Eccovi le domande poste all'autrice e a cui lei ha risposto raccontandosi....
Ciao Emma,benvenuta! Parlaci un pò di te,chi è Emma nella vita di ogni giorno?Come di descriveresti come scrittrice?
-Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?Qual'è in assoluto la prima cosa che hai scritto?la tieni gelosamente in un cassetto?
-Cosa ami leggere e quali sono i tuoi autori italiani e non preferiti?
- Ami leggere e scrivere accompagnata dalla musica o nel silenzio più assoluto?
Solitamente quali sono i luoghi dove preferisci scrivere e leggere?
-Hai altri hobby o passioni oltre alla scrittura? Sò che hai un blog come riesci a conciliare tutto?
-Ora parliamo invece dei tuoi libri come sono nati ?Quando e perchè ti sei decisa ha pubblicarli?Ci racconti di cosa parlano e dei tuoi personaggi? Sei una self o collabori con una Ce? Cosa ne pensi di entrambi i mondi?
-Cosa vuoi trasmettere ai lettori con questi libri,cosa vorresti arrivasse loro?
-Hai già altri progetti in cantiere,ci puoi anticipare qualcosa?
-Cosa non scriveresti mai e cosa invece ti attrae e vorresti provare a scrivere?
-Cosa vedi nel tuo futuro?hai degli obbiettivi precisi o prendi tutto ciò che verrà?
-Se ti va prima di salutarci,scriveresti un pensiero,frase o altro di getto?
Grazie per esserti presentata e per averci parlato del tuo libro,in bocca al lupo per tutto e alla prossima! Emanuela
Parlare
di sé non è mai facile.
Parlare
poi delle proprie personalità multiple è un’impresa da folli, in effetti!
Emma
Black è nata circa tre anni fa. Dietro questo nome di carta, si cela una donna dalla
vita regolare: marito, figlie, un cane, una vita sempre in movimento.
Proprio
quando la “sindrome da nido vuoto” si presentava, ho rispolverato la mia
passione per la scrittura, dando vita a un duplice alter ego: Emma Black
autrice ed Emma Neri profilo Facebook (i nomi non erano sovrapponibili)
Non
ricordo quando sia nata la passione per la scrittura, ma ricordo quando nacque
quella per la lettura: avevo meno di un anno e imploravo mia madre di darmi un
libro di storia, perché volevo strapparlo tut… Ehm… Leggerlo!
Non
credo, come molti sostengono, che chi ama leggere debba per forza amare
scrivere, ma è verissimo il contrario: chi scrive, deve amare la lettura in
maniera viscerale.
La
lettura ti apre la mente, ti fa viaggiare, ti mette le ali… No, non è una
battuta sul famoso spot!
Come
molti, ho iniziato scrivendo un diario personale, ma me ne stufai subito. La
tipa si lagnava in continuazione di chi non ricambiava i suoi sentimenti. Forse
per questo non amo i libri YA, NA e simili.
Ho
trascorso l’adolescenza scrivendo poesie, leggendo i classici italiani durante
il periodo scolastico e un mare di Harmony durante l’estate, che alternavo ai
consigli librosi di natura più seria.
Per
fortuna in casa c’era una libreria di tutto rispetto: fantasy, fumetti, horror
e gialli. Li leggevo di nascosto, perché non erano letture per cuori deboli né
per una ragazzina impressionabile. Ecco spiegate tante cose…
Agatha
Christie, Tolkien, Asimov, Ellery Queen e molti altri hanno accompagnato le mie
lunghe estati calde, preparando il terreno per ciò che sarebbe successo solo
molti anni dopo, quando finalmente alla passione si è aggiunta l’esperienza di
vita.
Sì,
perché non basta sognare. Bisogna anche conoscere, sperimentare, viaggiare.
Ecco perché spesso parlo di realismo: anche in una storia di pura fantasia,
serve conferire a luoghi e personaggi una caratteristica di veridicità, nella
quale il lettore possa identificarsi.
Ad
oggi credo di aver letto migliaia di autori, italiani e non. Adoro Camilla
Lackberg, Michael Crichton, la prima Sylvia Day, Rick Riordan: come notate,
leggo storie di ogni genere. Anche self. Non potrebbe essere altrimenti, visto
che sono self anch’io.
Perché?
Per amore della libertà. Più del timore nei confronti del giudizio di una CE
qualunque, è stato il desiderio di non avere vincoli a spingermi verso questa
scelta che, ad oggi, si è rivelata assolutamente vincente.
La
consiglio, però, solo a chi è disposto a farsi carico di un lavoro estenuante. L’autore
self, infatti, non deve solo scrivere, ma pensare anche a tutti gli aspetti
complementari dell’opera e farlo con un occhio che, più che critico, deve
essere spietato.
L’autore
self deve essere il primo giudice crudele di ciò che scrive. Se può, deve
affidarsi a figure competenti nel loro campo (grafici, editor, illustratori).
Infine, deve accettare, a testa bassa e bocca chiusa, il giudizio insindacabile
del lettore.
Sì,
perché alla fine il lettore ha sempre l’ultima parola. Se il libro piace, se ne
parlerà, girerà, verrà promosso con un tipo di spam naturale e spontanea che è
assolutamente impareggiabile. A me è successo, ne sono la prova lampante.
Senza
i lettori, non avrei raggiunto i miei piccoli, grandi successi. La loro spinta,
le loro parole di incoraggiamento e di critica mi hanno dato la forza e
suggerito le idee giuste per andare avanti, continuando a credere in me stessa.
