Sognando Mr. Darcy
Romanzo di Antonia Romagnoli
Cambiare
vita partendo da Jane Austen.
Katrine
Bell, dopo una delusione d’amore, lascia casa e famiglia per realizzare il
sogno di sempre, aprire una libreria a Bath, nei luoghi che ha amato attraverso
i romanzi della sua Autrice preferita.
Il suo
nuovo inizio la conduce così a Bathford, un villaggio a poche miglia dal cuore
Regency di Bath, dove però non tutto va come lo aveva immaginato…
Katy
diventerà protagonista di avventure e disavventure, accompagnata dalle voci
delle più famose eroine uscite dalla penna di Jane Austen, e di una storia
d’amore che si dipana fra libri, manieri e tazze di tè.
Genere: Romantico moderno
Disponibile dal 10 ottobre 2020 in ebook
e cartaceo su Amazon
Pagine cartaceo: 307
L’autrice
Antonia
Romagnoli è blogger, webmaster e scrittrice piacentina.
Ha
pubblicato diversi romanzi, spaziando dal genere fantasy – con la Saga delle
Terre è stata due volte finalista al Premio Italia – al romanzo storico rosa.
Si dedica
principalmente all’800 inglese, in cui ha ambientato la serie delle Dame
Fantasma e “Il libertino di Hidden Brook”. Sempre all’800 dedica il blog “il
salotto di Miss Darcy”, sito di carattere storico e culturale dal quale ha
tratto “Regency & Victorian – in viaggio fra usi e costumi dell’800
inglese”, volume che raccoglie i principali articoli e tematiche affrontati.
“Il
ritorno del cavaliere”, pubblicato con Literary Romance, è il suo primo romance
di ambientazione medievale.
Collabora
con il sito e l’associazione Cultura al Femminile come articolista e come seo
consultant.
Siti
web:
https://www.antoniaromagnoli.it
https://www.facebook.com/salottomissdarcy
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https://twitter.com/antoniaromagnol
Alcuni estratti
Cap. I
Ragione
e Sentimento in blu elettrico
Gli
scaffali erano proprio blu.
Non un
gradevole oltremare, evocativo come le onde dell’oceano, o il classico blu del
cielo notturno, rilassante e un po’ radical chic: erano di un blu elettrico,
anni Settanta. Le pareti, invece, alla luce diurna viravano fra un color senape
e uno zafferano carico.
Parallelo a una parete del locale spiccava
imponente il bancone d’epoca, forse primo Novecento. Peccato fosse stato
riverniciato con smalto viola evidenziatore, un lavoro così ben fatto che, se
il resto della libreria appariva sporco e scrostato, il suo legno brillava
sotto allo strato di polvere, come se emettesse una specie di urlo silenzioso:
“divento fluorescente! Fammi luce!”.
Il soffitto, giusto per non farsi mancare
emozioni, era stato dipinto di rosso, con le travi lignee a vista in verde
mela.
Katrine, con la chiave ancora stretta fra le
dita, dopo aver aperto il negozio, non riusciva a proferire verbo, ma a dire il
vero trovava difficile anche respirare.
«Come da accordi», disse la signora Maeve,
alle sue spalle. «Sessanta metri quadri, arredato, con pertinenza esterna e
bagno. Se non ha bisogno d’altro, io andrei.»
La giovane donna, la nuova proprietaria della
libreria psichedelica, si volse piano. Immaginò se stessa, con il suo
completino nei toni del rosa pesca, la maglietta a fiori, i capelli rossi
raccolti in una coda di cavallo sobria e un po’ triste, in mezzo a quel chiasso
di colori e a quel tripudio dello sporco. Una specie di bambolina abbandonata
su un cumulo di immondizia vomitata da un unicorno.
