I
MAGNIFICI SETTE CAPOLAVORI DELLA NARRATIVA AMERICANA
Lunghezza stampa: 1667
Editore: Newton Compton Editori (30 maggio 2013)
POE, Le avventure di Gordon Pym
HAWTHORNE, La lettera scarlatta
MELVILLE, Moby Dick
H. JAMES, Giro di vite
LONDON, Il richiamo della foresta
WHARTON, L’età dell’innocenza
FITZGERALD, Il grande Gatsby
HAWTHORNE, La lettera scarlatta
MELVILLE, Moby Dick
H. JAMES, Giro di vite
LONDON, Il richiamo della foresta
WHARTON, L’età dell’innocenza
FITZGERALD, Il grande Gatsby
ROMANZI IN EDIZIONE INTEGRALE:
Questo volume raccoglie sette perle della
letteratura americana, sette voci che hanno contribuito a delineare e definire
la peculiare identità di una tradizione giovane, ma estremamente ricca e
sfaccettata. Sono romanzi che narrano di avventure nella natura selvaggia e
celebrano l’epica della libertà, come Il richiamo della foresta, capolavoro di
Jack London; o tragiche epopee per mare, come quella che Herman Melville fa
vivere al Capitano Achab nel corso della sua sfida a Moby Dick, la balena
bianca, colosso marino che è anche rappresentazione dell’inconoscibile.
Racconti con elementi gotici e inquietanti, come Le avventure di Gordon Pym,
unico romanzo scritto da Edgar Allan Poe, ricco di significati simbolici e
sfuggenti, o Giro di vite di Henry James, in cui un’atmosfera cupa e
minacciosa, piena di oscuri presagi, incombe su paesaggi e persone. Ma sono
anche storie che ci parlano della cultura e della società americane, mettendone
spesso in evidenza i limiti e le contraddizioni, come La lettera scarlatta, in
cui, attraverso le vicende dell’adultera Ester Prynne, Nathaniel Hawthorne
condanna l’implacabilità puritana della città di Boston; o L’età
dell’innocenza, mirabile affresco della borghesia newyorchese di fine
Ottocento, contro il cui ottuso moralismo si scaglia Edith Wharton; e Il grande
Gatsby, “classico moderno” di Francis Scott Fitzgerald ambientato nei frenetici
anni Venti, in cui il sogno del protagonista, al pari dell’originario “sogno
americano” di un Mondo Nuovo, si frantuma e si disperde a contatto con la
realtà.
RECENSIONE:
Queste
edizioni della Newton sono come scrigni del tesoro di una stupefacente eleganza
formale, in cui tenere raccolte tutte insieme delle perle di eccezionale valore
che, datate o meno che siano, riescono ancora a trasmetterci un messaggio
attuale, oltre a farci sprofondare tra le nebbie di un passato che nella
fantasia di ogni lettore accende sempre la vena dell’interesse.
Ho
apprezzato molto le parti di critica introduttive ad ogni romanzo, senza le
quali la lettura non sarebbe stata soddisfacente e completa, e che
contestualizzano le opere e gli autori dando ai lettori tutti gli strumenti per
una comprensione profonda.
Edgar
Allan Poe, con “Le avventure di Gordon Pym” ci porta tra onde e marosi,
navighiamo l’oceano piatto o in tempesta, viviamo un ammutinamento, un
naufragio, ci troviamo circondati da squali e nelle grinfie di ostili selvaggi.
Le
descrizioni dell’autore sulle caratteristiche della nave su cui siamo
imbarcati, sulla forza dei venti, le spiegazioni su come regolare le vele ci
fanno davvero assaggiare l’odore di salsedine dell’aria e gli spruzzi gelidi
della schiuma sulle creste di onde oceaniche.
Tutto
ciò per noi lettori è un sogno meraviglio, perché nulla fa ormai più parte del
nostro modo di vivere. Ciò che rende ancora attuale questo romanzo, sebbene sia
stato scritto nel 1837, sono l’amore per l’avventura e la tensione tra etnie
diverse che si respira dalla prima all’ultima riga.
"E il colore della sua pelle era il bianco perfetto
della neve"
Parlare
ancora di Nathaniel Hawthorne e del suo “La lettera scarlatta” sarà
l’ennesima aggiunta a tutto ciò che già si è detto, eppure questo libro, uno
tra i primi ad essere davvero americano e non inglese, ancora continua a
respirare oltrepassando i secoli senza sottomettersi alle nuove mode, facendosi
da parte.
