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lunedì 6 maggio 2019

Intervista all'autrice Monica Serra autrice Csu

Benvenuta Monica nel mio piccolo salottino letterario e grazie per aver accettato di fare questa chiacchierata.

Grazie a te, per l’ospitalità, e ai tuoi lettori per l’attenzione.

Per prima cosa presentati un po’ a chi ancora non ti conosce e oltre alla te scrittrice raccontaci un po’ chi è Monica nella vita di tutti i giorni.

Direi che “narratrice di mondi” è una definizione che mi descrive abbastanza bene. Mi muovo tra universi e dimensioni, raccogliendo storie da raccontare, mentre nella vita di tutti i giorni lavoro in un istituto di credito, ho una spettacolare magnolia giapponese (che spesso mi aiuta a trovare ispirazione), due gattomodelli, una bella famiglia, amo i viaggi e i libri. Mi piace anche organizzare eventi che diano agli autori l’opportunità di farsi conoscere e di collaborare tra loro, e sono associata ad alcune realtà che lavorano perché questo accada, come la World SF Italia.

Prima di essere scrittrice penso si debba essere assolutamente una buona lettrice, tu che tipo di lettrice sei, leggi di tutto o hai dei generi preferiti?

Sono d’accordo al 100%. Non si può pensare di scrivere senza amare la lettura. Io leggo tutto, da sempre, da Topolino ad Agatha Christie, da Calvino ad Asimov, da George RR Martin a Georgette Heyer. Il mio libro-totem è L’isola del tesoro, di Stevenson, che probabilmente ha condizionato molto del mio immaginario. Ho una particolare preferenza per il fantastico, dove per fantastico intendo tutto lo spettro dei generi che appartengono a questo tipo di letteratura (fantasy, fantascienza, horror), ma lo alterno a classici, mainstream, saggi, libri per ragazzi. Un libro, quando è bello, può appartenere a qualsiasi genere letterario.

Com'è arrivata la scrittura nella tua vita? raccontaci un po’ com'è nata questa tua passione e cosa significa per te scrivere.

Io scrivo da sempre, fa parte di me e non potrei farne a meno. A un certo punto della mia vita, però, c’è stata una svolta. Le storie possono salvare la vita, a me è successo esattamente questo: la scrittura è stata la mia terapia per superare un lutto gravissimo e, in seguito, la mia ancora di salvezza quando ho scoperto di avere un cancro. Il passaggio successivo – e a mio avviso, inevitabile – è stato quello di mettere le parole a disposizione degli altri. Ho iniziato a pubblicare, soprattutto racconti (il tempo a disposizione è poco, e cerco di rubare tutto quello che posso per dedicarlo alla scrittura), e non ho più smesso.



Quando arriva l'idea per una storia da cosa inizi e come procedi solitamente? Hai dei rituali o abitudini quando scrivi?

Non ho rituali particolari, più che altro a causa del fatto che non sono “strutturata” nello scrivere ma, appunto, lo faccio quando e dove mi è possibile. Le idee arrivano nei modi più strani. Un’immagine, una sensazione, una parola sentita per strada. A volte mi viene chiesto di scrivere su un tema in particolare, magari per qualche antologia, e quindi si mette in moto un processo di ricerca per arrivare alla storia giusta, altre volte sono i personaggi a chiedermi di raccontare le loro vicende.

Ora parlaci e raccontaci dei tuoi libri e dei tuoi personaggi, presentaceli.

Come ti dicevo, scrivendo soprattutto racconti ho dato vita a tantissime storie. Il mio primo romanzo è stato un fantasy, Cuore di drago, che sarà ripubblicato il prossimo anno in una veste nuova, poi ho lavorato con diversi editori scrivendo romanzi brevi e racconti di ogni lunghezza. Sono
davvero tanti, quindi per me è difficile scegliere di chi parlare. Sono molto affezionata al Duca di ferro (Astro Edizioni), un racconto lungo di genere steampunk che ha una versione bilingue, italiano e inglese, ai racconti di fantascienza pubblicati nella serie Scritture Aliene (GDS - Diversa Sintonia), al racconto di ambientazione giapponese Demone, mangia i miei sogni (Yokai volume 1, Bakemono Lab) e alla mia ultima pubblicazione, Mi Rasna (Delos Digital), racconto che mi ha regalato la soddisfazione di vincere per la seconda volta di fila il premio dedicato a Gianfranco Viviani, storico curatore delle collane Nord scomparso qualche anno fa.
Ma il libro che davvero mi rappresenta è Lei. Storie di donne da tutti i mondi possibili (Altrimedia Edizioni). Questa raccolta di racconti (sono 14, divisi in tre sezioni a seconda del genere: fantascienza, fantastico e fantasy) rientra nel progetto "Altrimedia Edizioni per il Sociale - #storiechesalvanolavita" e sostiene l'Organizzazione Susan G. Komen Italia nella lotta ai tumori del seno, alla quale ho deciso di devolvere i diritti d’autore spettanti dalle vendite del libro.

L’idea di questo progetto nasce dalla mia esperienza di donna colpita da carcinoma mammario (2010). Sono qui, oggi, grazie a uno screening di prevenzione, senza il quale forse sarei arrivata troppo tardi. Ho pensato molto a come mettere a disposizione di altre persone la mia esperienza e dopo attente e lunghe riflessioni ho pensato di farlo nel modo
che mi riesce più facile, scrivendo.

