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sabato 24 giugno 2017

GIORNATA INTERVISTA CON LA STRADA PER BABILONIA EDIZIONI

Oggi conosciamo un pò meglio un'altra realtà editoriale, eccovi La strada per Babilonia....




1-La storia di Babilonia Edizioni, com’è nata, chi la compone?

La casa editrice nasce da un’idea mia (Moreno Casciello) e di Alessandra Monaco, fondatrice dell’associazione Destinazione Libri. L’idea è sempre stata quella di lavorare con esordienti o con emergenti, concentrandoci su opere valide. Il compito non è affatto semplice, e non mi riferisco alla loro pubblicazione, ma alla loro affermazione nel mercato librario. Noi possiamo aiutarli, ma pochi ce la fanno a emergere, questo perché il successo dipende da troppi fattori non sempre nelle nostre mani. La casa editrice fornisce gli strumenti per poter competere, e penso che lo facciamo bene. Oltre a noi due ci lavorano tutte le figure professionali necessarie: un grafico (Giulio Mirabella), un’illustratrice (Valentina Brostean), diversi editor (tra cui Sara Gavioli e Maria Pia Dell’Omo) e tante altre figure, tra cui lettori di manoscritti, fotografi, addetti alla comunicazione, ecc. Silvia Licenziato gestisce il canale YouTube.

2-Come scegliete un libro, cosa deve avere per catturare la vostra attenzione?

Il libro deve indubbiamente essere valido, lo scrittore deve avere talento letterario. Questa è la premessa. Poi, dato che il compito deve essere quello di aiutarlo a emergere, l’autore deve essere ricettivo, seguire i nostri consigli, attivarsi in prima persona per farsi conoscere. Se l’autore è il primo a cui non gliene frega molto, non possiamo aiutarlo.

3-Che rapporto avete con gli scrittori della vostra squadra, difetti e pregi. C’è qualcosa che cambiereste?

La comunicazione è fondamentale, come la parità di trattamento. I contratti sono tutti uguali e abbiamo un gruppo su facebook con cui comunichiamo con tutti gli autori e i collaboratori. Ognuno può dire la sua opinione o lamentarsi per qualcosa. Chiediamo il parere agli autori sulle nostre strategie commerciali, ogni novità è riportata nel gruppo. Abbiamo  promesso agli autori rendiconti trimestrali, per rendersi conto dell’andamento dei propri libri. Come sempre, tuttavia, gestire i rapporti con tante persone non è facile.

4-Il primo libro in assoluto che avete pubblicato? Ce lo raccontate?

Il ritorno di Bianca Baratto, un romanzo di formazioni e di crescita che fa da ponte tra oriente e occidente, ambientato in gran parte a Nuova Delhi. Si sposava benissimo con la nostra idea di crescita ed evoluzione, in sintonia anche col nome della casa editrice.

5-Che consigli vi sentite di dare a una piccola casa editrice che vuole crescere?

Noi siamo tra i piccoli, quindi dovremmo chiedere noi consigli e non darli. Di sicuro bisogna lavorare con l’aiuto di professionisti e non badare al risparmio a tutti i costi. Il lavoro fatto bene ripaga sempre. Di pari passo va la pubblicità, ma lo spam e la condivisione esasperata non servono. Sono utili recensioni ben fatte, un sito semplice da consultare, pagine Facebook e Instagram sempre aggiornate. I risultati arriveranno col tempo. Non fare mai spese esasperate, tutto deve essere equilibrato. Gli investimenti vanno fatti nella misura giusta. Le grandi case editrici investono soldi su pochi nomi, gli altri si trascinano dietro. Spendere tanto per fare tirature esagerate e poi non fare pubblicità è sbagliato, così come non serve fare tanta pubblicità se non si hanno poi i soldi per le tirature adeguate. Così come non si possono investire gli stessi soldi per l’autore di punta e per l’ultimo arrivato. Quando la casa editrice va bene, ne giovano tutti gli autori. Se un libro vende molto, gli altri non devono essere gelosi, perché il guadagno monetario e di immagine giova all’intero marchio e da più visibilità agli altri titoli del catalogo.

6-Come mai la scelta di concentrarvi sugli autori emergenti? In che modo li aiutate? Che consigli vi sentite di poter dare loro?

