Ciao Monica, benvenuta! Parlaci un po’ di te, chi è Monica
nella vita di ogni giorno? Come ti descriveresti come scrittrice?
Ciao, e grazie per l’invito. Chi sono… Vediamo… Nella vita
di tutti i giorni sono una mamma a tempo pieno.
Corro come una scheggia impazzita da una parte all’altra della città
cercando di far combaciare ogni cosa. Sono distratta, dimenticherei anche la testa
se non fosse attaccata al collo. Poi vediamo… cos’altro? Maldestra, timida,
cocciuta, solitaria, casinista, metodica… E tanto altro. Alcune di queste mie
caratteristiche sono in piena contraddizione fra loro, ecco io sono
questo.
-Quando e com’è nata la tua passione per la scrittura? Qua
'è in assoluto la prima cosa che hai scritto? La tieni gelosamente in un
cassetto?
In un certo senso che la voglia di scrivere, di raccontare
sia nata con me. Da bambina era un modo per sognare, far vivere fate e
principesse, da adolescente la usavo per evadere.
Ora ti racconto una piccola favola. Conosci la favola di
Barba Blu? No? Un ricco signore vive nella sua grande casa solo. Ha avuto tante
mogli e tutte sono morte. Un giorno incontra una giovane ragazza, bella,
solare, di gran cuore. S’innamorano e si sposano. Il signore, chiamato in paese
barba blu per il colore della sua barba, vizia la sua giovane moglie e la
tratta da regina. Una sola cosa è proibita alla ragazza: entrare in una stanza
del castello chiusa a chiave. Solo barba blu poteva entrare. Un giorno, per
motivi di lavoro, si deve allontanare e prima di partire va dalla giovane e le
ricorda di non entrare in quella camera. Come lui parte lei forza la serratura
e varca la porta, dentro trova teche di vetro che contengono le teste delle mogli
di barba blu. Si volta e lui era dietro di lei «La curiosità e la disobbedienza
uccidono.», e le taglia la testa.
La morale della favola è facile da intuire e di sicuro
l’idea era quella d'insegnare qualcosa ai bimbi, a me fece solo innervosire.
Era una storia horror più che una fiaba per bambini, il punto è che non
apprezzai il finale. Così presi un quaderno, mi sedetti nel tavolo di cucina e
scrissi un lieto fine per questa storia. Lo ricordo come se fosse ieri, la
rabbia che avevo mentre scrivevo e la soddisfazione che provai quando finii.
Ricordo quanto mi fece sentire bene aver fatto parlare e muovere i personaggi,
erano miei amici e li avevo salvati. Purtroppo non conservo nulla di quelle
Il momento esatto… Non so se posso dire che quello è
l’istante in cui ho capito che mi sarebbe piaciuto scrivere e inventare mondi.
So solo che quella è la prima cosa che scrissi e che feci leggere e che da
allora, tra nuovi finali, diari e piccole storielle non ho mai smesso. È una
cosa che mi accompagna da sempre, che fa parte di me.
-Cosa ami leggere e quali sono i tuoi autori italiani e non
preferiti?
Amo leggere, adoro leggere. Leggo di tutto e tanto. I libri
di cui mi sono innamorata sono tanti. L’ultimo in ordine cronologico è “Filo
spinato” di Irene Catocci. Una storia particolare, un argomento complesso. Nel
mio cuore c’è “Proibito” di Tabitha Suzuma, un libro devastante come pochi,
semplicemente bello. Ho amato “Il peccato originale” un amore che va oltre i
confini. Poi naturalmente ci sono i fratelli della zia Ward della Confraternita
del Pugnale Nero. Come si fa a non amarli. Il re Stephen King e tutti i suoi
libri. La lista continua.
-Ami leggere e scrivere accompagnata dalla musica o nel
silenzio più assoluto?
Silenzio. Amo il silenzio. Lo apprezzo sempre, lo trovo
piacevole, rilassante, coinvolgente. Fa parte di me, mi aiuta a pensare ad
andare oltre, a trovare i miei personaggi.
-Solitamente quali sono i luoghi dove preferisci scrivere e
leggere?
Ho due figli adolescenti, un marito e un cane. Scrivo ovunque,
dove capita, quando capita. Ma il mio posto preferito è il letto, mi siedo
comoda, il portatile sulle gambe e inizio il viaggio verso un mondo tutto mio.
-Hai altri hobby o passioni oltre alla scrittura?