Il
romanzo rappresenta al meglio lo spirito puritano dell’epoca coloniale
americana, la vicenda si svolge nella Boston puritana del sec. XVII, ciò
nonostante induce il lettore in continue riflessioni perché non è poi tanto
difficile ritrovare atteggiamenti simili a quelli descritti, anche nella nostra
società moderna e civilmente tollerante.
Hester
Prinne ha preceduto nel Massachusetts il marito, un anziano scienziato, e ha
avuto una figlia, Pearl, da una relazione illegittima quando ormai del marito
si è persa ogni traccia e vaghe notizie lo davano per disperso in mare.
Viene
messa alla gogna e condannata a portare sul petto la lettera A (adultera),
ritagliata "in un bel panno
scarlatto". Rifiuta di dire il nome del suo amante, ma il marito,
sotto falso nome, si mette alla ricerca dell'uomo. Riesce a scoprirlo: è il
giovane reverendo Dimmesdale, che soffre moltissimo, ma, per orgoglio, non
vuole confessare.
Leggendolo
viene naturale chiedersi quante lettere scarlatte noi stessi appuntiamo ogni
giorno sul petto di chi ci circonda, perché le regole del gioco dello
stare in società si sono solo adeguate ai tempi moderni senza mai mutare
davvero.
Siamo
tutti etichettati e tutti etichettiamo, e non solo per quanto riguarda quel
diritto alla passione che ad Hester viene negato, e spesso in noi non c’è
quella stessa forza d’animo con cui la protagonista decide finalmente di
riprendere in mano le redini della sua vita, andando contro la società, e
strappandosi dal petto quella lettera scarlatta.
Lasciamo
il clima soffocante della Boston puritana e torniamo a respirare aria di mare.
Confesso di aver atteso con ansia di trovarmi faccia a faccia con “Moby
Dick” di Herman Melville, un altro capolavoro intramontabile.
Tra
tutti i libri della raccolta è stato l’unico che mi ha fatto faticare un po’
per raggiungere l’ultima pagina, forse a causa delle descrizioni a volte
davvero lunghe, anche se sarebbe stato impossibile decidere di abbandonarlo.
Tralasciando queste parti, il gusto per la lettura è accentuato da quanto
l’autore ci regala in termini di conoscenza del periodo storico e del luogo in
cui il romanzo è ambientato. Siamo di nuovo a Nantucket, l’isola dei balenieri
del New England, e leggendo le parole di Melville riusciamo a trovarci proprio
lì, stringendoci addosso la giacca per il freddo, districandoci tra viuzze
acciottolate in cui tutto ricorda che l’economia è basata esclusivamente sulla
caccia alla balena.
Ho
apprezzato l’inserimento in questa raccolta di Henry James, con “Giro
di vite” e di Edith Wharton con “L’età dell’innocenza” dal momento
che tra i due scrittori era nata un’amicizia ben nota, così che leggendo uno, è
piacevole paragonare lo stile di vita dell’autore confrontandolo con la sua
opera e le abitudini dei personaggi.
Il
romanzo di Henry James non ha goduto della fama acquistata invece da altre sue
opere, sebbene sia un esempio perfetto di romanzo gotico e dell’espediente
narrativo in cui viene svelata l’inattendibilità del narratore.
I
veri protagonisti sono dramma e suspance, collocati in atmosfere anche che
trasmettono la bellezza inquietante dei luoghi pericolosi e carichi di storia.
Prima
del romanzo di Edith Wharton, come a separare i due scrittori amici, troviamo
Jack London con “Il richiamo della foresta”, un’opera che ci apre alla
conoscenza di un ulteriore stile di vita, una trama che diventa ancor più interessante
se pensiamo che Jack London, nella sua stesura, ha fatto ricorso alle proprie
esperienze di vita come cercatore d’oro nel Klondike. La storia di Buck
trascina il lettore verso tematiche animalistiche ma senza perdere di vista la
comparazione con la vita umana, in cui anche nel mondo moderno c’è una continua
lotta per emergere, o per riuscire a continuare a far parte di un gruppo, per
dominare o per adattarsi allo stile di vita imposto dalle necessità.
“L’età
dell’innocenza” è stato di gran lunga il mio preferito, e ancora mi sto
domandando come un’opera ambientata nel 1870 possa continuare ad essere
attuale. Forse perché i sentimenti abbattono anche le barriere create dalle
convenzioni sociali e dalle epoche, e sono solo i modi in cui vengono vissuti
ed affrontati a mutare con il passare del tempo. La descrizione della società
dell’epoca e della New York in cui la storia è ambientata è eccezionale: al
termine della lettura ci si sente davvero arricchiti di conoscenza riguardo a
quel determinato periodo storico della Grande Mela.
