1. La scrittura fa parte da sempre della tua vita o è una necessità/passione nata e cresciuta nel tempo?
Entrambe le cose. Scrivere fa parte della mia vita, lo faccio
da sempre, ma è anche una necessità cresciuta col passare degli anni. Certe
volte penso che sarei arida, senza la scrittura.
Avevo sette anni, quando ho buttato giù la mia prima, bizzarra,
storiella sgrammaticata, lunga una quarantina di pagine. Era un fantasy con
elfi e folletti, in cui i protagonisti dovevano attraversare una serie di mondi
paralleli per sconfiggere un principe malvagio.
Dopo quel racconto, non ho più smesso. Sentivo la necessità di
mettere per iscritto ciò che mi frullava per la testa, anche perché avevo il
terrore di perdere quelle idee, quei personaggi immaginari, così come si ha
paura di abbandonare dei cari amici. La scrittura mi ha sempre fatto compagnia
nei momenti più difficili. Le mie opere sono sempre state dei rifugi in cui
potermi raggomitolare quando tutto andava male. In effetti, è così anche
adesso.
Ti rivelo un segreto: sono molto gelosa delle mie storie ancora in stesura (più di quelle già pubblicate), proprio perché rappresentano una capanna sicura, una realtà di cui ho l’esclusiva.
2. Io a chi scrive chiedo sempre se si ricorda la prima cosa in assoluto che ha scritto e se la tiene custodita ancora, raccontaci un po’.
Ti ho parlato del mio primo pastrocchio, che
ovviamente custodisco ancora con premura, quindi ne approfitterò per parlarti
delle storie successive. Dopo il fantasy scritto a sette anni, ho continuato su
quella stessa linea e ad oggi ho tre-quattro raccoglitori pieni zeppi di storie
su eroine dai poteri strabilianti e spietati super cattivi. Conservo ancora
quelle opere scritte su carta (generalmente scrivevo sui fogli della stampante),
su uno scaffale. Ogni tanto le sfoglio ancora, per ricordarmi da dove sono
partita.
Intervista completa qui:
https://www.sfogliami.it/fl/246555/kmj3q19kvq5pbh3syvmxs66g53x2tpvh
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