Dio di illusioni
di Donna Tartt
Dimensioni file: 1653 KB
Lunghezza stampa: 622
Editore: BUR
Rizzoli; 3 edizione (18 febbraio 2014)
TRAMA
Un piccolo raffinato college
nel Vermont. Cinque ragazzi ricchi e viziati e il loro eccentrico e
affascinante professore di greco antico, che insegna al di fuori delle regole
accademiche imposte dall'università e solamente a una cerchia ristretta di
studenti. Un'élite di giovani che vivono di eccessi e illusioni, lontani dalla
realtà che li circonda e immersi nella celebrazione di un passato mitico e
idealizzato, tra studi classici e riti dionisiaci, alcol, droghe e sottili
giochi erotici. Fino a che, in una notte maledetta, esplode la violenza. E il
loro mondo inizia a crollare inesorabilmente, pezzo dopo pezzo. Una storia
folgorante di amicizia e complicità, amore e ossessione, colpa e follia, un
romanzo di formazione che è stato uno dei più grandi casi editoriali degli anni
Novanta.
RECENSIONE
Io e questo libro ci siamo incontrati per caso in un
negozio di ferramenta. Era fuori posto proprio come me: io in mezzo a viti e
bulloni, lui su uno scaffale stretto tra manuali di cucina e le lucide
copertine acquarellate e chiare, della collana con il tipico elemento rosa.
L’incipit mi aveva convinta, ma nel mio kindle ho una
lista così sostanziosa di libri in attesa di essere letti, che mi sono imposta
di non cedere ai capricci.
Così ci siamo separati ed è iniziato il tormento: dovevo
averlo.
Non c’era nulla da fare, continuavo a pensarci. Avevo
la sensazione che, se non lo avessi letto, avrei perso un’occasione.
A volte i colpi di fulmine non sono altro che colpi di
testa, ma dopo essermi scaricata l’estratto e avere ancora la precisa
sensazione di doverlo leggere, ho capito che questo libro è uno di quelli
capaci di lasciare un segno profondo.
“Dio di illusioni” è una storia dal sapore decadente
in cui, quando la fragilità si scopre, e si è così fragili da non riuscire
neppure a pentirsi, la speranza non è per tutti.
È stato paragonato ad una versione moderna di Delitto
e Castigo, con la variante che qui la redenzione non arriverà, e il motivo è
semplice: non c’è alcuna sofferenza causata da pentimento e punizione, a
veicolarla.
Quella dell’autrice è una scrittura lirica, con delle
sfumature che spesso mi hanno ricordato lo stile di Francis Scott Fitzgerald.
Ma è anche atemporale; escludendo gli indizi che
collocano la storia negli anni ’70 del secolo scorso, potrebbe trattarsi anche
un romanzo scritto in un’altra epoca.
La Tartt ha un’abilità straordinaria di costruire i suoi
personaggi, tutti sono modellati con un’impressionante conoscenza dell’animo
umano e, insieme all’intensità narrativa della storia, è la caratteristica più
marcata di questo libro.
“Dio di Illusioni” è un romanzo complesso, fatto di
manifestazioni di complicità e dell’illusoria pretesa di non aver bisogno di un
motivo perché il sodalizio resti ben saldo. Spesso al lettore vengono imposti lunghi
tempi di attesa prima di avere delle risposte, ma tutto serve ad aumentare la
curiosità e le 622 pagine, tra scenari di montagne, boschi e tempeste di neve,
scorrono sciogliendosi in vicende oscure e dissipando un’atmosfera di alcool,
riti dionisiaci e droga.
Il romanzo è così lungo, e i problemi dei ragazzi così
abili a strisciare nell’animo del lettore, che in questo momento non so se sarà
uno di quei libri che di tanto in tanto si rileggono per l’ennesima volta, soprattutto
perché l’assenza totale di catarsi in un volume di questa mole può essere
sopportata una volta, ma poi diventa un mattone angosciante. Però ha già
iniziato ad essere uno di quei libri da aprire a caso quando si è alla ricerca
di ispirazione creativa.
Alla prossima, Elena.
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