Titolo: Un Amore Proibito – Origini
Autore: Daniela Tess
Serie: Un Amore Proibito
1° Origini
2° Orgoglio
3° Oltre
Genere: Romance, storico
Data di uscita: 1 agosto 2018
Autore: Daniela Tess
Serie: Un Amore Proibito
1° Origini
2° Orgoglio
3° Oltre
Genere: Romance, storico
Data di uscita: 1 agosto 2018
Alyce,secondogenita
del conte di Rochford, è una giovane donna di una bellezza assoluta e perfetta,
molto dolce, generosa ed attenta alle esigenze degli altri. Benché sia stata
educata secondo i rigidi dettami della nobiltà inglese, è molto determinata e
nasconde un’indole ribelle capace di non assecondare i desideri paterni, ma di
combattere per realizzare il suo sogno d’amore.
Lucas, moro ed attraente, è uno stalliere che ha vissuto una vita di stenti e privazioni tanto da diventare duro e cinico.
Di poche parole, non crede nell’amore, ha un’aria tenebrosa ed è circondato da un’aura di pericolo.
Lucas, moro ed attraente, è uno stalliere che ha vissuto una vita di stenti e privazioni tanto da diventare duro e cinico.
Di poche parole, non crede nell’amore, ha un’aria tenebrosa ed è circondato da un’aura di pericolo.
Giorno e notte, luce e ombra…
potranno mai incontrarsi ed amarsi?
Capitolo 1
Inghilterra
1810
La carrozza camminava veloce nelle strade di campagna
dell’Hampshire. Presto avrebbe fatto buio, ma la giovane donna che guardava il
paesaggio dal finestrino non vedeva l’ora di tornare nell’avita dimora paterna.
Era stata lontana tre anni… tre lunghissimi anni, prima a
curarsi e poi a ritrovare se stessa. Tre anni in giro per l’Europa, impegnata
in un tour che di solito facevano i suoi coetanei maschi, i rampolli delle
famiglie più blasonate d’Inghilterra.
Era stata fortunata, di solito le giovani come lei non
avevano la possibilità di viaggiare così a lungo e vedere le meraviglie che lei
aveva visto: Roma, Firenze, Venezia, Parigi, Atene… città meravigliose, piene
di cultura, di arte, di bellezza… di vita! Ma anche se aveva adorato ogni
istante passato alla scoperta di tali meraviglie, una sottile ma sempre
presente nostalgia di casa l’aveva accompagnata.
Ora finalmente avrebbe rivisto i suoi cari. Chissà Arianne
quanto era cresciuta! E suo padre? Sperava che i suoi impegni nel Parlamento
non lo avessero stancato troppo. Sua madre sicuramente l’avrebbe abbracciata e
inondata di parole fin dal primo istante! E suo fratello? Ci sarebbe stato
anche lui? Molte, troppe domande le affollavano la mente.
Un leggero sorriso le increspò le labbra man mano che
pensava a ciò che l’attendeva a casa. Certo anche una sottile inquietudine si
mescolava all’eccitazione del rientro. Ormai aveva compiuto ventuno anni;
sarebbe dovuta essere già sposata e con un bambino.
Una ruga le corrugò la bella fronte: chissà se suo padre
aveva deciso qualcosa in tal senso. Sperava di no, non era pronta a “fare il
suo dovere”. Non era pronta a sposare uno sconosciuto e dargli un erede. Forse
nel suo piccolo, ingenuo animo di bambina, ancora credeva in un sogno. Anche
dopo tutto quello che era successo ancora pensava, sperava, di poter incontrare
qualcuno… qualcuno che fosse adatto a lei, che la apprezzasse, che la stimasse,
che la amasse. Che stupida che era! Che povera sciocca stupida! Possibile che
il passato non le avesse insegnato nulla? Irritata con se stessa tirò la tenda
del finestrino; meglio riposare.
Non mancava molto ormai. Guardò la sua cameriera e sua
zia, che aveva condiviso quel viaggio con lei e le aveva fatto da “chaperon”:
come dormivano beate! Sorrise. Si sentiva felice e carica di attese anche se di
fronte aveva un futuro più incerto che mai.
