Autore:
Jessica Maccario
Titolo:
“Un folletto come amico”
Genere:
libro per bambini/ragazzini
Uscita:
12 dicembre
Prezzo:
10 euro (sconto e spedizione gratuita in occasione della “Fiera virtuale della
poesia e dei libri per ragazzi” del Collettivo Scrittori Uniti. L’evento si
svolgerà qui: https://www.facebook.com/events/2685622275025286
)
Un
folletto che parla in rima, una compagna di classe molto sensibile e un cd
pieno di giochi divertenti.
Questi
gli aiutanti di Giorgio, un ragazzino che deve imparare ad affrontare i suoi
problemi e farsi accettare dagli altri. Ce la farà?
“Ho
scritto questo racconto qualche anno fa, nel periodo in cui stavo frequentando
il corso per prendere l’attestato di Assistente all’infanzia. Il protagonista è
Giorgio, un bambino di undici anni che viene preso in giro dai compagni perché
è basso e ha difficoltà a leggere. Il dottor Franco ha spiegato ai suoi
genitori cos’è la dislessia, ma i suoi metodi per aiutarlo ad affrontare il
problema non sono adatti e la mamma continua a darsi colpe. L’ispirazione per
il racconto mi è venuta quando ho scoperto alcuni giochi che si potevano fare
su internet ideati da una maestra e le ho chiesto il permesso di citarli. Visto
che i sistemi operativi cambiano nel tempo e non tutti si possono ancora
provare, ho deciso d’inserire delle immagini all’interno del libro con alcuni
esempi di questi esercizi, che nel libro gli vengono dati da uno psicologo.
Ho
inserito poi l’elemento fantastico del folletto che accompagna Giorgio e, con
delle simpatiche frasi a rima, gli dà dei consigli per cercare di aprirsi con i
compagni.”
Estratti
tratti dal libro:
Le
maestre della scuola elementare erano state comprensive, ma alla scuola media
pretendevano molto di più da lui: anche se era riuscito a migliorare
nell’ortografia, aveva ancora molti problemi quando si trattava di leggere ad
alta voce un brano e, purtroppo, accadeva molto spesso.
Quello
era uno di quei momenti. L’insegnante di italiano aveva appena fatto il suo
nome, quando un gruppetto cominciò a sghignazzare nella sua direzione.
«Dai
Giorgio leggi e, mi raccomando, leggi bene!», sussurrò Michele fingendosi
preoccupato. In realtà, rise sottovoce per tutto il tempo e questo lo fece
innervosire ancora di più: pieno di vergogna, impiegò dieci minuti per leggere
sei righe.
Sentiva
che un forte imbarazzo gli aveva dipinto le guance di rosso, ma non voleva
deludere le aspettative dell’insegnante e continuò ancora la lettura. Balbettò
le parole con un groppo in gola, senza dare un senso a ciò che stava leggendo,
anche se quel tema l’aveva scritto lui appena una settimana prima.
Quando
finalmente giunse alla fine, si sentì stremato, come se avesse usato le sue
ultime forze per compiere quell’impresa.
Si
sedette perché le gambe non lo reggevano più, ma evitò di guardarsi attorno
perché sapeva esattamente cosa vi avrebbe trovato: il sospiro rassegnato
dell’insegnante, le risate sarcastiche dei compagni e, peggio ancora,
l’espressione di commiserazione sul volto delle femmine.
[…]
Nessuno
comprendeva il suo disagio.
Nessuno
provava mai a mettersi nei suoi panni.
Insomma,
non era colpa sua se non riusciva ad articolare bene le frasi o se non
riconosceva le parole!
Stava
ancora ribollendo di rabbia quando notò un cartoncino colorato sul pavimento.
Era sicurissimo che quando era entrato non c’era nulla. Si chinò per raccoglierlo,
ma il cartoncino gli sfuggì di mano, come se avesse vita propria.
Da
quando in qua un pezzo di carta è in grado di rimanere sospeso per aria??
Rimase
incerto sul da farsi, poi la ragione prese il sopravvento: «Un foglio non può
volare!»
Tentò
ancora di prenderlo, ma il pezzetto di carta schivò la sua mano. E,
all’improvviso, davanti ai suoi occhi apparvero delle lettere blu.
SE
UN RE VUOI DIVENTARE…
UN
GRANDE SALTO DEVI FARE!
Un
re? Un salto?
Nella
stanza non c’era nessuno, oltre a lui. Eppure quelle lettere erano comparse
proprio sotto il suo naso!
E
allora c’era solo una cosa che poteva fare: saltare! Saltellò sul posto un paio
di volte, ma non accadde nulla. Stava per gettare via il foglietto quando sentì
una risatina.
Si
voltò con paura e vide una piccola e strana creatura blu.
«Ma…
tu chi sei?», balbettò confuso.
La
creatura saltellò sul posto, imitando il suo tentativo di prima.
«Ragazzo,
il salto è ben un altro, te lo dice un folletto scaltro!»
«Un
folletto?», ripeté Giorgio stupito. I folletti non dovevano portare un cappello
a punta? E magari anche delle orecchie a punta? Il viso del folletto era
paffuto e con qualche ruga ed era alto 30 centimetri a dir tanto.
Sembrava
un nano molto più nano del solito.
Lo
strano folletto misurava a piccoli passi le piastrelle della camera, in
continuo movimento. Giorgio non aveva mai incontrato prima d’ora una creatura
tanto bizzarra.
Nessun commento:
Posta un commento