Intervista
Buongiorno e benvenuta
Sara Tessa, grazie per aver accettato di fare questa chiacchierata con me.
Rompiamo il ghiaccio e
iniziamo subito:
Chi è Sara Tessa nella vita di tutti i giorni? Hai
hobbyes o passioni particolari? Raccontaci un po’.
Chi è Sara Tessa è una domanda a cui non è facile
rispondere perché per prima non lo so. Direi una delle protagoniste dei miei
romanzi non c’è alcun dubbio. Una donna con tutte le sue mille sfaccettature.
Ho delle passioni, sì, direi più ossessioni. Primo fra tutti lavorare a maglia
e uncinetto. Mi concentra, mi isola dal mondo e mi permette di creare nella
pratica. Niente di particolarmente bello, ma ai miei occhi sì. Anche questo è
un mezzo di evasione come altrettanto lo è la scrittura. La differenza tra loro
è che alla fine di un lavoro realizzato a maglia ho qualcosa di materiale e
tangibile tra le mani rispetto ad un romanzo che rimane sempre troppo intenso
per percepirlo come un lavoro fatto e finito. E amo smisuratamente la natura,
in special modo camminare nei boschi, osservare il sottobosco, e ascoltare il
vento sferzare le fronde degli alberi. E’ un toccasana.
La scrittura fa parte di te da sempre o è una cosa
che hai scoperto crescendo?
Recentemente nel liberare la cantina nella vecchia
casa di mia madre con sorpresa ho trovato diversi quaderni dell’adolescenza e
diari scolastici e sfogliandoli ho scovato alcuni scritti. Impressioni, piccole
memorie, ma soprattutto poesie. Non ricordavo di averli conservati e nemmeno
scritti. E’ stato una sorpresa rileggerli e, dopo quasi trent’anni, ho potuto
riconoscere la mia scrittura, la mia voce, la voce di Sophie, di Bea, Adam e
tutti i saltimbanco dei miei romanzi. E quindi direi di sì, la scrittura mi ha
sempre accompagnato, ma ammetto che non era nei miei progetti scrivere
“seriamente”, se posso usare il termine.
Ricordi la prima cosa in assoluto che hai scritto?
La conservi ancora?
Come ho già risposto sopra, sì, conservo degli
scritti.
Da self al grande successo con “L’uragano di un
batter d’ali” cosa ti ha spinta a pubblicare, come sei cambiata tu e la tua
scrittura dagli esordi ad oggi?
La motivazione principale per cui ho pubblicato è
che ero disoccupata. Senza lavoro e con poche prospettive di reinserimento
piuttosto che deprimermi in attesa di una risposta di impiego ho deciso di
impegnare il tempo libero imponendomi di scrivere una storia dall’inizio alla
fine. Più un esercizio tanto per far passare le giornate. Così, giorno dopo
giorno la scrittura è diventata il mio mondo. Quando esordì lo feci davvero
inconsapevole e soprattutto lo feci come un gioco. La piattaforma Amazon di
self si era attivata in Italia da pochi mesi e ne ero venuta a conoscenza
navigando in Internet, così tra il fare e il non fare mi son detta: Butto
dentro il libro e vediamo se la storia che mi sono inventata può piacere a
qualcuno e da lì poi tutto è mutato. Non so dirti se la mia scrittura sia
cambiata dagli esordi, non posso saperlo poiché non ho pubblicato più nulla e
non sono io a doverlo dire, ma negli scritti presenti nel mio cassetto forse
potrei azzardare un sì. Su me stessa,
invece, direi che un cambiamento c’è stato. Sono molto più consapevole di
quello che scrivo e proprio questa nuova consapevolezza ha posto dei limiti.
Credo sia stato il motivo per cui ho stoppato le pubblicazioni. Mi rendevo
conto, anzi vedevo me nelle righe delle storie ed era difficile guardarsi e
restare indifferenti. Questo era prima. Oggi ho fatto pace e riesco ad amarmi
di più e quindi sono meno giudicante su quanto scrivo.
La difficoltà più grande e la più bella
soddisfazione avuta dopo aver pubblicato i tuoi libri?
La difficoltà e soddisfazione vanno di pari passo
per quel che mi riguarda. Per come sono non tendo a strafare nei sentimenti.
Una racchiude sempre l’altra. Ma diciamo che la difficoltà più grande è stata
l’esposizione con il pubblico, se dapprincipio trovarmi a rispondere a
meravigliose donne era piacevole e anche un toccasana all’autostima poi la cosa
mi ha spaventato. Non sono una leader, non riesco a impalarmi a lady
bestseller. Anzitutto per una forma di sarcasmo, non credo al leaderismo, e in
secondo luogo perché era una situazione fuori dalla mia normalità e soprattutto
non immaginavo neppure che un libro potesse fomentare tanta acredine e allo
stesso tempo tanto amore e doverne pure rispondere direttamente. Quindi da
anonima qualunque a conosciuta per me ha significato starmene per i fatti miei.
Sono una “scrittrice” (lo metto tra virgolette perché non mi è chiaro cosa
significhi ancora oggi) e in quanto tale il mio lavoro è solo la stesura del
romanzo, della storia, lo scrivere appunto e non parlare in pubblico, o
argomentare in generale. Va in contraddizione, almeno per me. Comunque la
soddisfazione c’è stata... ed è, aver fatto qualcosa di buono nella vita per me
stessa.
