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lunedì 13 maggio 2019

Blog Tour - Tappa Racconti - Quando Betta Filava di Alessio Del Debbio

Titolo: Quando Betta filava
Autore: Alessio Del Debbio
Editore: NPS Edizioni
Genere: Raccolta di racconti fantastici
Formato: cartaceo e digitale
Prezzo: 14 euro (cartaceo), 2,99 euro (digitale)
ISBN cartaceo: 978-88-31910-132
ISBN digitale: 978-88-31910-149
Uscita: 1 maggio 2019 (ebook) – 15 maggio 2019 (cartaceo).
Disegno di copertina di Marco Pennacchietti.
Disponibile in digitale su tutti gli store di ebook.
Disponibile in cartaceo in tutte le librerie online e fisiche.

Quarta di copertina

Molto tempo fa, il mondo era pieno di meraviglie: folletti che burlavano i paesani, donne depositarie dei segreti delle erbe, cavalieri erranti in cerca di gloria e diavoli tentatori. Non era raro, per gli incauti viandanti, imbattersi in chimere e serpenti volastri, strigi e mannari. Ma solo chi aveva occhi attenti, e mente aperta, poteva ammirare i tesori nascosti negli anfratti delle Alpi Apuane e in Maremma, immergersi negli abissi del mare e camminare per l’antica Tirrenide.
Nelle pagine di questo libro rivivono storie e leggende dimenticate, creature fantastiche che popolavano la Toscana e, chissà, magari la popolano tutt’oggi, sfuggendo allo sguardo distratto dell’uomo moderno.
Quando Betta filava” contiene quindici racconti fantastici ispirati a leggende del folclore toscano, che offrono uno spaccato dell’immaginario della regione.

Quando Betta filava” contiene i racconti: Il diavolo vede lungi, La lupa di sangue, La vera storia di Burlaman, Il tesoro nel castello, La rificolona, Il labirinto del re, L’ultimo cavaliere, La camera rossa, Il tempio del destino, Anime nella bufera, Sulle tracce della Tirrenide, L’ombra della sera, L’amore di Lencio Meo, Oltre gli stretti L’ultima Kinzica.

Estratto
Col tempo, Jonathan aveva imparato che il diavolo esisteva davvero, in forme orribili e diverse, come esistevano torme di disperati pronti a evocarlo e a chiederne i favori. Aveva cacciato ed era stato cacciato, aveva visto gli orrori celati negli abissi del mare e nei boschi delle Alpi Apuane, creature dimenticate che attendevano nell’ombra il soffio del vento del riscatto.

Biografia

Alessio Del Debbio, scrittore viareggino, appassionato di tutto ciò che è fantastico e oltre la realtà. Numerosi suoi racconti sono usciti in riviste e in antologie, cartacee e digitali. I suoi ultimi libri sono la saga fantasy contemporanea Ulfhednar War, composta da “La guerra dei lupi” e “I Figli di Cardea” (Edizioni Il Ciliegio, 2017), l’urban fantasy “Berserkr” (DZ Edizioni, 2017) e l’antologia “L’ora del diavolo” (NPS Edizioni, 2018).
Cura il blog “i mondi fantastici”, che sostiene la letteratura fantastica italiana. Presiede l’associazione culturale “Nati per scrivere”, che organizza eventi e incontri letterari con scrittori locali. Tiene laboratori e workshop di scrittura e lettura creativa e editoria, in giro per l’Italia.



RACCONTI

LA LUPA DI SANGUE

Un racconto fantastico, con leggere sfumature horror, dedicato al mio animale preferito: il lupo. Ogni regione, anzi ogni borgo e paese d’Italia, ha la sua leggenda sui licantropi. Per questo racconto mi sono rifatto a una storia nota nella campagna lucchese, nella zona di Compignano, un paese che sorge tra Lucca e la costa, poco distante da Nozzano, più celebre per il suo bel castello.
Tempo addietro, in un’epoca indefinita ma comunque prima della rivoluzione industriale, c’era questa Laide, una fanciulla, figlia di una sarta, che viveva nel paese di Compignano. Bella, a detta di molti, con morbide ciocche castane che tanti uomini avrebbero voluto accarezzare. Ma lei aveva occhi solo per il suo uomo: il misterioso Renzo, che viveva nei boschi attorno. Una situazione che portò presto le malelingue a sparlare di lei, come una poco di buono, con grande onta della famiglia. Disperata per le voci su sua figlia, un giorno la madre la maledisse: “Ti prendessero i lupi!” le disse. Ma a volte bisogna stare attenti a ciò che si desidera…
In questo racconto compaiono i Figli di Cardea, l’organizzazione segreta da me creata nella mia saga fantasy “La guerra dei lupi” e dedita alla caccia e allo sterminio di tutte le creature sovrannaturali: streghi, folletti e chiaramente lupi. Anche Laide prova sulla sua pelle il timore di essere cacciata.
Oltre all’aspetto romantico e avventuroso della vicenda, mi piaceva portare l’occhio su un aspetto che riguarda la nostra quotidianità: la percezione dell’altro, soprattutto del “diverso”. Ma diverso da chi? E perché? Sulla base di quali motivazioni qualcuno deve essere etichettato in questo modo?

