lucchese, nella zona
di Compignano, un paese che sorge tra Lucca e la costa, poco distante da
Nozzano, più celebre per il suo bel castello.
Tempo addietro, in un’epoca
indefinita ma comunque prima della rivoluzione industriale, c’era questa Laide,
una fanciulla, figlia di una sarta, che viveva nel paese di Compignano. Bella,
a detta di molti, con morbide ciocche castane che tanti uomini avrebbero voluto
accarezzare. Ma lei aveva occhi solo per il suo uomo: il misterioso Renzo, che
viveva nei boschi attorno. Una situazione che portò presto le malelingue a
sparlare di lei, come una poco di buono, con grande onta della famiglia. Disperata
per le voci su sua figlia, un giorno la madre la maledisse: “Ti prendessero i
lupi!” le disse. Ma a volte bisogna stare attenti a ciò che si desidera…
In questo racconto compaiono i
Figli di Cardea, l’organizzazione segreta da me creata nella mia saga fantasy “La guerra dei lupi” e dedita alla
caccia e allo sterminio di tutte le creature sovrannaturali: streghi, folletti
e chiaramente lupi. Anche Laide prova sulla sua pelle il timore di essere
cacciata.
Oltre all’aspetto romantico e
avventuroso della vicenda, mi piaceva portare l’occhio su un aspetto che
riguarda la nostra quotidianità: la percezione dell’altro, soprattutto del “diverso”.
Ma diverso da chi? E perché? Sulla base di quali motivazioni qualcuno deve
essere etichettato in questo modo?
Non
c’erano mai stati così tanti militari a Nozzano; per proteggerli da cosa poi
Laide non l’aveva ancora capito. Attacchi dei pisani? Da anni se ne stavano
buoni all’ombra della loro torre storta. Incursioni dei pirati? Di rado
lasciavano la costa e superavano il Monte Quiesa. Ma era chiaro che
l’Inquisizione temeva qualcosa e stava facendo pressioni per avere maggiore
spazio d’azione e neppure la Serenissima Repubblica Lucense sarebbe riuscita a
restare fuori dal cappio dell’oscurantismo.
( estratto
dal racconto “La lupa di sangue”)
Questo racconto è stato originariamente
pubblicato nel volume “Oltre i media”,
curato da Panesi Edizioni, come uno dei dieci finalisti del concorso.
IL
TESORO NEL CASTELLO
Questo racconto è un vero e
proprio viaggio dell’eroe, con protagonista il boscaiolo Sandorino, un omone
grande e grosso, dal cervello semplice (“fino”, dicono i paesani che lo
incontrano), che gira da un paese all’altro delle Alpi Apuane, offrendo le
proprie braccia, la propria prestanza fisica, in aiuto a chi ne ha bisogno. Spacca
la legna, costruisce case, sposta pietre pesanti, tutto in cambio di un pasto
caldo e di un tetto sotto cui dormire.
Non vuole legarsi a un posto
particolare, perché vuole girare: il mondo è tanto bello e misterioso che sarebbe
un peccato, a suo dire, mettere radici e non vedere il resto. E poi nei boschi,
in cui ama camminare, incontra sempre creature fantastiche, come folletti, fate
e l’Omo selvatico, che gli ha insegnato a lavorare il latte e a fare l’olio.
Un giorno, nel suo girovagare, si
imbatte in uno strego e, aiutandolo, riceve la mappa di un tesoro.
«Va’
in cima al Monte Lieto, passa la porta dell’aldilà. Dentro il castellare ci
sono tutti i suoi tesori».
«Tesori?
Ma sono soltanto leggende!»
«Le
conosco bene. C’è chi parla di vitelli dorati, chi di bodde d’oro, chi dice
persino che vi siano cento stanze colme di ricchezze. La verità non sempre è
una sola, così come esistono molti tesori a questo mondo, Sandorino. A te
scegliere quelli più importanti».
In questo viaggio sul Monte Lieto,
Sandorino non sarà solo, bensì accompagnato dal fido Giosalpino, un folletto
simpatico, dalla lingua lunga, amante della bella vita e delle coccole. Insieme,
fronteggeranno pericoli d’ogni sorta, finché non scopriranno la verità che si cela
tra le nebbie in cima al Monte Lieto.
Un vero e proprio viaggio nel
folclore lucchese.
Questo racconto, nel 2017, mi ha
regalato il terzo posto al Premio
Esecranda.
L’ULTIMO
CAVALIERE
Forse il racconto a cui sono più
affezionato, di quest’antologia, tanto da aver ispirato, sia me che il
disegnatore, nell’immaginazione della copertina, in cui compaiono un cavaliere
(che potrebbe essere Galvano) e un lupo (che potrebbe essere il suo fido
Aloisio) intenti a fronteggiare delle strigi, come avviene nella storia.
Siamo nella campagna senese, a
metà del Quattrocento, e Galvano è un cavaliere errante, uno degli ultimi rimasti,
che gira per la penisola affrontando briganti e creature mostruose, armato solo
della sua spada, luminosa e terribile. Nel castello di Casole d’Elsa scopre che
i Figli di Cardea, il braccio armato dell’Inquisizione, stanno torturando un
uomo, accusato di essere un versipellis,
ossia un lupo mannaro, e decide di intervenire: lo salva e lo porta con sé,
decretando l’inizio della loro amicizia.
Un racconto che, come da mia
tradizione, mescola storia e leggenda, non rinunciando neppure a una citazione
dalla mitologia celtica e dalla materia di Britannia. Un racconto in cui compaiono
o vengono citate tante creature fantastiche, come la marroca, le strigi e il
gatto mammone, e che si snoda nella campagna tra Siena e Arezzo, dove si
spostano i due protagonisti, senza mai arrivare sulle sponde del lago oltre il
Monte Imeno: troppo pericoloso! Oscure presenze vi dimorano, ninfe, forse
discendenti dagli Oceanini, in grado di far perdere la ragione anche all’uomo
più posato.
Una particolarità: il racconto,
per quanto autonomo e indipendente, si inserisce all’interno dell’universo
narrativo del mio romanzo “La guerra dei
lupi”, avendo come protagonista Aloisio, il maestro di Daniel, quando era
ancora un giovane lupo.
Forse
non erano mai andati ad Arezzo a combattere la chimera, forse si erano
avvicinati al lago Trasimeno e la ninfa Agilla li aveva incantati,
imprigionandoli in un incubo. Sì, doveva essere così, perché soltanto in un
incubo il prode Cavalier Galvano poteva essere sconfitto.
(estratto dal racconto “L’ultimo cavaliere”).
1 commento:
Grazie mille! :)
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