TITOLO: Undressed
Autore: Moloko Blaze
genere: Novella Erotica
pagine: 100
Cartaceo prossimamente
Sinossi
«Entra,
forza. Sei in ritardo di almeno dieci minuti.» Parole implacabili per un tono
implacabile. «Ho cacciato via la modella precedente per i suoi ritardi e la sua
maleducazione. Non farmi pentire già dal primo giorno.»
Mi
guardai intorno, in cerca di uno spogliatoio. Non ne trovai. Ciò che mi balzò agli
occhi però era la serie di quadri di persone nude, uomini e donne, in pose
trasgressive, nei toni di colore che sembravano ispirarsi alla pop art. Le
ragazze, senza nulla addosso, erano umiliate e sottomesse nelle posizioni più
perverse che avessi mai visto. Io avrei dovuto fare… questo?
E
poi lo sentii, secco come una frustata sulla schiena, l'ordine a cui, da oggi
in avanti, avrei obbedito ogni singolo giorno, per molto, moltissimo tempo.
«Sali
su quella pedana e togliti i vestiti.»
Il
mio nome è Charlotte e sono nei guai.
Non credevo che a diciannove anni sarei
arrivata a questo, lontana da casa, indebitata e senza alcuna speranza di
pagare l’affitto. Posare senza veli di fronte a due
misteriosi artisti per racimolare un po' di soldi mi era sembrata una
soluzione rapida, un lavoretto semplice.
Invece mi ritrovo rinchiusa dentro
questo appartamento decadente da settimane, con il mio cuore che appartiene a
uno di loro e il mio corpo in balia di entrambi: James La Salle e
Robin Delacroix, i miei padroni, i miei demoni, i miei angeli, i carcerieri
della mia anima. Eppure, non mi sono mai sentita così libera prima d’ora.
Nei bassifondi della peccaminosa New
Orleans, un'atipica storia di amore, arte e perversione.
“Undressed” è la prima di una serie di
avventure che avranno come protagonisti la giovanissima e irriverente
Charlotte, il suo capo e padrone James La Salle, il loro sensuale amante dalla
pelle scura Robin Delacroix.
ATTENZIONE
La novella contiene scene di sesso esplicite. Se ne consiglia la lettura a un pubblico adulto e consapevole.
La novella contiene scene di sesso esplicite. Se ne consiglia la lettura a un pubblico adulto e consapevole.
BIOGRAFIA
Moloko Blaze
Moloko
Blaze vive in una piccola città dello Utah con il suo compagno e il suo golden
retriever Palaniuk. Di giorno si occupa di un ranch, ma durante la notte scrive
racconti erotici per passione e divertimento. Ama la sua privacy e la difende
con ogni mezzo.
Estratti…
James mi
osservò con orgoglio, un sorriso sinistro affiorò sulle sue labbra. «Avevi
ragione, Robin, la ragazzina impara in fretta.»
Entrambi si
alzarono, ergendosi sopra il mio corpo inanimato sul tappeto. Mi osservavano
dall’alto come se fossi una strana creatura e stessero cercando di interpretare
la mia espressione. Ero spaventata, certo, ma mi sentivo bene. Li desideravo,
come non avevo desiderato niente nella mia vita.
Appartenevano
a me, erano miei.
Li osservavo
mentre, con una lentezza estenuante, si toglievano i vestiti, uno strato dopo
l’altro. Fino a che non rimase nulla, solo le tonalità desertiche della pelle
di James e quelle notturne della pelle di Robin. La Salle si sedette nuovamente
sulla poltrona, un regista silenzioso che muoveva i suoi attori come se fossero
estensioni di sé. Mi sbagliavo: noi appartenevamo solo a lui e a nessun altro.
Era lui il nostro unico padrone, colui che ci plasmava a proprio piacimento.
Robin guardò me e poi James, prima di
gattonare lentamente, una pantera che si muoveva sinuosa verso il nostro
signore seduto sul suo trono. Senza staccare i suoi occhi da me, La Salle gli porse
una mano, che lui baciò con delicatezza e amore, prima di raggiungere la sua
prominente erezione e cominciare leccare il suo membro con estrema dovizia, dai
testicoli al prepuzio già esposto. Mi bagnai all’istante di fronte a quello
spettacolo peccaminoso. Ero stregata da quel fallo eretto che scompariva nella
bocca sensuale del giovane creolo.
