}

mercoledì 27 febbraio 2019

Recensione - Dio di Illusioni - di Donna Tartt

Dio di illusioni
Dimensioni file: 1653 KB
Lunghezza stampa: 622
Editore: BUR Rizzoli; 3 edizione (18 febbraio 2014)

TRAMA
Un piccolo raffinato college nel Vermont. Cinque ragazzi ricchi e viziati e il loro eccentrico e affascinante professore di greco antico, che insegna al di fuori delle regole accademiche imposte dall'università e solamente a una cerchia ristretta di studenti. Un'élite di giovani che vivono di eccessi e illusioni, lontani dalla realtà che li circonda e immersi nella celebrazione di un passato mitico e idealizzato, tra studi classici e riti dionisiaci, alcol, droghe e sottili giochi erotici. Fino a che, in una notte maledetta, esplode la violenza. E il loro mondo inizia a crollare inesorabilmente, pezzo dopo pezzo. Una storia folgorante di amicizia e complicità, amore e ossessione, colpa e follia, un romanzo di formazione che è stato uno dei più grandi casi editoriali degli anni Novanta.

RECENSIONE
Io e questo libro ci siamo incontrati per caso in un negozio di ferramenta. Era fuori posto proprio come me: io in mezzo a viti e bulloni, lui su uno scaffale stretto tra manuali di cucina e le lucide copertine acquarellate e chiare, della collana con il tipico elemento rosa.
L’incipit mi aveva convinta, ma nel mio kindle ho una lista così sostanziosa di libri in attesa di essere letti, che mi sono imposta di non cedere ai capricci.
Così ci siamo separati ed è iniziato il tormento: dovevo averlo.
Non c’era nulla da fare, continuavo a pensarci. Avevo la sensazione che, se non lo avessi letto, avrei perso un’occasione.
A volte i colpi di fulmine non sono altro che colpi di testa, ma dopo essermi scaricata l’estratto e avere ancora la precisa sensazione di doverlo leggere, ho capito che questo libro è uno di quelli capaci di lasciare un segno profondo.

“Dio di illusioni” è una storia dal sapore decadente in cui, quando la fragilità si scopre, e si è così fragili da non riuscire neppure a pentirsi, la speranza non è per tutti.
È stato paragonato ad una versione moderna di Delitto e Castigo, con la variante che qui la redenzione non arriverà, e il motivo è semplice: non c’è alcuna sofferenza causata da pentimento e punizione, a veicolarla.

Quella dell’autrice è una scrittura lirica, con delle sfumature che spesso mi hanno ricordato lo stile di Francis Scott Fitzgerald.
Ma è anche atemporale; escludendo gli indizi che collocano la storia negli anni ’70 del secolo scorso, potrebbe trattarsi anche un romanzo scritto in un’altra epoca.

La Tartt ha un’abilità straordinaria di costruire i suoi personaggi, tutti sono modellati con un’impressionante conoscenza dell’animo umano e, insieme all’intensità narrativa della storia, è la caratteristica più marcata di questo libro.      
“Dio di Illusioni” è un romanzo complesso, fatto di manifestazioni di complicità e dell’illusoria pretesa di non aver bisogno di un motivo perché il sodalizio resti ben saldo. Spesso al lettore vengono imposti lunghi tempi di attesa prima di avere delle risposte, ma tutto serve ad aumentare la curiosità e le 622 pagine, tra scenari di montagne, boschi e tempeste di neve, scorrono sciogliendosi in vicende oscure e dissipando un’atmosfera di alcool, riti dionisiaci e droga.
Il romanzo è così lungo, e i problemi dei ragazzi così abili a strisciare nell’animo del lettore, che in questo momento non so se sarà uno di quei libri che di tanto in tanto si rileggono per l’ennesima volta, soprattutto perché l’assenza totale di catarsi in un volume di questa mole può essere sopportata una volta, ma poi diventa un mattone angosciante. Però ha già iniziato ad essere uno di quei libri da aprire a caso quando si è alla ricerca di ispirazione creativa.    
 Alla prossima, Elena.


Nessun commento: