Titolo: "La Vendetta di Lord Hughes "
Autore: Fabiana Redivo
Collana: DriEditore Historical Romance
Genere: Regency – Avventuroso - Paranormal
Formati disponibili: ebook 2.99 (pre order 0.99)/ cartaceo
12.99
Lancio: pre order dall’8 febbraio (a prezzo
scontato 0.99) / lancio ufficiale 18 febbraio
Info: thomas.dri@gmail.com
Sinossi
Ironico,
bugiardo, libertino, romantico, crudele, passionale, violento, dolcissimo,
colto, rude e raffinato. Quanti volti ha lord Hughes? E quali è disposto a
mostrare alla donna che ama?
Lady
Judith Blackmore ha accettato di sposare lord Edward Hughes, conte di
Brewfield, per mettersi al sicuro dal complotto ordito dallo zio, lord George
Blackmore, che la vorrebbe morta. Un matrimonio celebrato in fretta ma nato
sotto i migliori auspici. Una magica alchimia d'amore si instaura subito tra
Edward e Judith che finalmente sembra poter condurre la sua vita serenamente.
Ma lord Hughes ha un lato oscuro che non è disposto a svelare alla sua giovane
sposa, di cui è perdutamente innamorato. Una maledizione incombe sui conti di
Brewfield. Affonda le radici in un passato non troppo lontano, nientemeno che
in India ed è legato alla spietata setta assassina dei thugs. Ancora una volta
la vita di Judith è in pericolo ma la "tigre dagli occhi viola" è
disposta a metterla in gioco per amore e per spezzare la terribile maledizione.
L'autrice
Dopo
il successo di Una Ribelle per Lord Hughes, balzato ai primi posti delle
classifiche nel 2018 e molto apprezzato dalle numerosissime lettrici che lo
hanno scelto e che continuano a farlo tutt’ora, Fabiana Redivo si cimenta,
aggiungiamo noi con successo, nel nuovo capitolo della saga. Questa volta aggiungendo
una vena avventurosa e fantasy decisamente più marcata che nel primo, forse
andando a ripescare dai suoi passati successi in questi generi.
Insomma,
un Regency un po’ fuori dalle solite canoniche regole, ma una bellissima storia
d’amore con un insieme eterogeneo di personaggi veramente affascinanti e magistralmente
ritratti.
*** ROMANZO AUTOCONCLUSIVO
***
ESTRATTI
Lord Hughes respirò a pieni polmoni l'aria
salmastra. Invidiò il volo arruffato di un gabbiano sorpreso da un'improvvisa
folata di vento. Il mare gli mancava.
Soprattutto la tolda della nave, la sensazione di scivolare sull'immensa
superficie degli oceani cullato dalle onde, trasportato dal vento che gonfiava
le vele. Gli mancavano le giornate aride di sole, le burrasche, i venti
impetuosi. L'avvistamento di altre bandiere all'orizzonte, gli incontri e gli
scontri, le battaglie, i porti sicuri e quelli infidi. Desiderava tornare a quelle immensità azzurre
e provare ancora il fremito dell'avventura.
Sulla terraferma si sentiva prigioniero.
Inquieto. Il pensiero corse subito al motivo per cui si era cacciato con le sue
stesse mani, anzi, con il cuore, in quella situazione di stallo: una giovane
donna dagli occhi viola profondi come gli oceani, dal carattere forte e nel
contempo fragile, bella da togliere il fiato. Sua moglie Judith.
Di fronte a quello sguardo limpido, Edward
rimase spiazzato. Riemersero prepotenti
i sensi di colpa. Amava alla follia la sua giovane moglie, così determinata,
colta e bellissima. Lo aveva letteralmente stregato con il suo coraggio, il
fortissimo istinto di sopravvivenza, la caparbietà e determinazione. Perché
oltre al temperamento ribelle, possedeva un cuore dolcissimo e un animo
delicato. Inoltre la sua innocenza diventava fuoco puro sotto alle lenzuola.
Tutto questo lo faceva impazzire. Perché lui, invece, era quello che era. Un
lord, certo. Ma anche uno spietato uomo d'affari e un avventuriero. Forse un
giorno le avrebbe confessato ogni cosa. Forse.
