TRAMA
Lucía,
cilena espatriata in Canada negli anni del brutale insediamento di Pinochet, ha
una storia segnata da profonde cicatrici: la sparizione del fratello all’inizio
del regime, un matrimonio fallito, una battaglia contro il cancro, ma ha anche
una figlia indipendente e vitale e molta voglia di lasciarsi alle spalle
l’inverno. E quando arriva a Brooklyn per un semestre come visiting professor
si predispone con saggezza a godere della vita.
Richard è un professore universitario spigoloso e appartato. Anche a lui la vita ha lasciato profonde ferite, inutilmente annegate nell’alcol e ora lenite solo dal ferreo autocontrollo con cui gestisce la sua solitudine; la morte di due figli e il suicidio della moglie l’hanno anestetizzato, ma la scossa che gli darà la fresca e spontanea vitalità di Lucía restituirà un senso alla sua esistenza.
La giovanissima Evelyn è dovuta fuggire dal Guatemala dove era diventata l’obiettivo di pericolose gang criminali. Arrivata avventurosamente negli Stati Uniti, trova impiego presso una facoltosa famiglia dagli equilibri particolarmente violenti: un figlio disabile rifiutato dal padre, una madre vittima di abusi da parte del marito e alcolizzata, un padre coinvolto in loschi traffici.
Un incidente d’auto e il ritrovamento di un cadavere nel bagagliaio della macchina che saranno costretti a far sparire uniranno i destini dei tre protagonisti per alcuni lunghi giorni in cui si scatena una memorabile tempesta di neve che li terrà sotto assedio.
Richard è un professore universitario spigoloso e appartato. Anche a lui la vita ha lasciato profonde ferite, inutilmente annegate nell’alcol e ora lenite solo dal ferreo autocontrollo con cui gestisce la sua solitudine; la morte di due figli e il suicidio della moglie l’hanno anestetizzato, ma la scossa che gli darà la fresca e spontanea vitalità di Lucía restituirà un senso alla sua esistenza.
La giovanissima Evelyn è dovuta fuggire dal Guatemala dove era diventata l’obiettivo di pericolose gang criminali. Arrivata avventurosamente negli Stati Uniti, trova impiego presso una facoltosa famiglia dagli equilibri particolarmente violenti: un figlio disabile rifiutato dal padre, una madre vittima di abusi da parte del marito e alcolizzata, un padre coinvolto in loschi traffici.
Un incidente d’auto e il ritrovamento di un cadavere nel bagagliaio della macchina che saranno costretti a far sparire uniranno i destini dei tre protagonisti per alcuni lunghi giorni in cui si scatena una memorabile tempesta di neve che li terrà sotto assedio.
RECENSIONE
Immagino sia una reazione comune
quella di adeguarsi alla stagione in corso, con il piacere di dedicarsi ad una
lettura ambientata più o meno alle stesse temperature climatiche. Così,
arrivati i primi freddi, i tè caldi e le tisane sul divano con un libro in
mano, mi sono incuriosita all’ultimo libro della Allende.
L’incipit non delude chi sia in
cerca di un’atmosfera invernale e imbiancata, proiettando subito il lettore nel
bel mezzo di una delle peggiori tempeste di neve che si sono abbattute negli
ultimi anni su New York, e neppure la scrittura dell’autrice lascia a bocca
asciutta tutti coloro che si aspettano di leggere una storia, e scovarvi tutta una
serie di risposte alle proprie domande interiori.
Per me è stato un libro del
“destino”, uno di quelli che scelgono quando e da chi essere letti, perché dopo
averlo rigirato come un’omelette per almeno un quarto d’ora in libreria, il
giorno dopo mi è stato regalato in modo del tutto inaspettato.
Ho iniziato subito a leggerlo
spinta da un desiderio di freddo e neve, ma sono rimasta all’istante incantata
dalla grazia con cui Isabelle Allende inanella le parole.
“…mentre alle finestre si affacciavano alberi artificiali spruzzati di
brina argentata che mandavano in confusione scoiattoli e uccelli”.
“…là dove il continente si sgrana in isole lacerate dal vento
australe…”
La scrittura è fluida e
coinvolgente, io personalmente non amo i romanzi ricchi di flashback perché,
per quanto possano essere interessanti, mi tolgono il piacere di avanzare nella
storia e scoprire cosa accadrà. Eppure, sebbene più della metà del romanzo sia
costruita sul racconto del passato di ogni protagonista, ho trovato che ogni
“ingrediente” fosse dosato nelle giuste quantità per svelare e far conoscere i
personaggi senza rischiare di rallentare la narrazione.
La scrittura della Allende è poi ricca di
tutte quelle “perle emotive” capaci di sostenere, incoraggiare, ammonire o
semplicemente consigliare le emozioni del lettore riuscendo quasi a far credere
che quel determinato libro sia stato scritto apposta per lui, proprio perché
lui lo leggesse.
Io, in più di qualche punto, mi
sono domandata se “qualcuno” avesse voluto mandarmi un messaggio facendomi
arrivare questo libro tra le mani, ma quella di “spifferare” consigli universalmente
sacrosanti tramite le bocche dei personaggi, è una caratterista ben nota dello
stile eleganti di Isabel Allende.
“La cosa più spaventosa della morte era l’idea dell’eternità. Morto per
sempre, che orrore.”
“…la vita si manifesta sempre, ma si manifesta meglio se non opponiamo
resistenza”.
Alla prossima, Elena.
Alla prossima, Elena.
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