Titolo: Pain, colpa del dolore
Autore: Ashley Jade
Genere: New
Adult
Traduzione: Katia Rabacchi Miner
Progetto grafico: Angelice
Trama
Il dolore.
Ci ferisce. Ci spinge ai limiti. Ci punisce.
Oppure, per le anime miserabili come me, ci definisce.
Non sono una brava persona.
Non ho delle qualità che possano redimermi, non più.
Quelle che avevo, le ho donate al diavolo la notte in cui è cambiata ogni cosa.
La notte in cui la mia sorellina è morta.
La notte in cui ho ucciso il suo assassino.
Sì, ho tolto una vita e lo rifarei ancora, senza
pensarci due volte.
E mai e poi mai avrei provato un briciolo di rimorso
per essere ciò che sono.
Poi, è arrivata lei.
Mi chiamo Jackson Reid. Ci sono due cose che dovete
sapere di me. La prima: sono innamorato di Alyssa Tanner.
La seconda: sono un assassino.
***
Mi chiamo Alyssa Tanner, ma è probabile che mi
conosciate come la sgualdrina che ha fatto perdere al suo patrigno le elezioni
a sindaco di New York.
E avreste ragione, perché il giorno in cui il mondo mi
ha etichettata come puttana, ho deciso che lo sarei diventata davvero.
Pensate di conoscere tutto di me perché mi avete visto
nuda.
Credetemi, non avete nemmeno scalfito la superficie.
Quello che non conoscete è il mio passato, perché sono
stata costretta a tenerlo segreto per la mia stessa sicurezza.
Quello che non conoscete è il mio dolore.
Perché se lo conosceste, sareste morti.
Scommetto che pensate di sapere come si dipanerà questa
storia...
Fidatevi, non ne avete proprio idea.
Dal prologo:
Il
dolore.
Ci
ferisce. Ci spinge ai limiti. Ci punisce.
Oppure,
per le anime miserabili come me, ci definisce.
Non
sono una brava persona.
Non
ho delle qualità che possano redimermi, non più. Quelle che avevo, le ho donate
al diavolo la notte in cui è cambiata ogni cosa.
La
notte in cui la mia sorellina è morta.
La
notte in cui ho ucciso il suo assassino.
Sì,
ho tolto una vita e lo rifarei ancora, senza pensarci due volte.
Sono
cresciuto a Boston e sono sempre stato un ragazzino come tanti, che si
impegnava alacremente per sfondare nel mondo professionale dell’mma.
Mia
madre passò a miglior vita per un’overdose di eroina quando avevo diciotto anni
e mio padre, be’, se sapete dove si trovi, date da parte mia, a quel bastardo
donatore di sperma, un grosso “vaffanculo”.
Si
può affermare che Lilly fosse l’unica famiglia che avessi. Era più giovane di
me di quattro anni e passavo gran parte della mia vita a proteggerla o a
lamentarmi di quanto fosse irritante. Dopo la morte di nostra madre, fummo solo
io e lei.
Ma
chi voglio prendere in giro?
Eravamo
stati solo io e lei fin dal primo giorno. La morte di nostra madre non aveva
cambiato nulla e, infatti, la scuola di Lilly non aveva fatto problemi quando
avevo cominciato a occuparmi io di tutte le incombenze genitoriali.
E
poi, ecco l’errore del cazzo! Permisi al mio migliore amico di frequentare la
mia sorellina.
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