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mercoledì 8 maggio 2019

Intervista all'autrice Delia Deliu.


Buongiorno Delia e benvenuta nel mio piccolo mondo letterario.
Finalmente poco tempo fa siamo riuscite a conoscerci anche di persona dopo aver consolidato una bella amicizia nel virtuale. Ho avuto la possibilità di poterti aiutare con le tue storie e per questo ti ringrazio tantissimo perché è anche grazie a questa esperienza che ho imparato e sono cresciuta come blogger.

Detto questo ora inizio con il chiederti, presentati a chi ancora non ti conosce come scrittrice, ma soprattutto come persona, raccontati e raccontaci di te.

Delia Deliu è lo pseudonimo che ho scelto per pubblicare i miei romanzi come omaggio alle mie origini perché Deliu è il cognome della mia nonna materna. Sono nata d’inverno in una piccola città della Romania, in una giornata in quale i fiocchi di neve riempivano le strade con il bianco freddo e con la solitudine. Bianco, il colore delle divise che ho indossato quasi sempre visto che sono un’infermiera di professione. Solitudine che mi ha accompagnata per tanto tempo nella mia vita diventando una lupa solitaria che preferisce starsene buona nella sua tana.
Sono la donna timida che inciampa quando si accorge di essere osservata, la pazza che si perde spesso nel labirinto della sua mente, che si emoziona leggendo un libro e piange per almeno un giorno, che a volte si dimentica di mangiare e che ha bisogno di poche cose per essere felice. Sono una madre che ama i due figli più di qualsiasi altra cosa al mondo, una donna passionale, un’amante della lingerie sexy. Sono una specie di diavolo e acqua santa, ho momenti di dolcezza ma anche di forte rabbia. Potrei passare giorni interi vicino a chi ha bisogno di me, come mandare a quel paese, in due secondi, chi mi offende. Sono l’autrice dei romanzi con finali urticanti ma speranzosi, con uno stile narrativo semplice e frasi scritte a modo mio, non dalla presunzione ma dalla difficoltà di esprimere in italiano i pensieri di un cervello romeno.

Passione o lavoro, cos'è per te la scrittura? Cosa e come a inizio questa tua avventura nel mondo letterario?

  Al momento la scrittura per me è una passione che diventa importante ogni giorno di più. Ho iniziato a scrivere senza mai pensare di pubblicare. Ero appena uscita da un matrimonio e avevo il bisogno di accettare, di perdonare un periodo brutto della mia vita.


Ora presentaci le tue storie, di cosa parlano e se ti va parlaci dei loro personaggi.

  Il grido del cigno nero, il mio romanzo d’esordio pubblicato in self nel 2015, è la storia di vita di un’infermiera, di una moglie ma ancora di più madre, che si ribella all'avarizia di affetti maschili, alle attenzioni sbagliate che da questi riceve. È un romanzo che ricorda che la vita è il risultato delle nostre scelte, che le scelte che facciamo ci qualificano, e che siamo liberi finché possiamo scegliere.

Ti lascio un breve estratto dal romanzo che descrive Xenia, la protagonista.

   Più volte nella sua vita si è illusa. Come donna, ha il difetto di guardare le cose non per quello che realmente sono, ma per quello che lei avrebbe bisogno che fossero. Costruisce castelli di carta fondati su convinzioni fasulle, si sente protetta dentro le loro fortezze fatte di illusioni, poi si stupisce quando crollano a terra e rimane ferita e delusa. Passa del tempo a chiedersi il perché, ma a volte è solo tempo perso, l’unica colpevole è lei che si è raccontata bugie. È come vedere l’arcobaleno in una pozzanghera d’olio.

Azzardo fatale, edito Progetto Parole, è la seconda edizione di Stupide Scommesse pubblicato con la Eros Cultura nel 2017.  Azzardo fatale non è solo un erotico piccante perché in questo libro c’è passione, tormento, sofferenza, amore e lascia una morale al lettore: “chi semina vento, raccogli tempesta”.  Un romanzo ispirato da una storia vera perché il destino, a volte, travolge l’animo delle persone in un vortice di eventi incontrollabili e inimmaginabili.
Ti lascio un estratto che rispecchia benissimo Davide Dama, il protagonista maschile del romanzo.