Per una piccola casa editrice la pubblicazione di esordienti è una necessità. Se per qualche ragione si riesce a pubblicare un nome già noto, la casa editrice ne diventa schiava, tutto gira intorno a quello scrittore e la casa editrice ne condivide le sorti, spesso più nel male che nel bene. Per esempio, lo scrittore noto vuole tirature alte, vuole la presenza negli scaffali, vuole un ufficio stampa che gli stia dietro, e troppo spesso le spese sono maggiori dei guadagni, per quanto si possa vendere. Capita che si guadagni di più vendendo 100 copie e non 1000, se dietro quelle mille di sono state spese pubblicitarie esasperate. Nel nostro caso comunque, non è solo una questione di difficoltà ad arrivare e poi gestire lo scrittore noto, piuttosto una vera filosofia di lavoro. La casa editrice deve essere una fabbrica di sogni, cultura e intrattenimento. Lavorare con primedonne è fuori dalla nostra ottica, ognuno fa il suo per accrescere la produzione sia in varietà che in qualità. E le persone che condividono con noi questa esperienza crescono insieme a noi.

7-Cosa ne pensate di blog e relativi blogger, che rapporti avete? Anche qui c’è qualcosa che vorreste vedere in un blog che ancora non avete visto? Se avete consigli o dritte date pure.

Il problema dei blog è spesso la serietà e la professionalità. Non nascondo che spesso quando ricevo una recensione, prima di postare un frammento della stessa devo farne la correzione grammaticale. Non è possibile lavorare coi libri e scrivere articoli pieni di refusi, si è poco credibili. Così come spesso le recensioni sono davvero carenti nell’analisi, dicono poco o nulla. Questi sono i difetti, ma innegabilmente i blog aiutano tantissimo le case editrici a farsi conoscere.
 Sono una fonte importantissima di pubblicità. E ci mettono passione. La passione dei blogger è spesso la cosa che ci fa andare avanti, che ci fa credere che la lettura non sia davvero un’attività solo del passato.

8-Rispetto al passato molte statistiche danno la lettura in declino, cosa ne pensate, è vero? Cosa si potrebbe fare per invogliare alla lettura e avvicinare a questo mondo le nuove generazioni?

La vivacità culturale delle nuove generazioni non si mette in dubbio, ma è innegabile che gli stimoli sono tanti e molte nuove forme di arte, informazione e intrattenimento stanno prendendo piede a scapito della lettura. Perché trascorrere due giorni o più per leggere un libro se in 2 ore si può vedere un film? Eppure apparentemente la situazione per il libro non è mai stata vantaggiosa come oggi. Tutti sanno leggere, ricordiamoci che fino a 50 anni fa non era così, c’erano tanti analfabeti. E le condizioni economiche non permettevano sempre di comprare libri. Se usiamo come termine di paragone gli anni 60/80, dobbiamo renderci conto che in quel periodo c’è stata una crescita in tutto in termini generali. Quindi dire che la lettura è in declino non mi pare corretto, o comunque non lo è di più di quanto sia in declino tutto il resto. Piuttosto gli addetti ai lavori dell’editoria dovrebbero trovare il modo di riportare le persone all’oggetto libro. Se chiedete a un editore di convincere una persona a non andare al cinema per questa sera e rimanere a casa a leggere un libro, difficilmente la saprà convincere. È questo che manca: esistono diecimila ragioni per preferire un libro ad altre forme di intrattenimento, ma gli addetti al marketing delle case editrici non li sanno comunicare. È necessario uno sforzo da parte delle grandi case editrici: una campagna di sensibilizzazione alla lettura, ma nessuno investe in questo. Ognuno pubblicizza i propri libri e nessuno che spenda soldi per promuovere la lettura in ogni sua forma.

9-Recensioni, cosa ne pensate, come vi comportate verso quelle negative?

Le recensioni troppo spesso servono solo alla vanità dell’autore o per far salire il libro nella ricerca di google. Trovano il tempo che trovano. Troppe recensioni falsate, troppe parole usate da persone che non sono certo esperti di letteratura, troppi favori scambiati o dispetti scambiati. Così come è rara la letteratura seria, è rara anche la recensione scritta con competenza. In un mare di parole sprecate intorno a libri che spesso non sarebbero nemmeno dovuti essere scritti, si perde il senso di progetti validi e portati avanti con passione. Dietro a una casa editrice ben organizzata c’è la competenza di decine di professionisti che lavorano con attenzione e dedizione, e le loro produzioni vengono trattate al pari di self publishing con copertine sgranate e testi non revisionati. Questo porta a una totale mancanza di rispetto verso il lavoro di esperti, valutato come quello di produzioni dilettantistiche. Nel cinema non succede, nessuno valuta la produzione hollywoodiana come il filmetto amatoriali girato a casa col cellulare e messo su Youtube, in editoria si commenta il libro di Einaudi come l’ultimo self pubblicato di un sedicenne su Wattpad. Questa per me è mancanza di serietà e non fa bene all’immagine che le persone hanno della letteratura oggi.

10-Infine ringraziandovi per il tempo che mi avete concesso, vi chiedo di lasciare un saluto, una frase o ciò che volete ai lettori. Grazie

Grazie per l’intervista e spero sia utile ai lettori per capire come funziona una casa editrice.

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