Cosa penserà di me quando saprà chi sono
davvero? Mi respingerà e io ne uscirò con il cuore frantumato al punto da non
riuscire mai più a mettere insieme i pezzi. E me lo sarò meritato. Come ho
potuto cedere alla tentazione di cogliere questo fiore meraviglioso?
Turbata, esaminò l'armadio. Era la prima
volta che notava gli intarsi lungo le colonne laterali. Andò a sfiorare con le
dita il fiore che le era stato indicato in modo tanto insolito. Sporgeva un po'
più degli altri. D'istinto, lo spinse.
Udì uno scatto. Un cassetto segreto si aprì, di poco, alla base dell'armadio.
Sembra quasi un doppio fondo. Chissà se
Edward ne conosce l'esistenza? Peccato sia già partito per Plymouth, avrei
potuto chiederglielo.
Incuriosita, si chinò ad aprire il misterioso
cassetto. Un intenso profumo di essenza di sandalo si espanse nell'aria.
Proveniva da una pezza di lino che avvolgeva una piccola bottiglia di olio
essenziale. Fu colpita da alcuni plichi di lettere legate a piccoli gruppi con
un nastro di colore rosso. Infine un quaderno rilegato in pelle che aveva tutta
l'aria di un diario. Lo aprì con mani tremanti dall'emozione. Sulla prima
pagina campeggiava un nome scritto in calligrafia elegante: Marion Penwherry.
Era il diario di lady Marion, la madre di
Edward.
Judith in particolare
era combattuta tra il lasciarsi andare alla collera, o al pianto per la
delusione di essere stata messa da parte. Se fosse stata da sola, nel palazzo
di Whitemoor, di certo avrebbe fatto a pezzi parecchie suppellettili. Invece si
trovava a Winterborn, nel salottino privato del duca di Ashton. Non poteva
permettersi di apparire debole o isterica. Ora comprendeva meglio gli
insegnamenti della maharani di Bombay e il motivo per cui la metteva spesso a
parte di quanto accadeva a corte.
A un uomo si
perdonavano le intemperanze, venivano considerate come espressione di forza o
temperamento. Per una donna era un altro paio di maniche. Non aveva alcuna
importanza quanto giuste fossero le sue rimostranze, se alzava la voce veniva
considerata un'isterica e il suo giudizio ottenebrato dalle emozioni. Per
questo doveva assolutamente ricacciare indietro il nodo di pianto che le
stringeva la gola per la rabbia e la delusione; non sarebbe stata presa sul
serio. E lei aveva maledettamente bisogno di essere presa sul serio.
“Lasciatemi...
lasciatemi per dio... sono un cittadino britannico!”
“Un cittadino
britannico, ma certo” rimarcò Edward con un sorriso diabolico. “Bentrovato,
lord Blackmore.”
In ginocchio,
bloccato per le braccia da due pirati, Lord George Blackmore lo fissò con astio
ma non rispose alla provocazione. Rimase muto. Se i suoi occhi fossero state
lame, di certo avrebbe fatto una strage con lo sguardo.
“L'ospitalità del
principe Thaik non era di vostro gusto?”
Di fronte
all'ostinato mutismo del suo ex socio, sollevò la punta della sciabola sporca
di sangue nemico e gliela puntò alla gola.
“Sapete bene chi
sono” disse con la calma che precedeva la tempesta. “E la fama di cui godo. Ve
lo chiederò una volta sola. Dov'è vostro fratello?”
Di fronte allo
sguardo gelido di lord Hughes, l'uomo impallidì.
“Nelle Sundarbans”
rispose dopo breve esitazione.
“Ospite del nostro
comune amico?”
“Sanjai Singh vi sta
aspettando” gorgogliò cupo. “Non riuscirete mai a spezzare la maledizione. Mia
nipote Judith morirà e sarà solo colpa vostra. Voi l'avrete uccisa!”
Spezzare la
maledizione non era poi così importante. Ciò che gli premeva sopra ogni cosa
era tenere sua moglie Judith al sicuro, e lo avrebbe fatto anche a costo di
dannare per sempre la sua anima.
E dopo compirò la mia
vendetta. Per tutta la mia famiglia.
Il triskell vibrava
al collo di Judith, e lei sapeva perfettamente perché. Era in atto un conflitto
tra energie contrastanti.
Le maledizioni
trovano sempre un modo per compiersi. Ma possono essere spezzate.
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