   Davide si siede sul divano vicino alla Gibson SJ 200, un modello vintage con il corpo in abete massello e intarsi in acero. Sfiora con l’indice le corde che corrono dal ponte lungo il manico, fino a inserirsi con precisione artigiana negli incavi del capotasto. Essenze tenere o dure, come le donne che ha avuto. Vari colori, dalla sfumatura chiara del manico al rosso del corpo principale, fino al nero corvino degli intarsi. Sfumature che gli ricordano le chiome, lunghe o corte, che ha accarezzato, ammirato, adorato per un giorno o poco più.
Appoggia il prezioso strumento sulle gambe e pizzica le corde, dando origine a un suono dolce, armonioso, pieno di grazia e delicatezza, come il seno di una donna. Si abbandona a un arpeggio e la melodia a note ribattute si diffonde nella stanza, simile alla voce dell’orgasmo. Colpisce le corde con l’indice, il medio e l’anulare della mano destra, le dita ben tese, come se stesse schiaffeggiando un gluteo sodo. Chiude la mano a pugno per aprirla a ventaglio un attimo dopo, in modo che le unghie eseguano strappate sulle corde in rapida successione. Il rasgueado, la tecnica flamenco, gli permette di sfogare le emozioni in un linguaggio intimo e privato, come quando fa all’amore. La Gibson risponde al suo tocco in un modo che gli provoca un piacere intenso, ma anche cattivi ricordi che lo riportano a quella mattina infelice, all’abbandono avvilente, alla sofferenza inaspettata, ma non solo, gli ritornano alla memoria anche i giorni successivi, e poi le settimane passate a rimuginare, a soffrire, a torcersi nel rimpianto…”

Ancora due, edito Pav Edizioni, è la seconda edizione di Meno due pubblicato nel 2018 con la Brè Edizioni. Una storia che fa riflettere sulla diversità e sui risvolti psicologici a essa legati, ma anche sulla speranza come sull’accettazione della vita in sé e di quel che porta. Cosa troverà il lettore in questo libro? Scorci limpidi di montagna, perché ci avviciniamo sempre un po’ ai cieli quando la vita ci ferisce, paesaggi suggestivi, acque gelide e cristalline, la vita semplice di un paese ad alta quota, uno chalet abitato dal ricordo e, infine, la solitudine necessaria a riaprire il dialogo con l’Anima.

 Questo estratto dipinge al meglio il protagonista Max Castellani.

Max sta dormendo sul divano nel soggiorno, ma l’aria fredda che entra dalla finestra aperta lo sveglia di scatto. Trema, batte i denti e con difficoltà riesce a camminare. Chiude la finestra, accende la stufa e si avvicina per scaldarsi. Il profumo di resina si sparge nella stanza. Si inginocchia per guardare il fuoco, la danza delle fiamme l’ha sempre affascinato fin da quando era bambino. Vita e morte.

“Riesco a rovinare ogni cosa bella della mia vita. Cosa c’è di sbagliato in me? Perché è tutto così complicato anche qui?”

«Vaffanculo! Vaffanculo! Ho il diritto almeno a un po’ di felicità prima di morire!» Grida le parole alzando la testa, con lo sguardo rimprovera Dio per le sue disgrazie, «Se ci sei davvero, vedi di spargere sul mio capo un po’ di quella tua famosa misericordia, perché fin qui mi hai fottuto alla grande.»
Getta un pezzo di legno nella stufa che dalla bocca aperta gli sputa addosso una nuvola di scintille, farfalle di calore.

Qual è la tua opinione in merito alla pubblicazione al giorno d'oggi? self o ce tu hai avuto già alcune esperienze ce ne parli?