Non c’erano mai stati così tanti militari a Nozzano; per proteggerli da cosa poi Laide non l’aveva ancora capito. Attacchi dei pisani? Da anni se ne stavano buoni all’ombra della loro torre storta. Incursioni dei pirati? Di rado lasciavano la costa e superavano il Monte Quiesa. Ma era chiaro che l’Inquisizione temeva qualcosa e stava facendo pressioni per avere maggiore spazio d’azione e neppure la Serenissima Repubblica Lucense sarebbe riuscita a restare fuori dal cappio dell’oscurantismo.
( estratto dal racconto “La lupa di sangue”)

Questo racconto è stato originariamente pubblicato nel volume “Oltre i media”, curato da Panesi Edizioni, come uno dei dieci finalisti del concorso.


IL TESORO NEL CASTELLO

Questo racconto è un vero e proprio viaggio dell’eroe, con protagonista il boscaiolo Sandorino, un omone grande e grosso, dal cervello semplice (“fino”, dicono i paesani che lo incontrano), che gira da un paese all’altro delle Alpi Apuane, offrendo le proprie braccia, la propria prestanza fisica, in aiuto a chi ne ha bisogno. Spacca la legna, costruisce case, sposta pietre pesanti, tutto in cambio di un pasto caldo e di un tetto sotto cui dormire.
Non vuole legarsi a un posto particolare, perché vuole girare: il mondo è tanto bello e misterioso che sarebbe un peccato, a suo dire, mettere radici e non vedere il resto. E poi nei boschi, in cui ama camminare, incontra sempre creature fantastiche, come folletti, fate e l’Omo selvatico, che gli ha insegnato a lavorare il latte e a fare l’olio.
Un giorno, nel suo girovagare, si imbatte in uno strego e, aiutandolo, riceve la mappa di un tesoro.

«Va’ in cima al Monte Lieto, passa la porta dell’aldilà. Dentro il castellare ci sono tutti i suoi tesori».
«Tesori? Ma sono soltanto leggende!»
«Le conosco bene. C’è chi parla di vitelli dorati, chi di bodde d’oro, chi dice persino che vi siano cento stanze colme di ricchezze. La verità non sempre è una sola, così come esistono molti tesori a questo mondo, Sandorino. A te scegliere quelli più importanti».

In questo viaggio sul Monte Lieto, Sandorino non sarà solo, bensì accompagnato dal fido Giosalpino, un folletto simpatico, dalla lingua lunga, amante della bella vita e delle coccole. Insieme, fronteggeranno pericoli d’ogni sorta, finché non scopriranno la verità che si cela tra le nebbie in cima al Monte Lieto.
Un vero e proprio viaggio nel folclore lucchese.
Questo racconto, nel 2017, mi ha regalato il terzo posto al Premio Esecranda.

L’ULTIMO CAVALIERE

Forse il racconto a cui sono più affezionato, di quest’antologia, tanto da aver ispirato, sia me che il disegnatore, nell’immaginazione della copertina, in cui compaiono un cavaliere (che potrebbe essere Galvano) e un lupo (che potrebbe essere il suo fido Aloisio) intenti a fronteggiare delle strigi, come avviene nella storia.
Siamo nella campagna senese, a metà del Quattrocento, e Galvano è un cavaliere errante, uno degli ultimi rimasti, che gira per la penisola affrontando briganti e creature mostruose, armato solo della sua spada, luminosa e terribile. Nel castello di Casole d’Elsa scopre che i Figli di Cardea, il braccio armato dell’Inquisizione, stanno torturando un uomo, accusato di essere un versipellis, ossia un lupo mannaro, e decide di intervenire: lo salva e lo porta con sé, decretando l’inizio della loro amicizia.
Un racconto che, come da mia tradizione, mescola storia e leggenda, non rinunciando neppure a una citazione dalla mitologia celtica e dalla materia di Britannia. Un racconto in cui compaiono o vengono citate tante creature fantastiche, come la marroca, le strigi e il gatto mammone, e che si snoda nella campagna tra Siena e Arezzo, dove si spostano i due protagonisti, senza mai arrivare sulle sponde del lago oltre il Monte Imeno: troppo pericoloso! Oscure presenze vi dimorano, ninfe, forse discendenti dagli Oceanini, in grado di far perdere la ragione anche all’uomo più posato.
Una particolarità: il racconto, per quanto autonomo e indipendente, si inserisce all’interno dell’universo narrativo del mio romanzo “La guerra dei lupi”, avendo come protagonista Aloisio, il maestro di Daniel, quando era ancora un giovane lupo.

Forse non erano mai andati ad Arezzo a combattere la chimera, forse si erano avvicinati al lago Trasimeno e la ninfa Agilla li aveva incantati, imprigionandoli in un incubo. Sì, doveva essere così, perché soltanto in un incubo il prode Cavalier Galvano poteva essere sconfitto.
(estratto dal racconto “L’ultimo cavaliere”).