Mellington
House, dimora del conte di Rochford
Era arrivato finalmente! Fissò lo stemma della residenza
del conte. Un ciuffo ribelle dei suoi lunghi capelli neri gli scivolò sulla
fronte. Irritato se lo tolse dagli occhi. Doveva entrare e cercare John Woods.
Varcò il cancello e si incamminò a piedi attraverso il
parco enorme, lungo il sentiero di alberi secolari. Sentiva le gambe rigide e
indolenzite. Per risparmiare dei soldi non aveva potuto noleggiare che un
vecchio ronzino e neanche per tutto il viaggio! Un sorriso amaro gli si formò
sulle labbra. Era la storia di sempre, la storia della sua vita, la vita di un
figlio di nessuno, di “un bastardo”. Ma perché continuava a prendersela? Non
aveva forse passato gli ultimi due anni tra umiliazioni, risse e privazioni di
ogni tipo? Forse qualcosa presto sarebbe cambiato o almeno lo sperava. Forte di
quel proposito accelerò l’andatura.
A un certo punto, mentre si trovava vicino una siepe di
bosso vide arrivare una carrozza. Accidenti! Proprio ora che doveva recarsi
nelle scuderie per parlare con John! Si nascose e attese. Non voleva testimoni
al suo incontro con il vecchio amico del padre. Era importante che nessuno lo
vedesse o sapesse che si era recato lì.
Intanto la carrozza si fermò davanti all’ingresso
principale della ricca dimora ottocentesca. «Alyce, Alyce… finalmente!» esclamò
una ragazza scendendo le scale di corsa. Non diede quasi tempo al valletto di
aprire lo sportello che si gettò tra le braccia di una giovane donna.
«Tesoro, sono qui! Sono tornata! Ari… come stai? Ma
guardati! Quanto sei cresciuta! mi sei mancata». Alyce sentì che la gioia del
momento la ripagava del faticoso viaggio.
«Anche tu mi sei mancata moltissimo!».
Mentre le due ragazze ridevano e piangevano insieme, il
giovane uomo bruno sorrise amaramente. Che scena patetica! Non avrebbe mai
sopportato gente come quella. Gente nobile, ricca, viziata, senza un problema
al mondo. Gente il cui massimo problema era quale vestito indossare alla festa
o scegliere l’accompagnatore della serata. Una fitta alle gambe gli ricordò la
sua stanchezza e con essa aumentò la rabbia. I suoi occhi scuri divennero
ancora più freddi ed enigmatici.
Mentre cercava un modo per sgattaiolare nelle scuderie, la
giovane donna appena arrivata si voltò e per la frazione di un secondo lui
rimase senza fiato.
Capitolo 2
Mentre parlava con la sorella (almeno lui presumeva fosse
tale, vista la straordinaria somiglianza), la giovane donna bionda, con un
gesto meccanico, si tolse il cappello.
Improvvisamente per Lucas fu come ricevere un pugno nello
stomaco: un ovale perfetto, con un incarnato di porcellana, si rivelò a lui. Un
viso a cuore, incorniciato da lunghi capelli biondi che scendevano in morbidi
boccoli sulle spalle. Aveva gli occhi più azzurri che lui avesse mai visto…
sembrava un angelo.
Lucas non credeva in sciocchezze come il Paradiso; era
troppo cinico e troppo vecchio per cullare ancora illusioni del genere ma in
quel momento pensò che se gli angeli avessero avuto un volto, sarebbe stato
quello. Era bellissima, la donna più bella su cui avesse mai posato gli occhi. Si
riscosse, improvvisamente infastidito da se stesso e dalla piega che stavano
prendendo i suoi pensieri. Cosa diavolo stava farneticando? Era venuto fin lì
con uno scopo ben preciso. Doveva solamente parlare con John e poi se ne
sarebbe andato, pronto a tornare nella fogna dalla quale era venuto. Non c’era
posto nella sua vita per sogni e sciocchezze simili. Aveva una missione da
compiere e, fosse stata l’ultima cosa della sua miserabile vita, l’avrebbe
portata fino in fondo.
Alyce rabbrividì e si guardò intorno. Una strana
sensazione si era impadronita di lei. Perché aveva tremato? E perché sentiva di
essere osservata? Si guardò intorno ma non vide nessuno, tuttavia quel brivido
di consapevolezza non l’abbandonò.