Io dopo averti letta e amata ho potuto conoscerti
al primo Festival Romance che c’è stato a Milano lo scorso giugno, è stato
fantastico un emozione grande! Tu come l’hai vissuta? Quali sono state le tue
emozioni e sensazioni?
Il Festival del Romance è stato un evento
meraviglioso. Ancora oggi mi trovo a sorridere ripensando ai momenti vissuti
durante l'intera giornata. Con Lidia Ottelli, organizzatrice dell’evento, avevo
fatto un accordo: trascorre solo qualche ora. Quando però mi sono seduta al
tavolo con le ragazze dell’organizzazione e mi sono trovata davanti ad una sala
piena di lettrici e scrittrici non sono più riuscita ad alzarmi. Era uno spettacolo.
L’energia felice di donne e amiche fatta di sorrisi e abbracci sinceri.
Emozioni che volavano in ogni dove. Insomma, è stato un evento genuino e sono
stata davvero felice di avervi partecipato come “madrina” che era stata
semplicemente una battuta detta a Lidia per farla smettere di darmi il tormento
perché presenziassi.
“Va bene Lidia, verrò, qualche ora, sarò una
specie di madrina”, avevo scritto in chat.
“Sìììììì… la mia madrina”, aveva risposto senza
immaginare che poi lo avrebbe dichiarato pubblicamente. Spero con tutto il
cuore che l’evento nel futuro conservi la stessa filosofia e grinta.
Cos’è scrivere per te? dacci la tua personale
definizione.
Scrivere per me è smettere di pensare e azzittire
le mille voci che mi tormentano. E’ dove realmente faccio esperienze di vita
senza peraltro applicarle nella pratica. Il luogo dell’incanto dove la voce dei
miei protagonisti si eleva e il resto diventa nullo. Sono voci che si riversano
sulla carta bianca. Non ho pubblicato più nulla, lo so, ma in questi anni ho
continuato a scrivere ogni giorno tra i miei umori altalenanti. Ogni giorno una
storia si è fatta spazio tra i pensieri. Di alcune di queste ne ho abbozzato qualche pagina per poi abbandonarle e in altri casi sono giunta alla fine
richiudendo poi il tutto in un cassetto. So che i miei protagonisti vogliono
farsi sentire al mondo, ma abbiamo fatto un patto… Un giorno...
Che tipo di lettrice sei, cosa ti piace e cosa
invece non sopporti e eviti quando scegli un nuovo libro?
Leggo prevalentemente scrittori americani e i
generi sono contemporanei, diciamo più pulp che romanzi rosa. Mi piacciono le
storie intricate, irriverenti, furbe, giuste, e anche politicamente scorrette.
Storie che ti portano in altre dimensioni, e riflessioni. Insomma mi piacciono
le letture che sorprendono riga dopo riga, e capaci di farti alzare gli occhi
al cielo e cogliere le verità per come le intendi.
Se potessi tornare indietro c’è qualcosa che
cambieresti nel tuo percorso da scrittrice? Se invece provi a guardare al futuro
cosa vorresti o ti aspetti?
Se la domanda me la ponevi un anno fa’ ti avrei
risposto in modo diverso, ma no. Alla luce degli eventi sono davvero convinta
che sia andata bene come è andata. Non posso recriminare sul passato. Sono
valutazioni che si fanno sempre dopo e lasciano solo il rimpianto e spesso del
risentimento che poi genera rabbia o bisogno di rivalsa. Posso solo guardare al
futuro, ora come ora, che trovo più interessante e libero. Lo faccio
sicuramente più consapevole che poi non lo si è mai del tutto. E guardandolo, o
meglio creandomi una bella diapositiva. Mi vedo seduta sotto ad un portico, un
computer aperto su un tavolino di legno rotondo, il mare all’orizzonte e
attorno i miei protagonisti di ieri e di domani.
Ora ti chiedo una frase che hai scritto tu o di
altri che hai particolarmente a cuore e perché?
La frase è scontata. Se smetti di sognare allora
stai dormendo. Questo è un motto, un principio di vita. La scrivo spesso nel
firmacopie e per quanto possa sembrare una frase ripetitiva ogni volta nel
scriverla mi metto nella condizione di fare un regalo alla persona che ho di
fronte. Spero davvero che colga il senso intrinseco e ne faccia tesoro.
Non l’ho partorita io, ma l’ho sentita in tv un
pomeriggio in cui la noia mi aveva assalito. Guardavo una serie televisiva
molto divertente quando il protagonista la enuncia ad una ragazza un po’
rassegnata. Ricordo di aver seguito il dialogo e secondo dopo secondo ho
sentito una nuova forza per reagire io stessa alla rassegnazione che vivevo in
quel periodo. Sì, mi ero detta, se smetto di sognare allora è come morire e
quindi da quel giorno ho iniziato a farla mia per non mollare, per non cadere e
il risultato posso dire che è stato vincente per certi versi. Tuttavia di
recente c’è una nuova frase… qualcosa che ha a che fare con il futuro e
soprattutto con un romanzo che giace in un cassetto…
La scrivo qui, in questa intervista, e la lascio a
libera interpretazione :-)
“E’ proprio davanti a te!”
Grazie infinite per la disponibilità, in bocca al lupo e a presto, Emanuela.
1 commento:
😍 grazie per quello che ho letto nell'intervista
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