TITOLO: Come la Pioggia e la
Scozia
AUTORE: Giulia De Martin
EDITORE: Words Edizioni
GENERE: Romance ad ambientazione
storica
FORMATO: Ebook (2,99 – 0,99 nel giorno d’uscita) - Cartaceo (15,90)
DISPONIBILE SU AMAZON
E IN TUTTE LE LIBRERIE
«Che cosa avete di più
caro, signorina?»
«Ben poco al momento,
milord. Solo la mia vita.»
TRAMA
Inghilterra,
1818
Quando lady Freya Howard arriva a Charlton Park, ha l’animo e il cuore a pezzi: suo padre, il Conte di Norfolk, ha perso ai dadi l’intero patrimonio, lasciando figlia e moglie sole e nella più completa disperazione. Lusso e balli sono ormai solo un lontano ricordo, così come il fidanzamento con l’amato James, e alla giovane si prospetta un futuro da sguattera. Freya è però una donna intelligente e intraprendente, determinata a riconquistare da sola il proprio posto nella società. La sua tenacia cattura anche l’attenzione di lord Suffolk, padrone di casa vedovo e affascinante, e durante un viaggio in Scozia tra i due sboccia un sentimento difficile da tenere a bada. Ma proprio in Scozia torna a farsi vivo il passato di Freya, rischiando di mandare in frantumi quel barlume di felicità a fatica ritrovato. All’epoca della Reggenza, fra il lusso dei grandi palazzi e la brughiera foderata d’erica, scopriamo un mondo celato e distante dai ricchi salotti, dove amore, passione e desiderio di riscatto si mescolano in un turbinio di pioggia scozzese.
L’AUTRICE
Classe 1991, una laurea in letteratura inglese,
una in giornalismo e due anni vissuti in Irlanda, Giulia De Martin oggi
ha trovato la sua occupazione nel mondo del digitale, ma non ha abbandonato la
sua passione per i classici e la loro bellezza. Vive fra le Dolomiti con un
pallanuotista e due gatti, Loki e Thor, alternando web e carta stampata,
lavorando come modella e viaggiando per l’Europa. Il romanzo storico è per
Giulia il mezzo per trattare temi attuali e riflessioni profonde conferendo al
tutto un’anima romantica. I suoi personaggi, donne forti e determinate che
combattono per mantenere la loro posizione e felicità, rispecchiano le giovani
di oggi, sognatrici e pragmatiche, che bevono la vita in un sorso solo
assaporandone ogni goccia.
ESTRATTI
1.
Il generale osservò l’intera sala, poi mio padre e alla fine
posò lo sguardo su di me. In quel momento, anche gli altri uomini si accorsero
della mia presenza. Rimasi imperturbabile e in silenzio, lo sguardo fisso sulla
nuca di Charles Howard, Conte di Norfolk.
«La mano di lady Freya, o la sua dote» rispose Cavendish, con
lo stesso tono che avrebbe usato per ordinare un bicchiere di vino al
cameriere.
Rimasi impietrita; avrei voluto intervenire, ma non ci
riuscii. Avevo perso la voce e l’uso delle gambe, come quando sogni di scappare
da un inseguimento, ma ti rendi conto di non essere abbastanza veloce.
Anche mio padre rimase di stucco. Ero certa sarebbe scoppiato
a ridere: non mi avrebbe mai scambiata per un cavallo.
«La sua dote» disse infine con voce nervosa.
Le mie gambe divennero molli all’improvviso e dovetti
appoggiarmi alla parete per non crollare a terra. Non potevo credere che lo
stesse facendo sul serio. Avrei voluto ancora una volta intromettermi, ma lord
Cavendish non me ne diede il tempo. Non poteva certo lasciarsi sfuggire
un’occasione simile.
La mia mano o la mia dote non faceva differenza: nel primo
caso, sarei stata sua; nel secondo, non avrei potuto essere di nessun altro.
2.
«Catullo. Siete una sentimentale» osservò con una
punta di disprezzo.
«Adoro la metrica e il suono delle parole» risposi con lo
stesso tono.
Attesi di essere congedata, ma il Conte sembrava in vena di
chiacchiere quella mattina.
«Quanti libri avete letto mentre ero assente?» chiese, senza
smettere di guardarmi.
Osservai di nuovo lo scaffale. Non aveva senso mentirgli. «Dieci,
signore.»
«Notevole. Per una sguattera, almeno» osservò lui, liberandosi
della coperta e alzandosi all’improvviso.
«Vi infastidisce di più che una sguattera sappia leggere o
che qualcuno abbia toccato i vostri libri?» chiesi alzando un sopracciglio, il
tono forse un po’ troppo brusco.
Lui parve interdetto, poi accennò un sorriso.
«La vostra intelligenza, mia cara Rose, vi salverà sempre.
Forse al pari della vostra bellezza» mormorò.
Non seppi che rispondere, ma quel mezzo complimento mi colpì.
«Posso andare adesso?» chiesi tutto d’un fiato.
Lui fece un cenno d’assenso con la mano e, senza togliersi
quell’odioso sorriso dalla faccia, mi osservò uscire dalla biblioteca.
3. «Perché non fate mai quello che vi chiedo?»
Scattai di colpo, come svegliata di soprassalto da un bel
sogno. Mi voltai e riconobbi la figura del Conte di Suffolk sulla porta. Lì,
fermo sulla soglia, mi ricordò una delle prime volte in cui mi aveva sorpresa
in biblioteca. Indossava una camicia sgualcita e i pantaloni della sera
precedente, sul braccio reggeva un mantello ripiegato e, tra i suoi capelli,
scorsi qualche fiocco di neve.
«Non accettate mai quello che vi offro e mi costringete a…»
S’interruppe, gettando il mantello su una sedia con fare rabbioso. «Dio, quanto
siete testarda, lady Howard! Sono andato persino a cercarvi nella stalla!»
sbottò, esasperato.
«Mi sembrava di essere stata chiara» replicai, senza
scompormi.
«Non avete dormito nella stanza che vi ho fatto preparare.»
«No.»
«E indossate ancora quella ridicola divisa!» Era sempre più
nervoso.
Ressi il suo sguardo con aria di sfida. «Come vi ho già
detto, ho bisogno di questo lavoro e non accetterò la carità da nessuno, lord
Suffolk. Se non volete che lavori più per voi, me ne andrò oggi stesso.»
«Vi divertite a sfidarmi. In qualunque posizione siate, voi…»
«Io non prendo ordini da nessuno. Sono una donna libera, e
non potete vantare alcun diritto su di me.»
4. «Dalla prima volta che ti ho vista, mi sei
entrata dentro, Freya. Sono arrivato persino a spiarti, mentre citavi il Giulio
Cesare ai maiali.»
Scoppiammo
a ridere all’unisono.
Ero
colpita e un po’ in imbarazzo, considerando l’inusuale passatempo.
«Non
capivo se fossi totalmente pazza, o immensamente speciale» proseguì, senza
perdere il sorriso. «Quando ti ho scoperto a leggere quel libro in biblioteca, eri piccola e indifesa come un
passero, ma con lo sguardo fiero di un’aquila. In quell’istante, non ho avuto
più dubbi.»
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