«Aly, che c’è? Hai freddo?»
«Non è nulla Ari, davvero. Forse l’aria sta rinfrescando.
Andiamo a salutare nostra madre, va bene? Non vedo l’ora di riabbracciare lei e
nostro padre… stanno bene? Devi raccontarmi tutto, in fondo sono tre anni che
non ci vediamo». Le due sorelle salirono l’ampia scalinata e si recarono in
casa, le teste vicine, complici. Sembravano molto felici.
Lucas le guardò fin quando non sparirono in casa.
Riscuotendosi da quella pazzia, uscì dal suo nascondiglio e si avviò verso le
scuderie. Avrebbe trovato John e presto sarebbe tornato a Londra, ripeteva a se
stesso. Aveva guardato il sole e ne era rimasto abbagliato. Un’esperienza
inusuale per lui… e straordinaria per certi versi. Ora poteva pure tornare nel
buio.
Tenuta
di Mellington House
«Ragazzo mio, che piacere vederti!!!» John lo accolse con
calore ed affetto. «Lasciati guardare! Quanto sei cresciuto! Ricordo quando eri
un frugoletto così…» e dicendolo, indicò con il braccio.
«Anch’io ti trovo bene» rispose Lucas.
Era vero, sembrava che per John il tempo si fosse fermato.
Aveva ancora un fisico asciutto, era abbronzato, forse a causa delle molte ore
di lavoro all’aria aperta e i suoi capelli castani erano solo leggermente più
radi.
«Qual buon vento ti porta a Rochford House?» chiese
intanto l’uomo.
«Mi serve un lavoro» rispose «Mi serve subito e volevo
sapere se tu fossi a conoscenza di un posto libero, in qualche ricca tenuta nei
dintorni di Londra. So fare di tutto: stalliere, fabbro, maniscalco. Mi
arrangio e non ho paura della fatica».
Mentre parlava con John, Lucas gli volse le spalle,
timoroso che il vecchio stalliere carpisse più di quanto lui fosse disposto a
rivelare.
L’uomo si grattò il mento, pensieroso. «Figliolo, sei
fortunato! Proprio oggi il ragazzo che accudiva i cavalli se n’è andato.
Potresti restare qui, come mio aiutante. Sai che ti tratterei come un figlio e
la paga è buona. Cosa ne dici?»
Nel sentire quella proposta, Lucas si irrigidì. «Qui? Non
lo so…»
Mentre rispondeva, il pensiero corse, con suo sommo
fastidio, a lei. Non sapeva perché lavorare a casa di quel “raggio di sole” lo
infastidisse così tanto. In fondo, lei era “nulla”, una donna, una delle tante,
solo più inavvicinabile di altre… se anche lui avesse voluto averci a che fare,
cosa che davvero non desiderava.
«Fa’ come credi ma nessun padrone è così generoso come il
conte di Rochford, te l’assicuro» continuò John «E poi, come mai non vorresti
lavorare qui? Se è solo un lavoro che cerchi, dove troveresti di meglio? A meno
che tu non mi stia nascondendo qualcosa».
L’uomo lo guardò con sospetto, cercando di decifrare la
maschera impenetrabile che era il volto di quel ragazzo che conosceva fin da
bambino. Lucas si passò una mano tra i capelli, gesto che faceva sempre quando
era nervoso o quando prefigurava l’arrivo di una catastrofe, come in quel
momento.
«Ma no John, cosa ti salta in mente? Che motivi dovrebbero
esserci? Volevo solo trovare un posto a Londra, mentre qui siamo in campagna.
Comunque so che durante “La Stagione” questi ricconi si trasferiranno nella
loro dimora londinese… non devono forse “vendere” le loro figliole al miglior
offerente? Comunque mi hai convinto, resterò qui».
Cercava di nascondere, con il sarcasmo, la crescente
sensazione di disagio che lo stava irritando e non poco. Lucas Smith non era un
codardo, non era mai scappato in vita sua di fronte a nulla, figuriamoci se
avesse cominciato a farlo ora. Per chi poi? Per una donna? Non doveva
preoccuparsi. Era lei, casomai, che avrebbe fatto meglio a non incrociare mai
la sua strada.
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