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sabato 14 settembre 2019

Intervista a Sara Tessa

Intervista



Buongiorno e benvenuta Sara Tessa, grazie per aver accettato di fare questa chiacchierata con me.

Rompiamo il ghiaccio e iniziamo subito:


Chi è Sara Tessa nella vita di tutti i giorni? Hai hobbyes o passioni particolari? Raccontaci un po’.

Chi è Sara Tessa è una domanda a cui non è facile rispondere perché per prima non lo so. Direi una delle protagoniste dei miei romanzi non c’è alcun dubbio. Una donna con tutte le sue mille sfaccettature. Ho delle passioni, sì, direi più ossessioni. Primo fra tutti lavorare a maglia e uncinetto. Mi concentra, mi isola dal mondo e mi permette di creare nella pratica. Niente di particolarmente bello, ma ai miei occhi sì. Anche questo è un mezzo di evasione come altrettanto lo è la scrittura. La differenza tra loro è che alla fine di un lavoro realizzato a maglia ho qualcosa di materiale e tangibile tra le mani rispetto ad un romanzo che rimane sempre troppo intenso per percepirlo come un lavoro fatto e finito. E amo smisuratamente la natura, in special modo camminare nei boschi, osservare il sottobosco, e ascoltare il vento sferzare le fronde degli alberi. E’ un toccasana.

La scrittura fa parte di te da sempre o è una cosa che hai scoperto crescendo?

Recentemente nel liberare la cantina nella vecchia casa di mia madre con sorpresa ho trovato diversi quaderni dell’adolescenza e diari scolastici e sfogliandoli ho scovato alcuni scritti. Impressioni, piccole memorie, ma soprattutto poesie. Non ricordavo di averli conservati e nemmeno scritti. E’ stato una sorpresa rileggerli e, dopo quasi trent’anni, ho potuto riconoscere la mia scrittura, la mia voce, la voce di Sophie, di Bea, Adam e tutti i saltimbanco dei miei romanzi. E quindi direi di sì, la scrittura mi ha sempre accompagnato, ma ammetto che non era nei miei progetti scrivere “seriamente”, se posso usare il termine.

Ricordi la prima cosa in assoluto che hai scritto? La conservi ancora?
Come ho già risposto sopra, sì, conservo degli scritti.

Da self al grande successo con “L’uragano di un batter d’ali” cosa ti ha spinta a pubblicare, come sei cambiata tu e la tua scrittura dagli esordi ad oggi?
La motivazione principale per cui ho pubblicato è che ero disoccupata. Senza lavoro e con poche prospettive di reinserimento piuttosto che deprimermi in attesa di una risposta di impiego ho deciso di impegnare il tempo libero imponendomi di scrivere una storia dall’inizio alla fine. Più un esercizio tanto per far passare le giornate. Così, giorno dopo giorno la scrittura è diventata il mio mondo. Quando esordì lo feci davvero inconsapevole e soprattutto lo feci come un gioco. La piattaforma Amazon di self si era attivata in Italia da pochi mesi e ne ero venuta a conoscenza navigando in Internet, così tra il fare e il non fare mi son detta: Butto dentro il libro e vediamo se la storia che mi sono inventata può piacere a qualcuno e da lì poi tutto è mutato. Non so dirti se la mia scrittura sia cambiata dagli esordi, non posso saperlo poiché non ho pubblicato più nulla e non sono io a doverlo dire, ma negli scritti presenti nel mio cassetto forse potrei azzardare un sì.  Su me stessa, invece, direi che un cambiamento c’è stato. Sono molto più consapevole di quello che scrivo e proprio questa nuova consapevolezza ha posto dei limiti. Credo sia stato il motivo per cui ho stoppato le pubblicazioni. Mi rendevo conto, anzi vedevo me nelle righe delle storie ed era difficile guardarsi e restare indifferenti. Questo era prima. Oggi ho fatto pace e riesco ad amarmi di più e quindi sono meno giudicante su quanto scrivo.


La difficoltà più grande e la più bella soddisfazione avuta dopo aver pubblicato i tuoi libri?

La difficoltà e soddisfazione vanno di pari passo per quel che mi riguarda. Per come sono non tendo a strafare nei sentimenti. Una racchiude sempre l’altra. Ma diciamo che la difficoltà più grande è stata l’esposizione con il pubblico, se dapprincipio trovarmi a rispondere a meravigliose donne era piacevole e anche un toccasana all’autostima poi la cosa mi ha spaventato. Non sono una leader, non riesco a impalarmi a lady bestseller. Anzitutto per una forma di sarcasmo, non credo al leaderismo, e in secondo luogo perché era una situazione fuori dalla mia normalità e soprattutto non immaginavo neppure che un libro potesse fomentare tanta acredine e allo stesso tempo tanto amore e doverne pure rispondere direttamente. Quindi da anonima qualunque a conosciuta per me ha significato starmene per i fatti miei. Sono una “scrittrice” (lo metto tra virgolette perché non mi è chiaro cosa significhi ancora oggi) e in quanto tale il mio lavoro è solo la stesura del romanzo, della storia, lo scrivere appunto e non parlare in pubblico, o argomentare in generale. Va in contraddizione, almeno per me. Comunque la soddisfazione c’è stata... ed è, aver fatto qualcosa di buono nella vita per me stessa.

