TITOLO: RACCONTI D’AMORE,
MORTE E DISTOPICA FOLLIA
AUTORE: ANTONIO CASAMENTO
– STEFANIA FABRIS
GENERE: RACCOLTA DI
RACCONTI
PAGINE: 123
TRAMA
L’antologia riunisce in un unico volume
i racconti selezionati da diversi premi letterari italiani (Giovane Holden,
Streghe, Vampiri & Co, Oltre la Soglia, etc.) negli ultimi due anni.
Inoltre, vi sono alcuni pezzi inediti, come La Kalimero, scritto a quattro mani
con Stefania Fabris. La raccolta può sembrare eterogenea, in quanto spazia
dall’ horror alla fantascienza, senza disdegnare un’incursione nel giallo
(Assassinio nel Ciummo), seppur rivisitato con uno stile che strizza l’occhio
al real maravilloso latinoamericano, ma riporta le coordinate geografiche in
Sicilia.
In realtà, le direttrici comuni ci sono
eccome, a partire dai riferimenti letterari, che vanno da Dante a Orwell e
Huxley, da Maupassant all’argentino Leopoldo Lugones. Peraltro, il titolo è già
di per sé un omaggio al maestro del racconto breve del terrore, l’uruguayano
Horacio Quiroga (Cuentos de amor, de locura y de muerte, 1917).
In secondo luogo, il denominatore
comune è l’orrore. Quest’ultimo, tuttavia, si rivela attraverso i mostri della
società contemporanea, come le forme di discriminazione purtroppo ancora
presenti nel mondo (sessismo, omofobia, bullismo), o quelli generati dalle
derive del sistema neoliberale, che la nostra generazione contestava già nelle
lontane giornate di Genova del 2001.
Infine, vi è l’amore per i luoghi, che
sono molto di più di semplici sfondi a carattere decorativo: la Grecia
dell’infanzia perduta, la Sicilia del dopoguerra, le trincee che si
materializzano grazie alle lettere dei soldati francesi; e ancora Liverpool,
Trieste…
RECENSIONE
“Perchè, amore mio, io mi sforzo di essere ottimista, ma qui
in trincea la vita è durissima e accadono cose spaventose praticamente ogni
giorno.”
Racconto “Febbraio
1916: il fronte dei morti viventi”
In questa antologia da brivido, il filo
conduttore dei racconti è l’orrore, l’inquietudine, ma altri e vari sono i temi
che si affrontano durante la lettura.
Partiamo innanzitutto dello stile di
scrittura, uno stile limpido, preciso, che arriva al lettore diretto e senza
troppi giri di parole, uno stile che ben descrive alcune scene tenebrose e
cruente dove si può arrivare anche a provare un certo disgusto od un certo
ribrezzo, tanto sono scritte bene ed in modo dettagliato.
Antonio Casamento ha dato vita ad una
serie di racconti in cui sono presenti le vecchie figure del folklore, dai
vampiri che dormono sotto la terra smossa e fresca, agli zombie che si nutrono
voracemente di carne umana e poi ci sono anche elementi distopici come nel
racconto Pioggia sulfurea, ambientato
in un pianeta ormai divorato dall’inquinamento, in cui l’aria è irrespirabile,
le acque piene zeppe di veleni e sostanze tossiche, e che se ci pensiamo bene
non è poi così lontano dalla realtà dei giorni nostri. In questo racconto che
ho preferito agli altri soprattutto per il fatto che sia così attuale
nonostante puramente inventato e dove si parla del collegamento tra
inquinamento e malattie gravi (perchè è inutile nascondersi dietro ad un dito,
basti pensare alla Terra dei fuochi ad esempio), mi è piaciuto molto come
l’autore abbia deciso di raffigurare i personaggi, metà cyborg e metà umani, ma
con sentimenti completamente umani
nonostante magari alcuni dei loro organi siano di freddo metallo. Sono comunque
esseri dotati di dubbi, sentimenti e soprattutto, cosa che mi ha fatto un pò
stringere il cuore, di ricordi.
