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venerdì 16 febbraio 2018

Recensione - Te lo saresti mai immaginato? - di Barbara De Filippis

Titolo : Te lo saresti mai immaginato ?
Autore : Barbara De Filippis
Genere : Romanzo breve
Pagine : 31

Trama

Te lo saresti mai immaginato? Il cielo era blu , il mare un abisso scuro e profondo. Un passo , e sarebbero volarti di sotto entrambi. -Te lo saresti mai immaginato ?- ripeté il ragazzo biondo , accovacciandosi per guardare giù. -Non me lo sarei mai aspettato , che ci fosse il mare , e che si potesse vedere da qui- ripeté ancora … Un luogo senza tempo e senza dove , bambini che giocano nell’erba e si tuffano in mare, di giorno e adulti che si amano sotto la luna , di notte. Echi di un paesaggio interiore, racconti nelle notti d’estate tra il 1991 e il 2010. Più un anti-romanzo che un romanzo breve, in realtà : in cui non è la trama ad avere un ruolo fondamentale, ma la scrittura stessa, e tramite essa l’evocazione di un paesaggio e delle emozioni dei paesaggi che vi si trovano dentro. Il rapporto tra uomo e natura come metafora dell’unione sessuale tra esseri affini.

Recensione
Un romanzo breve , in cui non c’è  trama , ne luogo, ne tempo, come dice l’autrice, a fare la differenza in questo suo racconto è la capacità di descrivere così accuratamente i paesaggi e le emozioni che i personaggi provano , da farli vivere in prima persona al lettore. Due ragazzi che giocano all’aria aperta e si ritrovano in un punto in cui c’è una scogliera con sotto il mare, la descrizione del paesaggio , del mare e delle emozioni che provano i ragazzi è fatta in un modo così coinvolgente  che il lettore si sente lui stesso interprete delle azioni e delle emozioni  descritte, i profumi  che ci sono nell’aria ,i rumori della natura e  del mare , tutti i sensi del lettore vengono stimolati  da questa lettura.    Lo definirei un racconto breve, ma intenso, un' esperienza sensoriale da non perdere. 


La ragazza offre i suoi seni al venticello fresco della notte. Seduta, le ginocchia distese, i palmi delle mani poggiati dietro la schiena, le spalle protese in avanti: i seni rivolti al limitare della valle, dove sotto c’è il mare, appuntiti, tesi, si lasciano accarezzare dall’aria notturna impregnata di salsedine, dal chiarore della luna pallida che vi scivola sopra, esaltandone la rotondità.
L’aria, a quest’ora della notte, ha un aroma tutto particolare. L’umidità della sera e di un temporale remoto che ha rinfrescato la vegetazione, l’umidità del mare, l’odore del sale, l’odore di frutti selvatici, di terra bagnata, dei resti di sterpaglie bruciate dal sole, l’odore del calore che si posa sulle foglie, quello degli aghi di pino e quello pungente di muschio e muffe. Tutto mischiato, penetrante, quasi piacevole."


                                                                     

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