TITOLO:
BABELE – LE 20 LINGUE CHE SPIEGANO IL MONDO
AUTORE:
GASTON DORREN
GENERE:
SAGGIO
PAGINE:
408
EDITORE:
GARZANTI
TRAMA
Sono oltre seimila le lingue vive in
tutto il mondo, ma è sufficiente conoscere le venti descritte in
"Babele" - alcune diffuse come il francese e lo spagnolo, altre
misteriose come il malese e il bengalese - per poter conversare con oltre tre quarti
della popolazione della terra.
Cosa rende così speciali queste ideali
lingue franche? Gaston Dorren, che di idiomi ne conosce quindici, risale alle
origini della loro - a volte sanguinosa - grandezza, porta alla luce infinite
curiosità, e dà risposta a innumerevoli interrogativi: perché, per esempio, il
Portogallo potenza coloniale ha generato una lingua diffusissima, ma lo stesso
non è accaduto per l'Olanda? Perché in Giappone la lingua delle donne è diversa
da quella degli uomini? Perché la lingua tamil utilizza pronomi diversi per
indicare uomini e divinità?
Unendo linguistica, storia culturale e
gli spassosi alti e i bassi delle sue personali battaglie con lo studio del
vietnamita, Dorren ci regala un racconto che cambierà per sempre il nostro modo
di guardare (e ascoltare) il mondo.
RECENSIONE
“La lingua è un bene
davvero intimo, qualcosa che si possiede nella stessa misura in cui se ne è
posseduti. La lingua è legata alle fondameta del proprio essere, ai ricordi e
alle emozioni, alle strutture sottili dei mondi in cui si vive”
Alok Rai
“Tutta
la terra parlava la stessa lingua e usava le stesse parole”.
Così recita un verso della Genesi
tratto dalla Bibbia in riferimento alla torre di Babele, ma ora le cose sono
ben diverse e nel mondo si parlano così tante lingue che probabilmente un libro
non basterebbe a raccoglierle tutte.
Ma in nostro soccorso arriva Gaston
Dorren che con questo saggio, che prende il nome dalla famosa torre, ci porta a
scoprire come questi idiomi siano stati creati, quante persone li utilizzano e
soprattutto in che parte del mondo.
In questo libro sono menzionate una
ventina di lingue diverse, che corrispondono anche a quelle più diffuse sulla
Terra e che provengono da ceppi linguistici completamente differenti l’uno
dall’altro, ma che una cosa hanno in comune: l’appartenenza.
La lingua, si sa, è un tratto
caratteristico di un essere umano, ma non si tratta solo di caratteri od
ideogrammi, di inflessioni e pronuncia, no, qui c’è in ballo qualcosa di più
profondo.
Alcuni gruppi di uomini hanno
combattuto per mantenere la propria lingua “viva”, talvolta attraverso
sanguinose battaglie e violenti scontri, con l’unico scopo di preservare la
propria identità in mezzo ad un mare di altri idiomi che si potrebbero
considerare “dominanti”.
Se penso, ad esempio, a tutte quelle
minoranze che abitano un certo stato e che sono state colonizzate dai grandi
titani mondiali come gli Inglesi o i Francesi, penso a uomini che hanno
sofferto per non far prevalere la cultura di altri paesi sulla propria, per
cercare di preservare qualcosa di così intimo e prezioso come appunto la
lingua.
Ed è proprio attraverso questo libro
che scopriamo cosa hanno dovuto passare alcuni gruppi di persone per evitare
che la loro cultura, il loro essere, andassero persi nel tempo, lasciando solo
l’ombra di ciò che è stato.
Durante la lettura che procede fluida e
serrata, ho imparato una moltitudine di cose sulle lingue più parlate al mondo,
dal meno comune Vietnamita (in cui l’autore si cimenta in modo piuttosto ironico)
in cui nell’uso dei pronomi esiste un forte senso di rispetto nei confronti
dell’età, al controverso coreano, in cui, invece, non esistono generi. E poi ci
sono il Tamil, affascinante idioma che affonda le sue radici nello Sri Lanka,
frutto di sanguinose guerre da parte di attivisti per conservarlo nella sua
splendida integrità, il turco, lingua a cui dobbiamo termini di uso comune come
hummus, yogurt, baklava, sciacallo,
tulipano, harem e molte altre, e ancora il Giavanese, lo Swahili, il famoso
Giapponese e il singolare Punjabi.
Si passa poi a leggere di lingue che
noi tutti sicuramente conosciamo perchè parlate dalla maggior parte della
popolazione mondiale, come il Francese, l’Inglese, il Tedesco, l’Arabo o il
Russo.
Dorren è un eccellente scrittore e
linguista, sa di cosa parla e ci conduce attraverso un viaggio alla scoperta
del patrimonio linguistico mondiale, fino a scoprire persino gli idiomi di
nicchia e meno conosciuti. Sono solo un pò delusa nel constatare che l’Italiano
non sia tra le lingue più diffuse e parlate sulla faccia della Terra, ma non me
ne preoccupo, perchè finchè se ne farà uso, probabilmente anche la meravigliosa
cultura che esso racchiude rimarrà come un’impronta indelebile nel corso della
storia della lingua come “documento d’identità” di un popolo, il nostro.
Una bella botta di cultura che
consiglio assolutamente!
Alla prossima, Chiara!
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