Maeve, l’ex proprietaria dei locali ora in
suo possesso, la guardava; un misto di commiserazione e fastidio velava lo sguardo
porcino. In effetti, il suo abbigliamento si discostava di poco dall’orrido mix
di tinte degli interni, non c’era un solo colore che mancasse sulla maglietta
in cui aveva strizzato la mole corpulenta, o nel trucco che si era spennellata
sulla faccia tonda.
«Non è quello che ho visto…» Katy non si
capacitava. Le foto che aveva ricevuto raffiguravano una piccola ma accogliente
libreria, con un cortile circondato da mura antiche. Che il tutto fosse stato
ritoccato con Photoshop era innegabile. La domanda giusta era una sola. «Da
quanto tempo è chiuso, il negozio?»
Maeve alzò le spalle. «Qualche anno. Glie
l’ho già detto.»
Ecco perché costava così poco rilevarlo. E
dire che le aveva prosciugato tutti i risparmi, compresa la piccola eredità
della zia che avrebbe dovuto farle da dote.
Era indubbio che fosse riuscita a farsi
infinocchiare dalla venditrice, che comunque non smetteva di guardarla in
tralice, nemmeno l’avesse insultata e oltraggiata mettendo piede nel tempio dei
colori.
Dal
cap. 2
«Buongiorno!» l’apostrofò una voce maschile,
e Katy sobbalzò dallo spavento. Non aveva visto l’adone, no, il figo, perché
era inutile andare per mezzi termini, che a due passi da lei le sorrideva.
La ragazza avvampò subito dopo il sobbalzo,
domandandosi per quale motivo quella specie di divinità greca avesse salutato
proprio lei. E nell’avvampare e sobbalzare emise anche una sorta di singulto
generato dallo spavento e dalla sorpresa.
Il bellissimo fece la cosa peggiore che
potesse fare un uomo in quel frangente: si mise a ridere, mostrando pure due
file di denti perfetti, bianchi come perle. Era troppo per essere vero, anche
solo da guardare.
«Mi scusi, ma di solito non terrorizzo così
la gente. Anzi…»
Ci credo! Pensò lei, senza riuscire a
trattenersi dallo squadrarlo. Alto, biondissimo, spalle larghe perfettamente
delineate dalla giacca nera in perfetto aplomb, camicia scura… e fu allora che
in tutta quella cupa eleganza una nota di bianco la illuminò su chi fosse la
persona con cui stava parlando.
«Il pastore di Bathford?» esclamò, incredula.
Ma nemmeno lontanamente Jane Austen si sarebbe immaginata un religioso con
quelle fattezze angeliche da paura.
Il prete, che questo era, e nient’altro,
nessuna divinità incarnata, scosse il capo. «Sono solo un aiuto, a dire il
vero: la parrocchia è retta dal dottor Taylor» indicò il cartello accanto al
quale sostava, sul quale erano affisse varie indicazioni e avvisi. «Io sono
padre William.»
Se Mr. Collins fosse stato così, Orgoglio e
Pregiudizio sarebbe finito al capitolo tredici, fu il primo pensiero di Katy,
che ricordava la coincidenza dei nomi del bel pretino che aveva davanti e del personaggio
nel romanzo, William Collins appunto.
Dal cap. 9
Una volta
deciso per se stessa il mantra “sarò protagonista della mia vita”, Katy si mise
d’impegno per riuscire nell’intento. Era semplice, doveva scegliere uno dei
modelli proposti da Jane Austen e attenercisi con abnegazione. Era caduta
sull’erba, forse poteva essere una Marianne alla ricerca dell’amore romantico;
però aveva una tresca col pastore, il che la rendeva una buona candidata a
essere Elinor o Fanny Price; però cominciava a non essere più giovanissima:
Anne Elliot poteva fare al caso suo. A ogni modo, si rifiutava di essere Emma
Woodhouse o Catherine Morland, se non nei momenti peggiori della giornata,
quando indugiava in qualche pettegolezzo o nelle superstizioni, contagiata
dalle leggende locali. Forse, Katy poteva diventare un’eroina del tutto nuova,
con parte delle caratteristiche di ciascuna.
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