  Il mio romanzo d’esordio l’avevo pubblicato in self, però non mi ha dato grandi soddisfazioni per vari motivi perciò avevo deciso di pubblicare i prossimi romanzi con le case editrici. Sicuramente tutto nasce dalla mia poca autostima come scrittrice, insomma, personalmente mi vedo solo “una cantastorie” perché ho la consapevolezza di avere tante, ma tante cose, da imparare ancora sulla scrittura. Al momento, pubblicare con una casa editrice è fondamentale per me proprio perché ho il bisogno che qualcuno creda nei miei romanzi. Questa non vuol dire che in futuro escludo la possibilità di ripubblicare in self, però considero che il momento opportuno è solo quando avrò già la mia nicchia di lettori, quando uscirò dall’anonimato degli scrittori emergenti.

Il commento più bello che ti hanno fatto sulle tue storie? e quello più brutto?

 Senza presunzione, ammetto di aver ricevuto più di un commento bellissimo, però le parole di Chiara Cipolla, quando ha consigliato il mio romanzo Ancora due in un gruppo di Facebook, mi hanno emozionato davvero: “Delia Deliu è un’autrice unica, entra nel cuore del lettore come una lama ben affilata e dopo non si è più la stessa persona”. Il più brutto è stato messo su Amazon da un lettore anonimo. In parole povere, mi ha dato della puttana che non conosce l’italiano. Ecco a te questo commento: “Ho letto decine di romanzi erotici, ma la volgarità spicciola trovata qui rasenta il ridicolo e conferma la mancanza di una buona dose di italiano corretto. Sono venuto saper solo dopo la lettura che la persona che ha scritto questo testo non è nemmeno italiana. Un po’ più di rispetto per i lettori sarebbe gradita… poi vi lamentate delle recensioni negative. Avere esperienza sessuale non vuol dire saper scrivere erotici.”

Che tipo di scrittrice sei, ordinata, schematica o appunti volanti e messi ovunque?

All’inizio scrivevo di getto, mi mettevo davanti alla tastiera del portatile e davo sfogo ai miei pensieri, però l’anno scorso ho avuto la fortuna di fare un corso di scrittura online. Per la prima volta avevo capito l’importanza della progettazione di una trama e ho imparato a usare le scalette. Come scrittrice sono abbastanza ordinata, ma ho avuto sempre un problema con la scelta del finale dei miei libri. Insomma, è diventata quasi un’abitudine di cambiarlo poco prima della pubblicazione, quindi mi rendo conto sono il peggior incubo di un editore.

Progetti in corso ne hai? Cosa vedi nel tuo futuro o meglio qual è il tuo sogno più grande?

Mi piace spaziare tra i generi letterari e vorrei scrivere un thriller, al momento sto progettando la trama. Il mio sogno più grande è di diventare una scrittrice a tempo pieno. So che non è facile ma nemmeno impossibile. Come ha detto la mia amica Antonella Twinblack: “Sogno in grande, altrimenti che cavolo di sogno mi metto a fare”.

Cosa ne pensi della partecipazione a fiere e presentazioni? Sono davvero utili per un autore?
 Per me le fiere sono importanti, non tanto per la possibilità di vendere i libri, ma per la visibilità che danno allo scrittore. Il Buk Festival di Modena non mi ha fatto diventare ricca, ma mi ha messo in contatto le persone che possono aiutarmi per avverare il mio sogno.

Infine ti chiedo hai un motto o una frase che magari hai scritto tu a cui sei particolarmente legata? Se ti va dicci anche il perché.

Mi piace questa frase che ho scritto nel romanzo Ancora due e in un certo senso sono particolarmente legata a essa perché è quello che provo io ogni volta che mi muore un paziente. Fare i conti con la perdita di qualcuno o di qualcosa non è mai semplice per nessuno, spesso subentrano le frustrazioni, i rimorsi, la poca voglia di vivere e penso che sia sbagliato.

La morte di un nostro caro porta sempre via con sé una parte di noi lasciando un vuoto dentro l’anima, come un buco nero che risucchia il dolore, la sofferenza, senza far trapassare la luce della gioia o il buio dell’oblio.


Grazie infinite per questa bella chiacchierata, in bocca al lupo per tutto e al prossimo incontro, un abbraccio Emanuela.


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