Io dopo averti letta e amata ho potuto conoscerti al primo Festival Romance che c’è stato a Milano lo scorso giugno, è stato fantastico un emozione grande! Tu come l’hai vissuta? Quali sono state le tue emozioni e sensazioni?
Il Festival del Romance è stato un evento meraviglioso. Ancora oggi mi trovo a sorridere ripensando ai momenti vissuti durante l'intera giornata. Con Lidia Ottelli, organizzatrice dell’evento, avevo fatto un accordo: trascorre solo qualche ora. Quando però mi sono seduta al tavolo con le ragazze dell’organizzazione e mi sono trovata davanti ad una sala piena di lettrici e scrittrici non sono più riuscita ad alzarmi. Era uno spettacolo. L’energia felice di donne e amiche fatta di sorrisi e abbracci sinceri. Emozioni che volavano in ogni dove. Insomma, è stato un evento genuino e sono stata davvero felice di avervi partecipato come “madrina” che era stata semplicemente una battuta detta a Lidia per farla smettere di darmi il tormento perché presenziassi.
“Va bene Lidia, verrò, qualche ora, sarò una specie di madrina”, avevo scritto in chat.
“Sìììììì… la mia madrina”, aveva risposto senza immaginare che poi lo avrebbe dichiarato pubblicamente. Spero con tutto il cuore che l’evento nel futuro conservi la stessa filosofia e grinta.

Cos’è scrivere per te? dacci la tua personale definizione.
Scrivere per me è smettere di pensare e azzittire le mille voci che mi tormentano. E’ dove realmente faccio esperienze di vita senza peraltro applicarle nella pratica. Il luogo dell’incanto dove la voce dei miei protagonisti si eleva e il resto diventa nullo. Sono voci che si riversano sulla carta bianca. Non ho pubblicato più nulla, lo so, ma in questi anni ho continuato a scrivere ogni giorno tra i miei umori altalenanti. Ogni giorno una storia si è fatta spazio tra i pensieri. Di alcune di queste ne ho abbozzato qualche pagina per poi abbandonarle e in altri casi sono giunta alla fine richiudendo poi il tutto in un cassetto. So che i miei protagonisti vogliono farsi sentire al mondo, ma abbiamo fatto un patto… Un giorno...

Che tipo di lettrice sei, cosa ti piace e cosa invece non sopporti e eviti quando scegli un nuovo libro?
Leggo prevalentemente scrittori americani e i generi sono contemporanei, diciamo più pulp che romanzi rosa. Mi piacciono le storie intricate, irriverenti, furbe, giuste, e anche politicamente scorrette. Storie che ti portano in altre dimensioni, e riflessioni. Insomma mi piacciono le letture che sorprendono riga dopo riga, e capaci di farti alzare gli occhi al cielo e cogliere le verità per come le intendi.

Se potessi tornare indietro c’è qualcosa che cambieresti nel tuo percorso da scrittrice? Se invece provi a guardare al futuro cosa vorresti o ti aspetti?
Se la domanda me la ponevi un anno fa’ ti avrei risposto in modo diverso, ma no. Alla luce degli eventi sono davvero convinta che sia andata bene come è andata. Non posso recriminare sul passato. Sono valutazioni che si fanno sempre dopo e lasciano solo il rimpianto e spesso del risentimento che poi genera rabbia o bisogno di rivalsa. Posso solo guardare al futuro, ora come ora, che trovo più interessante e libero. Lo faccio sicuramente più consapevole che poi non lo si è mai del tutto. E guardandolo, o meglio creandomi una bella diapositiva. Mi vedo seduta sotto ad un portico, un computer aperto su un tavolino di legno rotondo, il mare all’orizzonte e attorno i miei protagonisti di ieri e di domani.

Ora ti chiedo una frase che hai scritto tu o di altri che hai particolarmente a cuore e perché?
La frase è scontata. Se smetti di sognare allora stai dormendo. Questo è un motto, un principio di vita. La scrivo spesso nel firmacopie e per quanto possa sembrare una frase ripetitiva ogni volta nel scriverla mi metto nella condizione di fare un regalo alla persona che ho di fronte. Spero davvero che colga il senso intrinseco e ne faccia tesoro.
Non l’ho partorita io, ma l’ho sentita in tv un pomeriggio in cui la noia mi aveva assalito. Guardavo una serie televisiva molto divertente quando il protagonista la enuncia ad una ragazza un po’ rassegnata. Ricordo di aver seguito il dialogo e secondo dopo secondo ho sentito una nuova forza per reagire io stessa alla rassegnazione che vivevo in quel periodo. Sì, mi ero detta, se smetto di sognare allora è come morire e quindi da quel giorno ho iniziato a farla mia per non mollare, per non cadere e il risultato posso dire che è stato vincente per certi versi. Tuttavia di recente c’è una nuova frase… qualcosa che ha a che fare con il futuro e soprattutto con un romanzo che giace in un cassetto…
La scrivo qui, in questa intervista, e la lascio a libera interpretazione :-)
“E’ proprio davanti a te!”



Grazie infinite per la disponibilità, in bocca al lupo e a presto, Emanuela.

1 commento:

EleonoraCogoli ha detto...

😍 grazie per quello che ho letto nell'intervista