Titolo: Stanza
218
Autore: Giacomo
Ferraiuolo
Genere: Thriller/horror
Pubblicato
da:
Dark Zone Edizioni
Cartaceo:
www.dark-zone.it
Sinossi
Doveva essere una vacanza spensierata per Antonio e sua madre,
da trascorrere a casa di zia Adele. Si ritroveranno invece prigionieri di una
follia che dilagherà priva di freni, facendoli sprofondare in un labirinto
senza fine di rancore e vendetta. In questo humus di malvagità, e tormentato
dal suo passato, Antonio scoprirà che i suoi incubi sono reali e che non c'è
via di scampo quando il male è accanto.
Dall'autore di Nora, l'horror che ha terrorizzato e
conquistato i lettori, un prequel che riprende le stesse atmosfere
claustrofobiche, tramutando le paure più agghiaccianti in terribili realtà.
ESTRATTI:
1.
Qualcosa
intonò una lode. Una voce profonda fece tremare i mobili e il pavimento. Si
accodarono altre voci a essa e le ombre divennero forme umane, si trasformarono
in esseri pallidi che la fissavano con occhi colmi di amore e bocche pregne di
morte.
Allungarono
le loro mani magre e pallide verso di lei e l’accarezzarono. Si strinsero sul
ventre e Anna, scossa dalle convulsioni, iniziò a vomitare sangue imbrattando
il pavimento, con il volto ridotto a una maschera di dolore e disperazione.
Affondò
le unghie nella pelle del divano e strappò via rivelando un groviglio di
capelli neri e secchi che riempiva i cuscini.
Gli occhi
le rotearono indietro. Il bianco pallido risaltò contro tutto il sangue che
continuava a sputare.
Adele
scoppiò a ridere, in cima alle scale, al suo fianco Davide e quattro donne
vestite di nero.
Anche
loro imitarono la padrona di casa e le loro grida di piacere tuonarono coprendo
il rumore sordo del corpo di Anna che batteva contro il pavimento.
2.
Lucia si
voltò.
Una delle bambole di pezza era caduta a
terra. Poggiò la fotografia e si precipitò a raccoglierla. Le diede un bacio
sulla guancia e la rimise al suo posto.
Qualcosa
scivolò nel buio. Un lezzo improvviso si alzò attorno a lei.
Un’altra
bambola cadde più avanti, la donna rimase immobile con gli occhi sbarrati.
Ne cadde
un’altra.
Poi due.
Un vento improvviso d’ira le sbatté tutte
sul pavimento. Lucia gridò, il
corpo irrigidito dal terrore, gli occhi sgranati.
Qualcosa
l’afferrò dalle viscere; la paura divenne così reale che la costrinse a
piegarsi in due, come un mozzicone di sigaretta vecchio. Cadde anche lei a
terra, di fianco al cimitero di bambole silenziose.
L’urlo si
trasformò in un gorgoglio e cominciò a ripetere come se fosse una cantilena:
«Non vedo, non sento, non parlo. Non vedo, non sento, non parlo. Non vedo, non
sento, non parlo. Non vedo, non sento, non parlo...» la voce crebbe d’intensità
distorcendosi per il terrore ancora vivo dentro di lei.
Allungò
la mano tremante verso il cassetto di un mobile e sfilò una forbice
arrugginita.
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