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lunedì 20 aprile 2020

Recensione - RACCONTI D’AMORE, MORTE E DISTOPICA FOLLIA - di ANTONIO CASAMENTO – STEFANIA FABRIS


TITOLO: RACCONTI D’AMORE, MORTE E DISTOPICA FOLLIA
AUTORE: ANTONIO CASAMENTO – STEFANIA FABRIS
GENERE: RACCOLTA DI RACCONTI
PAGINE: 123


TRAMA

L’antologia riunisce in un unico volume i racconti selezionati da diversi premi letterari italiani (Giovane Holden, Streghe, Vampiri & Co, Oltre la Soglia, etc.) negli ultimi due anni. Inoltre, vi sono alcuni pezzi inediti, come La Kalimero, scritto a quattro mani con Stefania Fabris. La raccolta può sembrare eterogenea, in quanto spazia dall’ horror alla fantascienza, senza disdegnare un’incursione nel giallo (Assassinio nel Ciummo), seppur rivisitato con uno stile che strizza l’occhio al real maravilloso latinoamericano, ma riporta le coordinate geografiche in Sicilia.
In realtà, le direttrici comuni ci sono eccome, a partire dai riferimenti letterari, che vanno da Dante a Orwell e Huxley, da Maupassant all’argentino Leopoldo Lugones. Peraltro, il titolo è già di per sé un omaggio al maestro del racconto breve del terrore, l’uruguayano Horacio Quiroga (Cuentos de amor, de locura y de muerte, 1917).
In secondo luogo, il denominatore comune è l’orrore. Quest’ultimo, tuttavia, si rivela attraverso i mostri della società contemporanea, come le forme di discriminazione purtroppo ancora presenti nel mondo (sessismo, omofobia, bullismo), o quelli generati dalle derive del sistema neoliberale, che la nostra generazione contestava già nelle lontane giornate di Genova del 2001.
Infine, vi è l’amore per i luoghi, che sono molto di più di semplici sfondi a carattere decorativo: la Grecia dell’infanzia perduta, la Sicilia del dopoguerra, le trincee che si materializzano grazie alle lettere dei soldati francesi; e ancora Liverpool, Trieste…

RECENSIONE

“Perchè, amore mio, io mi sforzo di essere ottimista, ma qui in trincea la vita è durissima e accadono cose spaventose praticamente ogni giorno.”

Racconto “Febbraio 1916: il fronte dei morti viventi”

In questa antologia da brivido, il filo conduttore dei racconti è l’orrore, l’inquietudine, ma altri e vari sono i temi che si affrontano durante la lettura.
Partiamo innanzitutto dello stile di scrittura, uno stile limpido, preciso, che arriva al lettore diretto e senza troppi giri di parole, uno stile che ben descrive alcune scene tenebrose e cruente dove si può arrivare anche a provare un certo disgusto od un certo ribrezzo, tanto sono scritte bene ed in modo dettagliato.
Antonio Casamento ha dato vita ad una serie di racconti in cui sono presenti le vecchie figure del folklore, dai vampiri che dormono sotto la terra smossa e fresca, agli zombie che si nutrono voracemente di carne umana e poi ci sono anche elementi distopici come nel racconto Pioggia sulfurea, ambientato in un pianeta ormai divorato dall’inquinamento, in cui l’aria è irrespirabile, le acque piene zeppe di veleni e sostanze tossiche, e che se ci pensiamo bene non è poi così lontano dalla realtà dei giorni nostri. In questo racconto che ho preferito agli altri soprattutto per il fatto che sia così attuale nonostante puramente inventato e dove si parla del collegamento tra inquinamento e malattie gravi (perchè è inutile nascondersi dietro ad un dito, basti pensare alla Terra dei fuochi ad esempio), mi è piaciuto molto come l’autore abbia deciso di raffigurare i personaggi, metà cyborg e metà umani, ma con sentimenti completamente umani nonostante magari alcuni dei loro organi siano di freddo metallo. Sono comunque esseri dotati di dubbi, sentimenti e soprattutto, cosa che mi ha fatto un pò stringere il cuore, di ricordi. Perchè non c’è nulla di più umano della rievocazione di un ricordo.
Oltre a questo, mi è piaciuto molto anche il primo racconto dell’antologia, ovvero Il fronte dei morti viventi, dove veniamo proiettati in una devastante realtà che è stata la guerra, parte del nostro passato, in cui vengono raccontati, sempre per mezzo di elementi fantastici (in questo caso la presenza dei ritornanti, gli zombie), gli orrori degli scontri al fronte, il dolore di un uomo che scrive una lettera alla propria amata, forse sapendo che sarà l’ultima, o forse avendo ancora accesa una flebila fiammella di speranza che lo spinge ancora a combattere per qualcosa, pur provando anche pietà non solo per i propri compagni di trincea, ma anche per gli avversari stessi.
Ho trovato molto intrigante (ma sarà perchè adoro la vena splatter in una lettura), il modo in cui sono stati descritti i ritornanti, questi soldati tornati alla vita (o forse mai morti) con un’insaziabile fame di carne umana, che non esitano a strappare dalle ossa dei soldati sopravvissuti a colpi di violenti morsi.
E poi e poi, parlando di possessioni demoniache ed antiche superstizioni, non posso non citare la Kalimero, scritto a quattro mani con Stefania Fabris, che racconta la storia di due sorelline che per un breve periodo si trovano ad abitare con la zia nell’assolata terra mediterranea che si reincarna in una Grecia folkloristica e dove la Kalimero, la figura di una vecchia inquietante e zoppa, esce dal suo mantello di oscurità per portare a letto i bimbi disobbedienti (un pò come il babau).
Ma la verità si nasconde invece in un terribile avvenimento del passato, che pesa sul piccolo paesino in cui vivono le due protagoniste, che sperimenteranno sulla propria pelle ciò che può compiere l’entità malvagia di un essere umano morto in circostanze purtroppo anch’esse molto attuali.
In questo caso, il tema di fondo è il bullismo nella tenera età, che porta gli individui a compiere azioni ingiustificate quanto magari infantili, ma dalle quali non si può tornare indietro. E prima o poi bisogna fare i conti con le conseguenze.

“Ecco, sei sempre la solita! Non è che se fai finta di non vedere e di non sentire le cose non accadono.”

Abbiamo anche racconti dalla vena gialla, come Assassinio nel Ciummo, dove l’amore alle volte porta a scelte difficili e tragiche, oppure racconti in cui regna la figura incontrastata del principe della notte, il vampiro, creatura delle tenebre sempre affascinante e mai scontata, che avrà la sua vendetta nei confronti di chi gli ha reso la vita un inferno, od ancora, storie di persone disperate che pur di riavere indietro il proprio marito fedifrago sono disposte a vendere tutto ciò che possiedono (forse anche l’anima?) e a perdere ciò che di più amano...
Insomma, Storie d’amore, morte e distopica follia è una raccolta di genere diversi, sì, ma che seppur partoriti dall’immaginazione dell’autore, affondano le proprie radici in temi che non potrebbero essere più attuali di adesso, seppur trattati in modo totalmente diverso, inusuale.
E poi ci sono riferimenti che ho adorato ad artisti e scrittori realmente esistiti, che sono stati colonne portanti nel corso della storia dell’arte in generale, come Dante o Maupassant.
Di conseguenza, consiglio a chiunque sia curioso di immergersi in una lettura carica di suspance, mistero, orrore e fantasia, di leggere quest’antologia dai toni forti e decisi, che non mancherà di sorprendervi o, chi lo sa, spaventarvi?
Alla prossima, Chiara!


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