La
scrittura della Wharton è elegante, intrigante, ammaliante e spesso davvero
ironica. Il libro si legge tutto d’un fiato, l’autrice intreccia un destino per
i suoi personaggi, che alla fine ci si rende conto era davvero l’unico che
potessero avere, perché solo così ne escono tutti vincenti e senza colpe.
“…aveva
incontrato una ragazza assolutamente incantevole, la quale aveva rappresentato
la pace,
la stabilità, il cameratismo e un consolidato
senso del dovere che non era possibile eludere.”
L’autrice
ci mostra i meccanismi da cui era è regolata la vita in società dell’epoca in
cui è ambientato il romanzo, un mondo in cui l’occupazione principale era
decidere come non annoiarsi. Una rete di conoscenze, amicizie e parentele in
una New York che:
“…tollerava
l’ipocrisia nei rapporti privati; ma in materia d’affari esigeva una onestà
trasparente e irreprensibile.”
Direi
che i protagonisti di questo libro sono davvero molti: non solo Newland, May e
Ellen Olenska, ma anche l’epoca e la città in cui la storia è ambientata, e
soprattutto i sentimenti e l’amore.
E
come riconoscere l’amore quando lo si incontra?
“Ah… ecco
com’è andata! Succede sempre così, no? Quando lei arriva, è diversa… e non si
sa perché. È esattamente quello che provo per Fanny.”
Restiamo
in America tra le pagine scritte da Francis Scott Fitzgerald, Il Grande Gatsby è un romanzo
geniale, capace di stupire già dall’incipit:
“Tutte le volte che ti viene
da criticare qualcuno – mi ha detto – ricordati che non tutti a questo mondo
hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu.”
Questo è uno di
quei libri che, dopo averli letti, vanno sempre tenuti a portata di mano perché
ogni tanto, quando le rozzezze in cui brancoliamo ogni giorno inspessiscono il
guscio attorno alla nostra parte più sensibile, fa bene aprirlo, anche a caso,
e lasciare che lo stile elegante, evanescente e realisticamente sognante di
Fitzgerald, ci dia una bella smussata come farebbe una pedicure.
Certo, il
paragone è poco poetico, ma vi assicuro che rende bene l’idea. Ne volete un
assaggio?
"Era uno di quei rari sorrisi dotati di
eterna rassicurazione, che s'incontrano quattro o cinque volte nella vita.
Fronteggiava - o sembrava fronteggiare - l’intero mondo esteriore per un istante, e poi si concentrava su di te con un irresistibile pregiudizio a tuo favore. Ti capiva fin dove volevi esser capito, credeva in te fin dove ti sarebbe piaciuto credere in te, e ti assicurava di aver ricevuto esattamente l’impressione migliore che speravi di dare."
Fronteggiava - o sembrava fronteggiare - l’intero mondo esteriore per un istante, e poi si concentrava su di te con un irresistibile pregiudizio a tuo favore. Ti capiva fin dove volevi esser capito, credeva in te fin dove ti sarebbe piaciuto credere in te, e ti assicurava di aver ricevuto esattamente l’impressione migliore che speravi di dare."
“Un nuovo mondo, materiale senza essere reale,
dove poveri fantasmi che respiravano sogni come aria, vagavano senza meta… come
quella figura cinerea, fantastica, che scivolava verso di lui attraverso alberi
informi.”
“Perché Daisy era giovane e il suo mondo
artificiale profumava di orchidee e di piacevoli, felici snobbismi, di
orchestre che stabilivano il ritmo dell’anno, riecheggiando la tristezza e la
suggestione della vita in nuove melodie.”
“I loro sguardi s’incrociarono e stettero a
fissarsi l’un l’altra isolandosi…” con
poche parole abbiamo l’immagine perfetta della tensione e dell’agitazione che
regna nella stanza e tra i due personaggi.
L’autore
ci lascia disarmati davanti all’abilità di mostrarci con poche parole, e una
prosa scorrevole ma a tratti poetica, tutto ciò di cui abbiamo bisogno per
calarci alla perfezione nella storia.
“Poi la baciò. Al tocco delle sue labbra lei
sbocciò come un fiore…”
“La pioggia cadendo sembrava quasi il mormorio
delle loro voci che si alzavano ed ingrossavano seguendo il flusso delle
emozioni.”
Mi
fermo qui, i momenti pieni di poesia di quest’opera sono talmente numerosi che
se non la leggeste, vi privereste di un’imperdibile ricerca del sogno perfetto.
Alla
prossima Elena.
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