Mi piace cucinare e devo dire che me la cavo abbastanza
bene. Da due anni prendo lezione di batteria, si lo so è in netto contrasto con
il mio amore per il silenzio. Non so se possa essere definito un hobby ma amo
mangiare.
-Ora parliamo invece dei tuoi libri come sono nati ?Quando e
perché ti sei decisa ha pubblicarli? Ci racconti di cosa parlano e dei
tuoi personaggi? Sei una self o
collabori con una Ce? Cosa ne pensi di entrambi i mondi?
Andiamo per ordine. Il primo libro l’ho scritto a quattro
mani con Laura Lweis. Ricordo che è nato tutto per gioco. Si chiacchierava,
come sempre del resto, e ci venne in mente una cosa folle. Scrivere. Eravamo due lettrici accanite che
volevano passare dall’altra parte della barricata. Una mezza idea l’avevamo
già. Spesso ci cimentavamo nello scrivere piccole scene, e una in particolare
ci era piaciuta. Abbiamo iniziato a lavorarci sopra, a buttare giù idee e Pepe
Nero è venuto al mondo.
Suo e il mio secondo libro. Il protagonista è Matthew
Morgan. A differenza del primo è un libro più cupo, è una storia contemporanea,
forse più vicino alla realtà di quanto ci si possa aspettare. Anche qui c’è una
storia d’amore che fa rinascere, letteralmente, il Matt in mille modi diversi.
È una favola triste.
Sono una self con tanto da imparare, non ho la più pallida
idea di come si lavori per un CE. Le differenze fra i due mondi le posso solo
immaginare. Credo che come in ogni cosa ci sono i pro e i contro in entrambe le
situazioni. Da self ti auto gestisci in tutto. Nessuno mette bocca sulla trama,
sui tempi d’uscita, la cover te la scegli da sola, insomma sei tu e nessun
altro a decidere per il tuo libro. Cosa che in una CE non succede. Al contempo
sei sola, appunto. Nessuno che ti aiuta, l’editing lo affronti in modo diverso,
il marketing è una bestia da domare. Entrambe le situazioni danno qualcosa ed
entrambe si prendono qualcosa.
-Cosa vuoi trasmettere ai lettori con questi libri, cosa
vorresti arrivasse loro?
Vorrei emozionare chi legge. Ti parlo da lettrice. Per me un
libro è bello quando durante la lettura riesco a sentire, ad assaporare le
emozioni che i personaggi provano. Quando riesco a sorridere con loro, a
piangere con loro, quando riesco a vivere le loro vite. Ecco io vorrei che chi
legge un mio libro possa sentire queste cose.
-Hai già altri progetti in cantiere, ci puoi anticipare
qualcosa?
-Cosa non scriveresti mai e cosa invece ti attrae e vorresti
provare a scrivere?
Queste domande, se non ti dispiace le unisco, in un’unica
risposta. I miei progetti… Sto lavorando
a un libro che forse può essere inserito nei dark, ma non so. Mi sta portando
via molto tempo, dietro c’è un’attenta ricerca e uno studio non indifferente.
Mi sta coinvolgendo molto. Inoltre ho un mezzo progetto a quattro mani su una
storia d’amore complessa che metterà a dura prova i miei nervi e anche quelli
di chi andrà a leggere.
Sinceramente non mi pongo limiti su cosa scrivere. Non c’è
un genere che non affronterei.
Vivo alla giornata. Non guardo molto al futuro,
preferisco vivere bene il presente.
-Se ti va prima di salutarci, scriveresti un pensiero, frase
o altro di getto?
Lui rise. Sapeva che lei era una stronza acida, capace di
allontanare chiunque con una sola frase, di uccidere con le parole se solo le
andava. Fecero l’amore quella notte com’era da qualche tempo che non capitava.
Nei loro gesti c’era rabbia, possesso, un desiderio da troppo tempo sopito e
dato per scontato. Si addormentarono sereni, beh sereni rispetto agli ultimi
giorni. Anche se nella sua testa quella frase, per una ragione che non sapeva
spiegarsi, continuava a rimbalzare. “Non innamorarti”. Suona come un monito,
uno stupido avvertimento. Lei ci rise su ancora. Si conosceva troppo bene. Mai
nessuno si sarebbe avvicinato tanto a lei da vederla. Mai nessuno sarebbe
riuscito a infrangere l’armatura che indossava. Mai nessuno avrebbe trovato
posto nel suo cuore martoriato. Mai nessuno.
Mai.
O forse sì.
Grazie per esserti presentata e per averci parlato dei tuoi libri, in bocca al lupo per tutto e alla prossima! Emanuela
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