Titolo: Levi
Autore: Ivy D.
Morgan
Edizione: Self
Publishing
Genere: New
Adult
Data
di pubblicazione: 25/10/2019
Pagine: 254
Formato: Ebook e
cartaceo
Prezzo
ebook: 2,99 € (disponibile in Kindle Unlimited)
Prezzo
cartaceo: 11,00 €
Finale:
Autoconclusivo
Narrazione:
Presente, 1a persona femminile, 1a persona maschile
Pagina
Autrice:
https://www.facebook.com/Ivy-D-Le-mie-Storie-2265792630112577/
Trama
Ero solo uno stupido ragazzino con un’esistenza agiata e piena
d’amore quando la morte di mio padre sgretolò ogni mia certezza, costringendomi
a scendere a compromessi solo per sopravvivere. Credevo di poter cambiare il
mondo, ma non sapevo a cosa stessi andando incontro, non lo capivo davvero.
Anni dopo, quando pensavo di aver toccato il fondo e di non essere più in grado
di risalire dall’abisso, ho incontrato un angelo. Il suo nome è Hazel.
***
Qualcuno direbbe che sono una solitaria e altri che ho qualche
rotella fuori posto, ma nessuno capisce che devo solo combattere ogni istante
contro la mia stupida timidezza. Sono cresciuta senza i miei genitori e da poco
ho perso l'unico affetto sincero che abbia mai avuto. Almeno fino al primo
giorno di Università, quando ho conosciuto lui. Ci avviciniamo, è inevitabile, ma
nasconde qualcosa di terribile e costruisce un muro tra noi. Vorremmo
sfiorarci, conoscerci, viverci, ma non possiamo. Non dobbiamo. Il suo nome è
Levi.
ATTENZIONE: Il romanzo tratta contenuti delicati, inoltre
contiene scene di violenza e sesso esplicite.
Biografia Autrice Ivy D. Morgan è lo pseudonimo scelto
dall’autrice per pubblicare i suoi libri, Nessun Legame (2018) e Castelli di
Sabbia (2019) Ama la lettura dall’adolescenza, ma ha sempre preferito storie
poco romantiche. I suoi autori preferiti, infatti, sono Stephen King, Jeffery
Deaver e Patricia Cornwell. Solo da pochi anni ha scoperto la scrittura e, di
conseguenza, la lettura del genere Romance nelle sue mille sfaccettature. Vive
in provincia di Verona con il marito, due figli e un gatto.
Estratti
Levi.
Bello.
Particolare. Era ovvio che non potesse avere un nome comune come Mark o Andrew,
non gli sarebbe stato bene, non si sarebbe abbinato ai suoi occhi così
particolari, ai capelli spettinati, al carattere estroso. Sì, lo so, sto
dicendo un mucchio di fesserie, gli sarebbe stato bene qualunque nome. Ma Levi
è perfetto.
Lei
si volta e mi guarda in un modo… Non capisco, sono occhi carichi di speranza,
di desiderio, occhi che improvvisamente mi annodano lo stomaco. Socchiude le
labbra, io vi poso lo sguardo per un istante e subito le mie la imitano.
L’elettricità
tra noi è qualcosa di fisico e denso che ci accarezza, ci culla, ci attrae
inesorabilmente l’uno verso l’altro.
Cazzo.
Mi
avvicino di un soffio, il desiderio si baciarla si fa di colpo insopportabile,
ma non posso.
Non
posso.
Chiudo
gli occhi per spezzare quest’incantesimo che mi attira a lei, mi raddrizzo e
lascio andare il respiro che non mi ero accorto di trattenere.
Tutto
svanisce in un attimo, una bolla di sapone che, esplodendo, mi sveglia di colpo
da un bellissimo sogno. Un senso di confusione mi circonda mentre mi chiedo
cosa sia successo.
La
sua risposta assurda mi fa sorridere, ma ora ho un altro problema più urgente
da risolvere.
«Cosa
succede?» chiede, allarmata a causa della smorfia di dolore che ho fatto
muovendomi.
«Devo
andare in bagno».
«Tieni».
Senza perdere un secondo mi porge una bottiglia di plastica vuota. L’afferro ma
non capisco cosa dovrei farci e la guardo confuso. Lei solleva un sopracciglio
e, di colpo, la sua idea mi è chiara.
«Stai
scherzando».
«Non
riesci neppure a girarti nel letto, come fai ad arrivare fino al bagno?»
«Piuttosto
striscio, ma non la farò in una bottiglia!» Non so se ridere o piangere per la
sua idea, così scosto le coperte e tento di mettere i piedi sul pavimento.
«Oh,
merda!» sibilo, quando ogni centimetro del mio corpo urla di dolore.
«Bottiglia?»
ripete, piazzandomela davanti agli occhi.
«Neanche
morto».
Riesco
a mettermi in piedi e a muovere un piede davanti all’altro, non sento troppo
male se sto col busto inclinato verso destra e faccio solo piccoli respiri.
«Perché
sono in mutande?» chiedo, quando ho già la mano sulla maniglia.
Arrossisce
e abbassa lo sguardo.
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