Così è nata questa raccolta, fatta di storie di donne, ma non di storie di malattia. Ritengo che parlare di tumore al seno sia difficile, ma necessario. “La malattia non deve più essere un tabù. La corretta informazione, oggi più che mai, salva la vita” diceva Veronesi. Ho deciso allora di affrontare il tema da un punto di vista insolito e inaspettato, perché anche chi rifiuta di informarsi potesse ricevere una spinta ad approfondire. La scelta di raccontare storie “fantastiche” vuole indirizzare il libro non a chi già conosce e vive il dramma della malattia, ma a chi non sa o non vuole sapere, e trascura la prevenzione che, ad oggi, è il solo modo certo per garantirsi una difesa contro qualcosa di subdolo e spesso imprevedibile come un tumore. Catturare l’attenzione con storie – apparentemente – di puro intrattenimento e offrire in modo trasversale uno spunto di riflessione profonda: l’idea è piaciuta e si è concretizzata in questo libro grazie ad Altrimedia Edizioni, casa editrice di Matera (che quest’anno, da Capitale della cultura, ospiterà la prima edizione locale della Race for the Cure).

Anche tu fai parte del Collettivo scrittori uniti, come hai scoperto questa realtà e com'è nata la vostra collaborazione?

Ho conosciuto il CSU tramite una cara amica che ne fa parte. Ne ho seguito l’attività sui social e la collaborazione è nata in occasione del Buk di Modena appena svoltosi.

Secondo te è utile un collettivo di questo tipo per scrittori emergenti e non, lo consiglieresti? Cosa ha in più (di altre realtà) o cosa secondo te potrebbe avere per aiutare ancor di più voi autori?

Utilissimo, a mio parere. Lo spirito che anima il Direttivo del CSU è incredibile e si sposa esattamente con la mia idea di “fare rete”. Claudio Secci è infaticabile, organizzatissimo, trainante, e le persone che lo affiancano nel portare avanti il progetto (cito Jessica Maccario, che ho avuto modo di vedere all’opera a Modena) sono impagabili. Una struttura di questo tipo può aiutare gli autori a farsi largo in un mare magnum come quello dell’editoria nostrana che tende a fagocitare ogni cosa senza pietà, può dare il via a nuovi progetti, collaborazioni, idee.


Hai progetti in corso al momento? e per il futuro, cosa sogni?

Sto lavorando a diversi racconti che mi sono stati richiesti per delle antologie a tema, oltre a continuare la promozione del progetto che sostiene Komen Italia, per cui parteciperò al workshop “Quando scrivere è rinascere”, a cura di Marinella Linardos, assieme ad altre scrittrici Donne in Rosa, il 17 maggio, durante le giornate della Race for the Cure di Roma.
Nell’ultimo mese sono inoltre uscite due belle antologie, Bestie d’Italia volume 1 (NPS Edizioni) e Venti di Parole (InRiga Edizioni) in cui sono contenuti dei miei racconti, oltre al già citato Mi Rasna, quindi sono leggermente “oberata”. Pertanto, alla domanda “Un sogno per il futuro?” la sola risposta che riesco a dare è: riuscire a scrivere tutte le storie che mi vengono a cercare.

Tra i tuoi scritti c'è una frase o più che ti è particolarmente cara? Perché?

C’è una scena del Duca di ferro che mi fa sempre venire i brividi. È il momento in cui il Duca si scruta allo specchio, prendendo atto ancora una volta della deformità che lo rende “diverso” ed estraneo a un mondo di cui non può più fare parte.
“Henry C. Demison, duca di Sharp. Metà uomo, metà macchina”.
Un mostro deforme, per chi si fosse soffermato sul suo aspetto. Un’anima sofferente, per chi fosse riuscito a scrutare in profondità attraverso le finestre scure del suo mondo interiore.
Il tormento di questo personaggio lo sento sempre molto vicino, mi ricorda come mi sentivo durante le terapie. Ero sempre io, ma non ero più io. Costretta da qualcosa di esterno a cambiare il mio modo di vivere, sentendomi esclusa da quella realtà a cui fino a pochi mesi prima appartenevo, diversa non solo nello spirito ma anche nel corpo, con la dolorosa consapevolezza di non poter più tornare indietro. L’esperienza della malattia mi ha insegnato la resilienza, ma tante volte mi sono sentita come Henry in questa scena. Ti ringrazio di avermi dato l’occasione per ricordarlo ancora una volta.

Grazie mille di esserti prestata e a presto, Emanuela.

Grazie a te per le belle domande, e grazie ai tuoi lettori per aver seguito la chiacchierata. Se posso, prima di salutarvi, vi invito a seguire la mia pagina Facebook (MonicaMGSerra) per rimanere aggiornati sulle prossime uscite, a lasciare un commento se avrete modo di leggermi (il vostro parere è essenziale per chi, come me, racconta storie), a contattarmi se vi vengono in mente curiosità o domande.
E ora vi saluto davvero. Grazie, Emanuela, e complimenti per il tuo accogliente e ricco salotto.




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