Perchè non c’è nulla di più umano della rievocazione di un ricordo.
Oltre a questo, mi è piaciuto molto
anche il primo racconto dell’antologia, ovvero Il fronte dei morti viventi, dove veniamo proiettati in una
devastante realtà che è stata la guerra, parte del nostro passato, in cui
vengono raccontati, sempre per mezzo di elementi fantastici (in questo caso la
presenza dei ritornanti, gli zombie),
gli orrori degli scontri al fronte, il dolore di un uomo che scrive una lettera
alla propria amata, forse sapendo che sarà l’ultima, o forse avendo ancora accesa
una flebila fiammella di speranza che lo spinge ancora a combattere per
qualcosa, pur provando anche pietà non solo per i propri compagni di trincea,
ma anche per gli avversari stessi.
Ho trovato molto intrigante (ma sarà
perchè adoro la vena splatter in una lettura), il modo in cui sono stati
descritti i ritornanti, questi
soldati tornati alla vita (o forse mai morti) con un’insaziabile fame di carne
umana, che non esitano a strappare dalle ossa dei soldati sopravvissuti a colpi
di violenti morsi.
E poi e poi, parlando di possessioni
demoniache ed antiche superstizioni, non posso non citare la Kalimero, scritto a quattro mani con Stefania Fabris, che racconta
la storia di due sorelline che per un breve periodo si trovano ad abitare con
la zia nell’assolata terra mediterranea che si reincarna in una Grecia
folkloristica e dove la Kalimero, la figura di una vecchia inquietante e zoppa,
esce dal suo mantello di oscurità per portare a letto i bimbi disobbedienti (un
pò come il babau).
Ma la verità si nasconde invece in un
terribile avvenimento del passato, che pesa sul piccolo paesino in cui vivono
le due protagoniste, che sperimenteranno sulla propria pelle ciò che può compiere
l’entità malvagia di un essere umano morto in circostanze purtroppo anch’esse
molto attuali.
In questo caso, il tema di fondo è il
bullismo nella tenera età, che porta gli individui a compiere azioni
ingiustificate quanto magari infantili, ma dalle quali non si può tornare
indietro. E prima o poi bisogna fare i conti con le conseguenze.
“Ecco, sei sempre la solita! Non è che se fai finta di non
vedere e di non sentire le cose non accadono.”
Abbiamo anche racconti dalla vena
gialla, come Assassinio nel Ciummo, dove
l’amore alle volte porta a scelte difficili e tragiche, oppure racconti in cui
regna la figura incontrastata del principe della notte, il vampiro, creatura
delle tenebre sempre affascinante e mai scontata, che avrà la sua vendetta nei
confronti di chi gli ha reso la vita un inferno, od ancora, storie di persone
disperate che pur di riavere indietro il proprio marito fedifrago sono disposte
a vendere tutto ciò che possiedono (forse anche l’anima?) e a perdere ciò che
di più amano...
Insomma, Storie d’amore, morte e distopica follia è una raccolta di genere
diversi, sì, ma che seppur partoriti dall’immaginazione dell’autore, affondano
le proprie radici in temi che non potrebbero essere più attuali di adesso,
seppur trattati in modo totalmente diverso, inusuale.
E poi ci sono riferimenti che ho
adorato ad artisti e scrittori realmente esistiti, che sono stati colonne
portanti nel corso della storia dell’arte in generale, come Dante o Maupassant.
Di conseguenza, consiglio a chiunque
sia curioso di immergersi in una lettura carica di suspance, mistero, orrore e
fantasia, di leggere quest’antologia dai toni forti e decisi, che non mancherà
di sorprendervi o, chi lo sa, spaventarvi?
Alla prossima, Chiara!
Nessun commento:
Posta un commento