Se
il libro, invece, non piace, allora bisogna indagare sui motivi e farsi un
autentico, umile esame di coscienza. I lettori non sono stupidi e di certo non
sono tutti troll invidiosi. Hanno i loro gusti, giudicano in base a fattori sui
quali non si può certo sindacare e, se ritengono che un libro sia scritto male
o presenti personaggi stereotipati, perché non dar loro credito? Perché non
rianalizzare il proprio testo, alla ricerca di errori grammaticali o
contenutistici?
Io
l’ho fatto. Mi è servito più delle lodi e, anche quando ti spezza il cuore, la
critica ti offre uno spunto prezioso: un momento di riflessione su ciò che si è
fatto e su quanto ancora resti da fare.
Mi
piace scrivere ovunque capiti ma la cucina è il mio ambiente preferito: i
profumi, la pace, i ricordi che suscita in me sono sempre fonte di ispirazione.
Anche i coltelli, visto che li ho vicini al tavolo…
Quando
non scrivo, leggo. Faccio puzzle, specie quelli raffiguranti quadri di Van
Gogh. Gioco a sudoku, perché mi rilassa. Faccio un maxi recupero di serie tv,
soprattutto di quelle inglesi, come Poldark e The Crown. Mi piace passeggiare
nella vicina foresta (non dico quale) insieme a mio marito e al mio
intelligentissimo cane, Whisky. Avendo una famiglia impegnativa, con due figlie
adolescenti, il ruolo di mamma e di moglie è ancora quello principale e qualcosa
mi dice che sarà sempre così… Intanto, però, scrivo. E scrivo ancora.
La
prima storia, Rimozione Forzata, è nata da un sogno. Vidi un uomo arrabbiato,
dal volto corrucciato, che a braccia conserte annunciava ad una ragazza
smarrita, con lo zaino in spalla, che era sua moglie. E lei reagiva dandogli un
calcione ben assestato là dove non batte il sole.
Il
giorno dopo, cominciai a chiedermi chi fossero e notai come le risposte
affiorassero spontanee alla mia mente. Quando capii che lui, Tom, fosse un vampiro,
esitai. Non volevo scrivere l’ennesimo polpettone sulle creature della notte,
ma non volevo nemmeno una storia “pesante” alla Rice, che pure adoro e che
avevo letto da poco.
Così
ne creai una, spinta dal fatto che non riuscivo ad accantonare né il sogno né
la voglia di dare spazio a quei personaggi.
Il
tema comune della serie Legio X, nata spontaneamente, non è unico né univoco: i
titoli stessi sono sempre ambigui e spero che i lettori ne colgano questo
aspetto. Mi diverte crearli e pensare che si scervelleranno per capire cosa
significhino!
Parlo
di vampiri, è vero, ed essendo paranormal romance c’è anche amore, ma chi mi
legge sa che ci sono tante altre componenti: azione, passione, duelli,
confronti…
Chi
crede che scriva storie alla Ward, nelle quali gli uomini si chiamano sempre
fratelli e le donne si fanno imboccare, ancora non mi conosce. Per quanto il
semplice paragone sia estremamente lusinghiero per me, non mi rispecchio nel
suo modo di intendere il mondo sovrannaturale.
Le
mie donne sono pura energia: ognuna di loro interpreta la femminilità in
maniera personale e differente. Alice, per esempio, è un fuoco che cammina, che
brucia e riscalda chi le sta accanto. Gina è una che divora la vita e se ne
lascia consumare. Brianna possiede una fiamma tenue ma tenace, che non si
spegne e, anzi, rischiara i dubbi, alimenta i sogni, rappresenta una speranza
per chi ne cerca una. Le donne che arriveranno avranno altri caratteri, altri
sogni, che non saranno solo “accoppiarsi come conigli”. Non scriverei mai una
storia di sesso fine a sé.
Il
genere nel quale mai mi cimenterei è il dark. Non lo amo, ho smesso di leggerlo
dopo il secondo tentativo e, sebbene stia facendo molta presa sui lettori,
italiani e stranieri, proprio non fa per me.
Non
c’è un messaggio specifico che vorrei trasmettere. Il senso delle storie che
racconto varia di volta in volta ed emerge in maniera spontanea, durante la
stesura. In Rimozione Forzata c’è il desiderio di venirsi incontro; in Sotto la
Pelle quello di accettarsi; ne La Voce del Sangue quello di ricostruire la
propria vita, partendo da se stessi.
Ogni
lettore, poi, ci vedrà e leggerà ciò che desidera. Ed è giusto così.
Mi
piace ricevere i complimenti dei lettori, solleticano il mio piccolo ego, mi
stimolano a fare meglio. Le loro critiche, poi, mi aiutano a capire gli errori,
a raddrizzare il tiro se mi sono spinta troppo oltre. Il dialogo è fondamentale
ma va sempre supportato dal rispetto reciproco: il loro è facoltativo, il mio
obbligatorio. Sono io che offro la lettura, quindi è mio dovere fare in modo
che sia piacevole sotto ogni punto di vista. Grammaticale in primis.
Ho
moltissimi progetti in cantiere: finire la Legio X, riprendere le fila del mio
primo, vero racconto (di prossima pubblicazione, intitolato A Casa con Te) e
scriverne altri già abbozzati. Romance, paranormal suspense e chissà, se
diventerò brava come spero, un giallo. Quello sì che sarebbe un successone
personale!
Concludo questo excursus su di me con un
incoraggiamento, rivolto a scrittori e lettori: siate sempre voi stessi. Non
imitate gli altri, non serve. Fate sentire la vostra
voce, recensendo, parlando, salutando nei gruppi e sui social. Soprattutto,
però, siate voi stessi nella vita vera.
Ne
abbiamo una, facciamo in modo che conti.
La
vostra Emma Black. Neri. Whatever.
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