Il fascino emanato da quei due corpi
nudi così perfettamente incastrati mi fece girare la testa. Avvertii un nodo
allo stomaco quando mi resi conto che volevo far parte di quel groviglio di
corpi, di mani, di gambe, di sospiri.
«Fammi vedere
la tua carta d’identità.»
Spalancai gli
occhi, incredula. «Le ho già detto che sono maggiorenne!» sbottai.
«A me sembri
solo un ragazzino in technicolor che puzza ancora di latte. Mostrami un
documento.»
Sollevò la
mano col palmo all’insù, in attesa.
Roteai gli
occhi al cielo, feci quanto mi stava chiedendo: tirai fuori dallo zaino il
portafoglio e gli sbattei in faccia la mia carta di identità, ignorando la sua
mano.
Appurato il
fatto che il “ragazzino in technicolor” avesse detto la verità, si fece da
parte per farmi entrare nel suo studio. Feci un passo avanti, ma mi bloccai
poco oltre la soglia.
«Entra,
forza. Sei in ritardo di almeno dieci minuti.» Parole implacabili per un tono
implacabile. «Ho cacciato via la modella precedente per i suoi ritardi e la sua
maleducazione. Non farmi pentire già dal primo giorno.»
Mi guardai
intorno, in cerca di uno spogliatoio. Non ne trovai. Ciò che mi balzò agli
occhi però era la serie di quadri di persone nude, uomini e donne, in pose
trasgressive, nei toni di colore che sembravano ispirarsi alla pop art. Nulla a
che vedere con l’arte di Velázquez, Goya, Tiziano, Ingres, Botticelli. Qui non
c’era rispetto per alcuna regola formale, tecniche pittoriche si mischiavano
con il collage, con il frottage, con la fotografia, con l’action painting, con
i supporti e i materiali più eterogenei, fino ad arrivare alla sperimentazione
pura. Nulla di nuovo in fondo, ero una studentessa di arte e ne avevo viste di
cotte e di crude. Ma ciò che mi sconvolse erano i soggetti. Le ragazze, senza nulla
addosso, erano umiliate e sottomesse nelle posizioni più perverse che avessi
mai visto. Io avrei dovuto fare… questo?
E poi lo
sentii, secco come una frustata sulla schiena, l'ordine a cui, da oggi in
avanti, avrei obbedito ogni singolo giorno, per molto, moltissimo tempo.
«Sali su
quella pedana e togliti i vestiti.»
Appena James
mi raggiunse, si inginocchiò di fronte a me e le sue mani artigliarono le mie
ginocchia. Rimase fermo per qualche secondo.
«Devi tenerle
più aperte, non ti rilassare.»
Divaricò
ancora le mie gambe, facendomi apparire selvaggiamente impudica, candidamente
perversa. Tremai e lui se ne accorse.
«Ti dà così
fastidio se ti tocco?»
Deglutii,
fino a trovare il coraggio di annuire.
«Non ho
sentito.»
«Sì.»
«Non ti
vergogni a farti guardare da due uomini ma non ti piace se ti tocco?»
Mi fa un
sorriso, anche se l’espressione del suo volto è tesa.
«Non ho detto
che non mi piace, solo che mi stai mettendo in imbarazzo.»
I suoi occhi
si addolcirono, all’improvviso.
«Avevi
ragione, Robin» tirò in ballo il suo amico, gridando oltre la spalla. «A
proposito di ciò di cui parlavamo ieri notte.»
Robin, il mio
amico, il mio alleato, colui che tra i due rappresentava la dolcezza e la
tenerezza, caratteristiche che mancavano del tutto a La Salle, mi lanciò uno
sguardo preoccupato, per poi tornare a dipingere.
James
raccolse di nuovo la lattina di birra, ne bevve un goccio e poi l’avvicinò a
me. Pensai che volesse offrirmela come facevano sempre durante le nostre
sessioni, invece sfiorò i miei capezzoli con il metallo gelido. Fu un tocco
leggero, lento, delicato, prima sul destro e poi sul sinistro, facendoli
diventare duri come chiodi. Avvertii la presa allo stomaco che si riversava in
vampate di eccitazione e confluì tra le mie gambe.
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